Per Cesare Damiano il Governo dovrebbe mettere sul piatto almeno 2 miliardi di euro per la riforma delle pensioni, così da comprendere, oltre all’Ape, anche interventi per coloro che sono già in pensione, come l’aumento della no tax area e delle quattordicesime. L’ex ministro del Lavoro ricorda che in ogni caso ci sono anche due interventi a costo zero, come l’ottava salvaguardia degli esodati e la proroga di Opzione donna, da varare, utilizzando i risparmi conseguiti rispetto ai fondi stanziati in passato su questi due temi. Infine, Damiano ricorda che occorre far sì che la flessibilità pensionistica consenta di poter lasciare il lavoro a 63 anni.
L’ipotesi che il Governo metta sul piatto 1,5 miliardi di euro per la riforma delle pensioni non piace alla Cisl. Il Segretario confederale Maurizio Petriccioli spiega infatti che “se fosse confermato lo stanziamento di 1,5 miliardi per dare soluzione alle numerose vertenze previdenziali aperte nel Paese, sarebbe sbagliato che, dopo il positivo lavoro fatto con il governo alla ricerca di una maggiore equità, le risorse a supporto delle soluzioni comunemente individuate risultassero uno stanziamento iniquo”. Il sindacalista chiede quindi che il Governo “intervenga per separare le soluzioni alla vertenza previdenziale dal ‘rumore estivo’”.
Anche la Uil non sembra contenta di sapere che per la riforma delle pensioni il Governo sarebbe pronti a stanziare 1,5 miliardi di euro. “Per rispondere efficacemente alle questioni affrontate, dall’ampliamento della platea degli usuranti alla gratuità delle ricongiunzioni, dai 41 anni di contributi come condizione sufficiente per l’accesso alla pensione sino all’anticipo pensionistico e all’adeguamento degli assegni pensionistici in essere, sono necessari 2,5 miliardi”, dice Domenico Proietti. Secondo il Segretario confederale della Uil, tale cifra può essere reperita tra i “risparmi realizzati, in questi anni, proprio a seguito di reiterati interventi sulla previdenza”.
La reazione della Cgil alla notizia secondo cui il Governo sarebbe pronto a stanziare 1,5 miliardi di euro per la riforma delle pensioni è breve ma molto efficace. “Un rilevante ‘striminzito’, le risorse che il ministro del lavoro aveva assicurato”, è il testo del tweet del sindacato di corso d’Italia, accompagnato da uno screenshot in cui viene evidenziato il testo di un’agenzia di stampa che riportiamo di seguito: “Nell’ultimo incontro governo-sindacati il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, aveva assicurato che le risorse che il governo era impegnato a reperire sarebbero state ‘rilevanti’”. Chiaro quindi l’intento della Cgil di mostrare come stanziando 1,5 miliardi di euro l’esecutivo sta di fatto “sbugiardando” se stesso.
Per gli interventi di riforma delle pensioni nella Legge di bilancio saranno messi sul piatto un miliardo e mezzo di euro. Lo riporta l’Ansa, citando fondi di maggioranza e di governo, secondo cui questa dovrebbe essere la cifra limite per stabilire quali provvedimenti potranno vedere la luce in tempi relativamente brevi. Di sicuro l’esecutivo vorrà approvare l’Ape. Sembra poi che una qualche forma di intervento sulle pensioni più basse possa essere varata: l’aumento della no tax area o della quattordicesima oppure entrambe le misure. Per altri possibili interventi in campo previdenziale bisognerebbe quindi attendere la famosa “fase due” di cui ha parlato Nannicini nell’intervista a Il Sole 24 Ore.
