In attesa di conoscere cosa accadrà nella giornata di domani con l’incontro tra il Governo ed i sindacati allo scopo di trovare unità di intenti nel riformare, per quanto possibile, l’attuale sistema pensionistico italiano, sembrano esserci all’orizzonte difficoltà. Infatti, secondo voci di corridoio riprese da alcune testate giornalistiche, il Governo ed in particolare il Presidente del Consiglio Matteo Renzi starebbe rimandando nel tempo le varie decisioni in quanto le risorse a disposizione sono talmente esigue che non permetterebbero di andare incontro a quelli che sono i problemi del Paese e nel caso specifico in ambito pensionistico. Una tesi che sicuramente non si discosta molto dalla realtà dei fatti giacché il Governo è chiamato ad intervenire su più ambiti come ad esempio sullo sblocco del rinnovo del contratto degli statali che guarda caso sembra essere in standby. Ne sapremo di più nella giornata di domani.
Il Governo, secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, starebbe lavorando a una modifica dell’Ape da presentare al tavolo con i sindacati sulla riforma delle pensioni in programma domani. In particolare, si starebbe pensando di ridurre le penalizzazioni previste per chi utilizzerà l’Anticipo pensionistico. “Chi sceglierà volontariamente questa strada – si legge sul quotidiano milanese – subirà un taglio della pensione netta appena sotto il 6% per ogni anno di anticipo, compresi interessi bancari e assicurazione. Oltre un punto in meno rispetto all’ultima versione”.
Non si vive di solo referendum: è il messaggio che Cesare Damiano ha lanciato ieri presentando l’incontro relativa a “Un’agenda sociale per l’Italia” presso la sede nazionale del Pd. E mentre continuano a ricorrersi le ipotesi sugli interventi di riforma delle pensioni, l’ex ministro spiega che “lavoro, povertà e pensioni” devono essere al centro dell’agenda sociale del Governo. Staremo a vedere se il Presidente della commissione Lavoro della Camera sarà soddisfatto del confronto tra esecutivo e sindacati sul tema delle pensioni in programma domani.
Matteo Renzi promette una riforma delle pensioni con un deciso intervento sulle minime. Ospite di Quinta Colonna, il Premier ha spiegato che il Governo intende raddoppiare l’importo della quattordicesima, tra l’altro senza spalmarla sugli assegni pensionistici mensili, ma erogandola in un’unica soluzione. Inoltre, l’esecutivo sta lavorando per portare la soglia sotto cui erogare la quattordicesima, attualmente prevista a 750 euro mensili, a quota 1.000 euro. Oltre a questo intervento, Renzi ha “promesso” che il Governo varerà l’Ape.
Ieri nella sede nazionale del Partito democratico si è tenuto l’incontro “Un’agenda sociale per l’Italia”, organizzato da Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi, cui ha preso parte anche Tommaso Nannicini. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, impegnato in prima linea nel tavolo sulla riforma delle pensioni tra Governo e sindacati, ha detto che questo confronto è stato avviato “non per tornare indietro, a partire dalla riforma Dini, ma abbiamo preso atto che alcuni interventi di natura emergenziale hanno comportato costi richiesti ai pensionati con tagli orizzontali che colpivano in maniera più forte e più sgradevole chi è in condizioni di bisogno e debolezza”. Nannicini ha quindi spiegato che il Governo varerà interventi “che copriranno una emergenza sociale” e saranno all’insegna “dell’equità sociale e tra generazioni”.
Il tavolo sulla riforma delle pensioni tra sindacati e Governo è stato rinviato a domani, in quanto l’esecutivo oggi dovrà varare la nota di aggiornamento del Def, in cui presenterà la sua stima di crescita del Pil rivista al ribasso. I nodi della trattativa sulle pensioni restano sempre gli stessi e quello principale è legato alle risorse che verranno messe sul piatto. “Non so se arriveremo o meno ad un accordo sulle pensioni. Dipende tutto dalle misure che ci saranno presentate ufficialmente e dalle risorse che saranno messe a disposizione”, aveva scritto ieri sul suo profilo Facebook Ivan Pedretti, dando appuntamento agli internauti per una diretta sul social network nella giornata di domani per fare il punto dopo l’incontro Governo-sindacati. Questo prima che ci fosse il rinvio dello stesso. Il Segretario generale dello Spi-Cgil, appresa la notizia, ha quindi confermato che intende fare un punto con i suoi “followers” e presto farà sapere il giorno e l’ora.
