Il Governo sembra intenzionato a intervenire sui voucher lavoro così da “disinnescare” il referendum proposto dalla Cgil e ottemperare alle promesse in merito fatte da Giuliano Poletti quando ancora faceva parte dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Cesare Damiano sembra contento dell’idea di ritornare “alla formula originaria, quella del lavoro ‘occasionale’. Noi diciamo, per la precisione, ‘meramente occasionale’”. Tuttavia non nasconde che ci sarebbe un problema, ovvero il fatto che “i tecnici del Governo si ostinano ancora a suggerire soluzioni legate alla logica dei ‘tetti’”. L’ex ministro spiega in particolare che “per quanto riguarda il monte delle ore lavorate i voucher dovrebbero restare all’interno di un tetto del 10%; un secondo limite riguarderebbe il numero di giorni di utilizzo dei voucher, non più di 10 al mese (una enormità); il terzo, il numero massimo annuale, che tornerebbe ai 5.000 euro”. Tutto questo, secondo Damiano, “non ha niente a che vedere con il ritorno alla impostazione di origine voluta da Biagi”. Anzi, “si correrebbe il rischio di rendere istituzionali i voucher, il contrario della logica della ‘occasionalità’”.
Stretta del governo sui voucher, i buoni con i quali i lavoratori vengono pagati a ore. Quali sono le novità per il ? Innanzitutto l’obiettivo del premier Paolo Gentiloni è di correre le regole e disinnescare così il referendum abrogativo che la Cgil sta promuovendo. Una stretta radicale potrebbe spingere il sindacato a fare retromarcia, visto anche il timore di non raggiungere il bonus. Intanto scopriamo cosa cambierà: verrà fissato un tetto riguardo i giorni e le ore per far sì che l’utilizzo dei voucher sia limitato alle prestazioni “occasionali”. Non sarà possibile pagare con i voucher chi lavora più del 10% del monte ore dell’azienda. La soglia non è ancora stata fissata e, infatti, c’è chi propone il 5%. L’altro limite riguarda il numero dei giorni da retribuire con i buoni: non dovranno essere più di 10 al mese, anche non consecutivi. In questo modo si eviterà anche di trattare diversamente i lavoratori, cioè uno pagato con i voucher e l’altro inquadrato con un contratto. Il terzo criterio riguarda la somma massima che il lavorare può ricevere in un anno dalla stessa azienda: da duemila euro scenderà a 1.500 euro, forse mille. Quella per più aziende è di settemila euro, ma potrebbe tornare a cinquemila.
Uno dei nodi più importanti da sciogliere per quanto riguarda i voucher è l’eventuale eccezione per i commercianti, secondo cui i vincoli non dovrebbero cambiare. Difficilmente la richiesta verrà accolta senza una trattativa, ma si potrebbe arrivare ad un compromesso e, quindi, i limiti potrebbero essere meno stringenti per i commercianti. Il limite sul monte ore, ad esempio, potrebbe essere del 15%. Come riportato dal Corriere della Sera, l’utilizzo dei voucher sarà vietato nei cantieri edili, mentre nella pubblica amministrazione potranno essere utilizzati solo per i disoccupati. Le aziende che violeranno le nuove regole incapperanno in un blocco automatico per il quale non potranno acquistare nuovi voucher, mentre il lavorare potrà ottenere un contratto di lavoro ricorrendo al giudice. Anche per questo definire i criteri è fondamentale, altrimenti il rischio di discrezionalità da parte del magistrato salirebbe e potrebbe creare confusione.