Cesare Damiano saluta positivamente l’intervista che Tommaso Nannicini ha rilasciato a Il Sole 24 Ore sulla riforma delle pensioni, spiegando tra l’altro che l’ipotesi della flessibilità a partire dai 63 anni “si avvicina alla nostra richiesta dei 4 anni e supera la proposta iniziale del Governo, che era di 3 anni”. Tuttavia l’ex ministro avverte il Governo: “Non dimentichi l’ottava salvaguardia degli esodati e l’utilizzo dei risparmi di Opzione Donna, che verranno monitorati a settembre, al fine di consentire ad altre lavoratrici di poter andare in pensione”. Per Damiano, infatti, “queste due misure fanno parte del pacchetto complessivo e sono essenziali per una valutazione del risultato che realizzeremo su questa Agenda sociale. Risultato che, lo vogliamo nuovamente ricordare, influenzerà l’orientamento di milioni di cittadini per i prossimi appuntamenti politici, a partire dal Referendum”. Il Governo, nell’ambito della riforma delle pensioni, potrebbe approvare sia un aumento della quattordicesima che della no tax area. Lo ha confermato Tommaso Nannicini nella sua intervista Il Sole 24 Ore. Il sottosegretario alla Presidenza del consiglio ha infatti spiegato che le due misure non sono alternative tra loro e rientrano nell’obiettivo di “dare un sostegno ai redditi da pensione bassi”. Nannicini ha anche spiegato che per la quattordicesima si potrebbe procedere sia allargando la platea degli attuali beneficiari che aumentando l’importo della quattordicesima stessa, lasciando quindi invariato il numero di pensionati che la percepiscono.
Mentre si discute di riforma delle pensioni, arrivano notizie che certo non confortano i pensionati. Bresciaoggi riferisce infatti che ci sono circa una cinquantina di pensionati bresciani che da giugno non ricevono il loro assegno e fino a settembre non potranno avere quel che gli spetta. Il quotidiano riporta la denuncia di Vanni Botticini, esponente di Rifondazione Brescia, che ha segnalato il caso di sua madre. Ma si è poi scoperto che altre persone erano nella stessa situazione. In pratica a giugno è stato detto loro che avrebbero ricevuto l’importo della pensione in Posta e non più in banca. Tuttavia, una volta arrivati allo sportello postale, i pensionati si sono sentiti dire che per incassare la pensione sarebbero dovuti andare in banca. Insomma, l’Inps ha commesso un errore nella trascrizione di alcuni dati relativi al sistema dei pagamenti, ma fino a settembre non si potrà far nulla per riavere i propri soldi.
Tra i tanti temi toccati nell’intervista a Il Sole 24 Ore, Tommaso Nannicini ha spiegato che la riforma delle pensioni avverrà in due fasi. Prima della Legge di stabilità “si farà la flessibilità per quelli che si avvicinano adesso all’uscita”. Nella “fase due”, invece, “ci dovremo porre il problema di garantire a tutti una flessibilità in uscita che oggi nel contributivo pieno è limitata alle pensioni medio-alte, pari almeno a 2,8 volte il minimo”, ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Che ha anche detto che l’anticipo sull’età pensionabile potrebbe essere di 3,7 anni, in modo da portare la soglia attuale da 66 anni e 7 mesi a 63 anni netti. In questo modo si “accontenterebbe” anche Cesare Damiano, che chiede un anticipo di 4 anni.
In attesa di una riforma delle pensioni, non arriva certo una buona notizia per chi incassa una pensione di invalidità. Il sottosegretario al Welfare Massimo Cassano, rispondendo a un’interrogazione parlamentare della Legge Nord, ha infatti spiegato che le prestazioni di invalidità civile vengono revocate dall’Inps se il beneficiario resta fuori dall’Italia per oltre sei mesi. La notizia viene riportata dal sito Pensionioggi.it e di per sé potrebbe sembrare una cosa “normale”. Se non fosse che l’interrogazione del Carroccio è stata mossa perché l’Inps ha revocato l’assegno di accompagno a una ragazza di 29 anni che dal 2008 si è trasferita in Francia per proseguire gli studi universitari. Chiedendo indietro oltre 70.000 euro.
Manageritalia non nasconde che la riforma delle pensioni messa a punto dal Governo sollevi delle perplessità. Daniela Fiorino, Responsabile dell’Ufficio sindacale della Federazione nazionale dei dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato, ricorda che all’Ape verranno destinato solamente 600 milioni di euro e che “l’intervento dello Stato volto ad alleggerire l’impatto sull’assegno pensionistico dell’anticipo del pensionamento sarà limitato ad una platea ristretta di soggetti, a basso reddito e in condizioni particolarmente disagiate”. È facile quindi immaginare che ci saranno dei lavoratori, come quelli rappresentati da Manageritalia, che con tutta probabilità non utilizzerebbero l’Ape. “Per questi soggetti, che continuerebbero a non gravare in alcun modo sulla collettività, occorrerebbe quindi prevedere maggiori certezze normative e agevolazioni legate alle loro specificità, con un’apposita norma da affiancare alle disposizioni relative all’Ape”, evidenzia ancora Daniela Fiorino in un intervento pubblicato sul sito di Manageritalia.