Marco Bentivogli cerca di valorizzare il tavolo di confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Intervistato da L’Unità, il Segretario generale della Fim-Cisl spiega infatti che la trattativa è già riuscita a far raddoppiare le risorse che si intendono stanziare. Riguardo l’Ape, il sindacalista ritiene che sia importante riuscire ad azzerare le penalizzazioni per i disoccupati, i disabili e coloro che svolgono mansioni usuranti. Inoltre, Bentivogli ritiene che l’idea di un’Ape i cui costi siano a carico delle imprese nel caso di prepensionamenti dovuti a ristrutturazioni aziendali sia una buona soluzione,
Ancora una volta il tavolo tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni viene spostato. Lo riporta la Reuters, citando una nota del ministero del Lavoro nella quale si spiega che il rinvio “è stato deciso sulla base della previsione che nella giornata di domani si terrà il Consiglio dei Ministri per l’esame della nota di aggiornamento al Documento di economia e Finanza”. In effetti, il Governo oggi si riunirà per comunicare la data relativa al referendum costituzionale, ma non per approvare la nota di aggiornamento del Def. Che tra le altre cose potrà fornire degli elementi interessanti circa le risorse necessarie alla stabilità del bilancio pubblico, da cui si potranno anche dedurre quelle eventualmente disponibili per gli interventi previdenziali al centro del confronto tra Governo e sindacati. L’agenzia di stampa riferisce anche che l’incontro è rinviato a mercoledì 28 settembre.
La Rete dei comitati degli esodati teme che per finanziare la riforma delle pensioni allo studio del Governo si possa pensare di attingere al fondo esodati, dove ci sono effettivamente delle risorse, frutto di quanto non usato per i sette provvedimenti di salvaguardia fin qui varati, e che la Rete vuole siano utilizzate per approvare l’ottava e definitiva salvaguardia. Gli esodati, inoltre, ritengono inaccettabile la proposta di un accesso alla pensione anticipata mediante l’Ape e si preparano quindi a un eventuale mobilitazione dopo l’incontro previsto domani tra Governo e sindacati.
Domani Governo e sindacati si incontreranno per discutere della riforma delle pensioni e uno dei temi più controversi resta quello dei lavoratori precoci. L’esecutivo pare ancora intenzionato a mettere sul piatto l’ipotesi di anticipare a 41 anni e 10 mesi di contributi il requisito necessario ad andare in pensione per coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 16 anni. I sindacati chiedono però qualcosa di più, in quanto la platea dei beneficiari sarebbe piuttosto limitata e un solo anno di anticipo rispetto ai 42 anni e 10 mesi previsti dalla Legge Fornero non sembra essere uno “sforzo” sufficiente.
La riforma delle pensioni entrerà nella Legge di Bilancio. Lo conferma in un’intervista a Il Corriere della Sera Pier Paolo Baretta. Il sottosegretario all’Economia, in particolare, dichiara che “ci sarà la flessibilità in uscita e faremo in modo che alcune fasce di lavoratori in maggiore difficoltà non debbano sopportare penalizzazioni nel momento in cui utilizzeranno questo strumento. È un’ottima misura sia dal punto di vista sociale, che industriale, perché una delle componenti della crescita è un ricambio generazionale non traumatico nei luoghi di lavoro”.
Per aumentare la flessibilità nella riforma delle pensioni, il Governo potrebbe puntare sui lavori usuranti. Lo scrive il Quotidiano Nazionale, spiegando che l’operazione potrebbe avvenire in due tempi. Il primo attraverso l’introduzione tra i lavoratori “facilitati” nell’accesso all’Ape degli edili, dei macchinisti, della maestre delle scuole d’infanzia e delle infermiere delle sale operatorie. Dopo la Legge di bilancio, invece, si vorrebbe procedere a una riforma della normativa sui lavori usuranti, in modo da favorire il pensionamento anticipato di alcune categorie professionali, con l’eliminazione della finestra mobile e del meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita.
Domani è il giorno tanto atteso del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, già rinviato la scorsa settimana. Tuttavia proprio oggi arriveranno dei dati molto importanti per capire cosa sarà dei piani dell’esecutivo rispetto alle richieste sindacali sulle pensioni. Dovrebbe infatti essere varata la nota di aggiornamento del Def, con le nuove stime viste al ribasso per il Pil e, conseguentemente, del rapporto deficit/Pil. In buona sostanza si potrà capire quante risorse serviranno per tenere in conti in ordine e quante potranno essere destinate ad altri interventi, tra cui la riforma delle pensioni appunto. Rispetto a le richieste dei sindacati, che comprendono anche una soluzione per i lavoratori precoci, sembra difficile pensare che 2 miliardi di euro possano bastare, anche perché si vogliono limitare il più possibile le penalizzazioni che l’Ape comporta.
