Tenendo conto anche delle ultime dichiarazioni di Pier Carlo Padoan sulla possibilità di anticipare il taglio dell’Irpef al 2017, il “menù” della Legge di stabilità si arricchisce. Al momento sul tema della riforma delle pensioni, come ricorda Il Sole 24 Ore, sembrano esserci due interventi. Il primo è quello relativo alla flessibilità, che poggia sul prestito pensionistico con il coinvolgimento delle banche, a partire dai 63 anni, con penalizzazioni variabili in base all’importo dell’assegno che si andrà a incassare una volta in pensione. Il costo di questo intervento sarebbe di 5-600 milioni. Resta da portare avanti la trattativa con i sindacati sul tema. Altro intervento è quello di dare il bonus da 80 euro ad alcune fasce di pensionati: si potrebbe forse partire con una platea molto limitata per poi ampliarla nel 2018.
Il Comitato per la proroga di Opzione donna continua a lavorare per riuscire a far sì che il regime sperimentale che consente alle italiane di andare in pensione con 35 anni di contributi (e 57 e tre mesi di età) possa non finire “in soffitta”. E Vania Barboni e Giulia Molinario hanno avuto un incontro con Laura Boldrini. La Presidente della Camera “si è mostrata molto sensibile verso la nostra causa e continuerà a sostenerci presso tutti gli Organi Istituzionali”, scrive Barboni sulla pagina Facebook del Comitato. Sempre a Montecitorio, le due hanno incontrato anche Walter Rizzetto e Titti Di Salvo, componenti della commissione Lavoro, da tempo sostenitori della causa del Comitato.
Cesare Damiano invita il Partito democratico a recuperare “la sua anima di sinistra” dopo il risultato delle elezioni amministrative: un’operazione che coinvolge anche la riforma delle pensioni. L’ex ministro del Lavoro, molto impegnato nella campagna per Piero Fassino a Torino, spiega che in Italia stanno aumentando le disuguaglianze e “le difficoltà investono le famiglie che hanno disoccupati in casa e come unico sostegno una pensione bassa. Decisiva è dunque una azione di Governo che guardi ai più deboli: incentivi strutturali alle assunzioni a tempo indeterminato, limitazione dell’uso dei voucher, flessibilità previdenziale e rivalutazione delle pensioni più basse”. “Renzi, su questi temi, deve essere capace di scelte coerenti e non ondivaghe”, aggiunge Damiano.
Il 14 giugno è previsto l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. I lavoratori precoci non vogliono rischiare di essere esclusi dalle modifiche alle Legge Fornero. Per questo si stanno organizzando per delle mobilitazioni da tenere nello stesso giorno dell’incontro. Il comitato lombardo, per esempio, è pronto a manifestare sotto la sede Rai di Milano durante la mattinata. Alla mobilitazione dovrebbe partecipare anche il comitato che chiede la proroga di Opzione donna, oltre che il comitato dei lavoratori precoci della sola Milano. Su Facebook sono cominciate ad arrivare le prime adesione in attesa di avere orari e indicazioni più certe sull’evento.
In vista dell’incontro con il Governo del 14 giugno sulla riforma delle pensioni, Annamaria Furlan ribadisce che è necessario rivedere la Legge Fornero, “che è la peggiore legge pensionistica d’Europa”, dato che ha alzato “l’asticella di tanti anni dalla mattina alla sera senza distinguere tra le mansioni e oggi abbiamo persone sulle impalcature a 66-67 anni con grave rischio per la propria vita”. Il Segretario generale della Cisl, a margine del consiglio generale della sezione piemontese del suo sindacato, ha anche spiegato che non ci si potrebbe accontentare degli 80 euro alle pensioni minime, perché per la previdenza ci vogliono anche delle riforme strutturali.
Giuliano Poletti tra una settimana sarà al tavolo aperto dal Governo con i sindacati sul tema della riforma delle pensioni. Il ministro ha spiegato che l’intervento sulla previdenza farà parte di un progetto più grande, un vero e proprio Social Act. L’idea è quella di un insieme di atti “che riguardano le pensioni, le politiche attive, la lotta alla disoccupazione e alla povertà”, con lo scopo di “far sì che chi perde il lavoro o è in condizioni di difficoltà sia aiutao a uscire da quella condizione”. Poletti ha anche spiegato che una parte di questo “pacchetto” ha iniziato l’iter parlamentare, con il ddl delega anti-povertà.
Il prossimo 14 giugno è una data da segnare con il pennarello rosso sul calendario di quanti sono interessati a possibili sviluppi in ottica riforma pensioni ed in particolare sulla flessibilità in uscita dal mondo del lavoro senza eccessive penalizzazioni. Infatti, Governo e sindacati si incontreranno con l’obiettivo di trovare una soluzione sulle pensioni che possa essere il più condivisa e soddisfacente possibile per ambo le parti. Intanto, non arrivano buone notizie per i lavoratori autonomi del settore agricolo in quanto in questo 2016 devono fare i conti con cospicui aumenti per quanto concerne gli importi contributivi. In particolare, per effetto della Legge Fornero, sono aumentati di altri 0,4 punti percentuali rispetto al precedente anno solare portando le aliquote al 23,2%. Nelle zone svantaggiate o montane il contributo è inferiore attestandosi, a seconda del caso specifico, tra il 19,5% ed il 21%. Andando maggiormente nel merito, nel caso di soggetti di età inferiore ai 21 anni di età l’importo si abbassa al 22,6%. Infine, è opportuno ricordare come anche nei prossimi anni ci sarà un costante aumento allo scopo di raggiungere per l’anno 2018 l’aliquota del 24% per tutti gli agricoli autonomi a prescindere dall’ubicazione territoriale.
