Uno dei punti cardine del decreto sui contratti statali e sul rinnovo degli stipendi della Pubblica Amministrazione sarà la famosa “riforma” ai premi di produttività, andando in direzione contraria a quanto voluto da Brunetta con la sua ultima riforma proprio sulla produttività degli statali. Come spiegano i colleghi Trovati e Tucci sul Sole 24ore, «Il passaggio, nelle intenzioni del governo, non dovrebbe tradursi in un “liberi tutti”, ma l’obbligo di differenziare i premi a seconda del merito, individuale e dell’ufficio, sarebbe tradotto in principi più flessibili per andare incontro alle differenze che si incontrano fra ente ed ente, evitando che troppa rigidità si traduca in un nulla di fatto». Si parla perciò di una bozza che che fissa il principio generale che dovrà permettere ai contratti nazionali di derogare tutte le norme sul pubblico impiego con l’eccezione di quelle scritte nel Testo Unico in via di riforma, Da un lato si vogliono eliminare le tre fasce rigide imposte dal governo Berlusconi, dall’altro però bisogna assolutamente evitare distribuzioni “a pioggia”, abituali in molte amministrazioni dove anche la produttività è stata spesso utilizzata per incrementare le buste paga congelate dal 2010.
Uno dei nodi del rinnovo dei contratti statali, oltre all’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici, è la distribuzione dei premi. L’intenzione del governo è di differenziarli a seconda del merito, evitando troppa rigidità. Questo, stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, sarebbe un presupposto indispensabile per far ripartire la trattativa con i sindacati. Messo da parte con il congelamento della trattativa, ora questo argomento torna d’attualità. Tra le priorità generali del governo per quanto riguarda i contratti statali c’è anche la lotta all’assenteismo: sono 9,2 i giorni d’assenza medi all’anno secondo la Ragioneria generale, anche se le situazioni sono molto differenziate. La riforma del ministro Madia punta al taglio dei premi per chi diserta l’ufficio a ridosso del fine settimana, le cosiddette assenze “strategiche”. Distinguere, però, tra queste e quelle motivate è tutt’altro che semplice.
Per riaprire la trattativa con i sindacati per il rinnovo dei contratti statali bisogna risolvere un problema delicato, cioè quello delle risorse economiche: i negoziati non possono ripartire se non c’è la certezza sui soldi a disposizione per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. Per il rinnovo del contratto degli statali dovrebbero esserci circa 700 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i 300 milioni stanziati nel 2016. L’aumento ammonterebbe a circa 35 euro lordi mensili per il 2017 e salirebbe a 85 euro l’anno prossimo, come previsto dall’accordo con i sindacati del novembre scorso. Stando a quanto riportato dall’ex prefetto di Firenze Paolo Padoin, che ha affrontato il tema su Firenze Post, il problema riguarda i fondi per il prossimo anno: «Per poter raggiungere gli 85 euro lordi medi mensili nella prossima legge di Stabilità bisognerà trovare altri 1,2 miliardi di euro in aggiunta alle somme già scontate nei saldi di finanza pubblica».