La Riforma Pensioni 2016 vede in queste settimane lo strutturarsi decisivo per far entrare la norma nella prossime Legge di Bilancio in vista a fine anno: stando alle ultime novità riguardo l tema delle ricongiunzioni delle posizioni previdenziali, pare non sia ancora completamente gratuito. Il Governo ne ha parlato nei mesi precedenti ma ora sono le opposizioni a cavalcare la proposta: oggi a parlare è Nunzia De Girolamo, intervenuta nel pomeriggio all’Arena di Giletti su Rai 1. Con un comunicato successivo pubblicato sulla sua bacheca Facebook, la politica ex Ncd e ora in Forza Italia ha voluto mandare un messaggio chiaro al governo: «Il trattamento pensionistico italiano è a livelli bassissimi, iniquo ed insufficiente. L’ultimo aumento delle pensioni lo dobbiamo ad un Governo Berlusconi. Ma ancora più vergognoso è che oggi la ricongiunzione delle diverse posizioni previdenziali sia a pagamento». Secondo De Girolamo, i giovani di oggi per riuscire a mantenersi sono costretti a fare più lavori, non avranno praticamente “mai la pensione ed in più devono pagare per poter unificare i contributi versati. Chiediamo con forza al Governo Renzi di impegnarsi seriamente e concretamente per rendere gratuita la ricongiunzione delle diverse posizioni previdenziali».
Le ultime novità sul fronte Riforma Pensioni entrano in discussione nelle prossima decisiva settimana, almeno per quanto riguarda l’Ape “social”, ovvero l’uscita anticipata dal lavoro per gli over 63 per i lavoratori in situazioni svantaggiate. Secondo le anticipazioni del Sole 24 Ore, non dovrebbero esserci solo disoccupati di lungo corso senza ammortizzatori sociali e lavoratori con disabili in famiglia: l’ipotesi del governo è quello di presentare nella nota di aggiornamento del Def (NaDef) il possibile nuovo meccanismo di individuazione di altre mansioni ad elevato rischio infortuni. Pare che il cantiere della riforma porti con sé nella platea dei beneficiari del’Ape social, i macchinisti, gli operai del settore edile e anche il personale marittimo imbarcato. Allo stesso tempio rischio forte ravvisato dallo tesso Governo sarebbe quello di escludere così altre categorie, come infermieri e insegnanti della scuola primaria per i quali il rischio di infortunio sul lavoro sarebbe medio-basso e non elevato.
Mentre sta per aprirsi l’ultima settimana di settembre per la Riforma Pensioni in costruzione e definizione quasi ultimata, importante risultano quelle decisioni ancora non prese in termini di calendarizzazione ma che dovranno quasi certamente essere confermate nel corso dei prossimi 7 giorni. Come riporta giustamente il portale Pensioni Oggi, il tema di Opzione Donna resta un cantiere ancora aperto che il Governo ha preso però come promessa per una proroga dopo i buoni risultati del 2015. Si avvicina la possibilità, con il Governo che entro il 30 settembre dovrà comunicare alla Camere i dati relativi al monitoraggio della norma e sperimentazione dell’Opzione Donna di quest’anno. Si tratta di un vincolo deciso dalla stessa legge, e in base a questo monitoraggio si potrà capire se potrà essere estesa ancora la norma per i prossimi anni. Ricordiamo che l’Opzione Donna all’interno della Riforma Pensioni, può essere esercitata dalle lavoratrici dipendenti anche del pubblico impiego che hanno maturato 57 anni e 3 mesi di età entro il 2015, a condizione ovviamente di avere 35 anni di contributi sempre entro la medesima data. La proroga potrebbe andare a beneficiare per le lavoratici donne nate nell’ultimo trimestre del 1958 che sono rimaste escluse dall’intervento della Legge di Bilancio.
Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi chiedono che sia fatta giustizia per le donne nate nel 1952, rimaste vittime non tanto della riforma delle pensioni Fornero, ma di una circolare dell’Inps, che vieta la pensione anticipata a coloro che si trovavano senza lavoro il 28 dicembre 2011. I due esponenti del Pd basano la loro richiesta sulla risposta dal sottosegretario al Lavoro, Luigi Bobba, a un’interrogazione sul tema dell’acceso anticipato alla pensione per le nate nel ’52 che hanno perfezionato Quota 96 entro il 2012. “La nostra richiesta, di fronte a questa situazione, è più ferma che mai: va abolito il vincolo assurdo della presenza al lavoro il 28 dicembre del 2011 e vanno inclusi tutti coloro che abbiano semplicemente maturato il diritto avendo i requisiti anagrafici e contributivi: per questi ultimi dev’essere sufficiente che la loro prevalenza sia di versamenti fatti in quanto lavoratori dipendenti dei settori privati”, aggiungono.