Il Governo Renzi vuol trovare sulle pensioni una soluzione condivisa sulla questione della flessibilità con uscita anticipata dal mondo del lavoro. A tal proposito la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, ha parlato della necessità di arrivare quanto prima ad un compromesso per modificare la riforma pensioni della Fornero: “Vedremo cosa presenta ufficialmente il Governo al di là di quanto leggiamo sui giornali ma quando si tratta e ci si confronta su proposte, alla fine c’è obbligo di trovare la giusta sintesi. Abbiamo la necessità di riformare la Fornero che è la peggiore legge pensionistica d’Europa, il suo grande errore è stato di alzare l’asticella di tanti anni dalla mattina alla sera senza distinguere tra le mansioni e oggi abbiamo persone sulle impalcature a 66-67 anni con grave rischio per la loro vita”.
Tito Boeri se non una riforma delle pensioni propone quanto meno di rivedere i vitalizi dei politici. Parlando ieri al Festival di Repubblica delle Idee, il Presidente dall’Inps ha evidenziato che se fossero parametrati in base ai contributi versati, i vitalizi si dimezzerebbero, portando risparmi per le casse pubbliche di circa 200 milioni di euro l’anno, ovvero una cifra pari a quella spesa per i sussidi ai disoccupati. Boeri ha anche voluto evidenziare che quando si parla di pensioni basse in Italia non bisogna dimenticare che vi sono dei soggetti che ne percepiscono più di una e che magari che ne ce sono alcune che vengono percepite da moltissimi anni.
Dai lavoratori precoci arrivano diversi messaggi a Matteo Renzi sulla riforma delle pensioni e le elezioni comunali. Sul gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti c’è chi segnala al Premier come il brusco calo registrato dal Pd in molte città sia “anche merito dei lavoratori precoci. Ora fa la quota 41 o fra 15 giorni un’altra batosta e poi a ottobre la mazzata finale”. Qualcuno segnala di aver scritto direttamente una mail a Renzi, con un testo breve ma significativo. “Buongiorno, Vuoi di più???? Già con Verdini ed Alfano hai schiantato il PD sugli scogli, adesso vuoi di più ???? Il PD, preso singolarmente vale meno della metà del M5S che corre da solo. Prendi il programma del M5S, attualo senza favori a banche, verdiniani, boschiani, lobbisti vari, fa la riforma pensionistica con 41 senza penalizzazioni, lo farebbe il M5S e la Lega e forse, non verrai mandato in esilio a sbucciare cocchi e banane”.
Per capire meglio come potrebbe essere la Riforma delle Pensioni del Governo Renzi, al Festival dell’Economia di Trento ha parlato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che ha parlato di flessibilità in uscita da inserire nella nuova riforma. «L’incontro con i sindacati previsto per il 14 giugno sarà sicuramente un tavolo aperto: all’ordine del giorno abbiamo molti punti, non solo la flessibilità, ma anche tutto il tema della previdenza e del lavoro», ha dichiarato Poletti, il quale considera l’appuntamento con le parti sociali comunque uno strumento importante per definire i dettagli della nuova e necessaria riforma Pensioni. Le priorità sulla legge devono essere “tutti quegli interventi che guardano al versante sociale, perché dobbiamo sì fare uno sforzo per la crescita, ma bisogna anche dare una mano a chi non ce la fa a salire sul treno della transizione”. La flessibilità in uscita per Poletti si può fare con la decontribuzione o col cuneo fiscale e previdenziale: “nessuno rimarrò da solo e sosterremo tutti”, chiosa il ministro al Festival.
In attesa di poter commentare la riforma delle pensioni che verrà presentata dal Governo, Tito Boeri ha detto la sua sula passaggio che c’è stata dal sistema retributivo a quello contributivo, spiegando che la transizione è troppo lunga, dato che terminerà nel 2032, mentre in Svezia, per esempio, ha richiesto dieci anni. Il Presidente dell’Inps ha parlato al Festival di Repubblica delle idee, evidenziando anche come la riforma del 1995 abbia portato a situazioni di iniquità sociale, con alcune categorie che godono di un trattamento pensionistico speciale. Per Boeri occorrerebbe quindi rendere meno iniquo il sistema riducendo di poco le pensioni più alte.
C’è grande soddisfazione nelle parole di Cesare Damiano riguardo la riforma delle pensioni annunciata dal Governo all’interno della prossima Legge di stabilità. Per l’ex ministro del Lavoro, le parole di Giuliano Poletti, pronunciate al Festival dell’Economia di Trento, sono importanti, perché “dopo tre anni di battaglie parlamentari e dopo la mobilitazione sindacale unitaria e dei comitati, finalmente il tema della correzione del sistema delle pensioni voluto dalla Troika europea e attuato da Monti, è entrato nell’agenda del Governo”. Ovviamente, riconosce Damiano, resta tanto lavoro da fare, a partire dal confronto tra l’esecutivo e i sindacati, che deve essere allargato anche al Parlamento. Per il deputato del Pd non ci sono dubbi sul fatto che bisognerebbe cercare di arrivare a un proposta definitiva prima del referendum costituzionale.
In questo senso il Presidente della commissione Lavoro della Camera ricorda che “le nostre richieste sono semplici: anticipare fino a 4 anni il momento della pensione, avere una penalizzazione del 2% all’anno e risolvere il problema dei lavoratori ‘precoci’. Intanto, stiamo anche preparando la proposta di legge per l’ottava salvaguardia degli esodati”.