RIFORMA PENSIONI/ I conti non tornano per Di Maio (ultime notizie)

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni, ultimissime. Brambilla fa i conti sulle parole di Di Maio. Tutte le novità e le news sui principali temi previdenziali di oggi, 16 dicembre

Furlan_Barbagallo_Camusso_Lapresse Gli ex segretari di Cisl, Uil e Cgil: Furlan, Barbagallo e Camusso (Lapresse)

I CONTI NON TORNANO PER DI MAIO

Luigi Di Maio ha detto di voler cancellare progressivamente la Legge Fornero, riportando l’età pensionabile a 65 anni. Per reperire le risorse necessarie a questo intervento, ha detto di voler tagliare le pensioni d’oro, ricavando ben 12 miliardi di euro. Queste parole non sono passate inosservati agli esperti di previdenza. E Alberto Brambilla ha spiegato all’Huffington Post che “per le pensioni sopra i 3 mila euro netti al mese il costo è di circa 9,6 miliardi dato che i beneficiari sono circa 90 mila”. Di fatto, quindi, bisognerebbe tagliare gli assegni già dai 2.500-2.600 euro al mese. Essendo Presidente del Centro studi di Itinerari Previdenziali, i numeri sulle pensioni Brambilla li conosce bene e per questo sostiene che i conti del candidato Premier del Movimento 5 Stelle sono sbagliati. “Di Maio dice che vuole abrogare le pensioni d’oro, ma a queste persone cosa diamo? Gli portiamo via tutti i soldi?”.

APE SOCIAL, LA SODDISFAZIONE DI DAMIANO E GNECCHI

C’è soddisfazione nelle parole di Cesare Damiano e Marialuisa Gnecchi per l’emendamento del Governo alla Legge di bilancio relativo all’Ape social. I due deputati del Pd evidenziano infatti che è importante che ci sia stato l’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi che possono accedere all’Anticipo pensionistico agevolato insieme al riconoscimento di un bonus contributivo fino a due anni per le donne che hanno avuto figli. A loro modo di vedere si tratta di  “due diritti che potevano essere subordinati alla verifica delle risorse disponibili per l’Ape e che oggi diventano automaticamente esigibili”. Damiano e Gnecchi non nascondo che “rimangono ancora alcuni problemi critici e insoluti come la valutazione dello stato di disoccupazione, anche conseguente alla conclusione di un contratto a tempo determinato e la quantificazione delle giornate agricole”.  Dunque “un ulteriore passo avanti è stato compiuto, anche se rimane da fare ancora parecchia strada, a partire dalla stabilizzazione strutturale dell’anticipo pensionistico”.

PROTESTA E SCIOPERO DEGLI EDILI

Il 18 dicembre ci sarà lo sciopero del comparto edile. Le segreterie di Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil hanno annunciato la decisione ricordando che “dalle associazioni datoriali non sono giunte reali disponibilità ed aperture” rispetto alle trattative per il rinnovo del contratto di categoria, ormai scaduto da quasi un anno e mezzo. Tra le richieste che i sindacati avevano consegnato alle controparti, oltre a quella relativa ad aumenti salariali in linea con gli altri settori, c’era anche quella potenziare il Fondo integrativo per il pensionamento anticipato, “dando la possibilità a chi svolge lavori gravosi di andare in pensione prima e creare così occasioni di lavoro, di qualità, per tanti giovani”. Dunque il 18 dicembre ci sarà uno “sciopero per l’intera giornata in tutte le imprese edili, con manifestazioni di carattere interregionale”.

FINOCCHIARO: MIA ANIMA DI SINISTRA È SODDISFATTA

Anna Finocchiaro, ministra per i Rapporti con il Parlamento, è stata intervistata da La Stampa. Alla domanda “Avete fatto cose di sinistra a sufficienza, per dirla alla Moretti?”, ha risposto: “Sì, direi che la mia anima di sinistra è stata soddisfatta: misure sulla povertà, per i minori non accompagnati, per il Mezzogiorno, quella sulle pensioni che riguarda i lavori usuranti. Continuando con le leggi sulle unioni civili e sul biotestamento. E abbiamo portato a conclusione norme e riforme importanti avviate dal governo Renzi”. Finocchiaro ha anche detto di essere dispiaciuta per “non aver fatto di più per il Mezzogiorno e per l’occupazione giovanile: due temi su cui abbiamo lavorato molto, con sgravi per le nuove assunzioni e misure per il Sud. Ma se avessimo avuto una prospettiva più lunga avremmo potuto fare di più. L’altro mio cruccio è lo Ius soli”. 

CISL E UIL DIFENDONO LE LORO SCELTE

Se la Cgil ha deciso di continuare la sua protesta contro le proposte del Governo sulle pensioni, scrivendo anche una letterina di Babbo Natale ai parlamentari, Cisl e Uil difendono la scelta fatta di non schierarsi contro quanto messo sul piatto dall’esecutivo. Carmelo Barbagallo, partecipando a un’iniziativa della Uil Molise, ha infatti detto, secondo quanto riporta primopianomolise.it: “Noi abbiamo fatto il massimo possibile con una finanziaria che aveva solo 5 miliardi per gli investimenti. Buona parte delle risorse è stata destinata alle pensioni, al lavoro per i giovani e alle donne. Ora la terza fase. Non è un accordo che chiude la partita, abbiamo chiesto due commissioni per la terza fase da attuare da settembre in poi: la prima per separare l’assistenza dalla previdenza e l’altra tecnico scientifica per stabilire quali sono i lavori gravosi e più pesanti”.

Annamaria Furlan, invece, prendendo parte al Consiglio generale della Cisl di Catania, ha spiegato che “aver bloccato l’aumento dell’età pensionabile per 15 categorie e ampliato la platea dell’Ape socia non è stato per niente un piatto di lenticchie. Abbiamo fatto un buon lavoro, basta chiederlo agli interessati”. Secondo quanto riporta Il diario del lavoro la sindacalista ha detto che “per sapere se abbiamo fatto bene a concludere l’accordo con il Governo sulle pensioni non bisogna chiederlo ai frequentatori dei talk show, ma ai lavoratori edili di 63 anni che stanno su una gru a trenta metri, agli operai agricoli o siderurgici che lavorano dopo 40 anni in condizioni spesso infernali”.

LEGA CONTRO LA DOPPIA TASSAZIONE

Il Senatore della Lega Nord, Stefano Candiani, ha presentato un’interrogazione sulla questione dei pensionati italiani, ex lavoratori all’estero. Ansa riporta alcune dichiarazioni del parlamentare del Carroccio, secondo cui “il Pd si dimentica dei pensionati rientrati in Italia dopo anni di lavori all’estero e li tratta come se fossero ‘pericolosi evasori fiscali’. Reputo inaccettabile applicare una doppia tassazione sulle pensioni di centinaia di anziani rientrati in Italia dopo anni di lavoro all’estero. Il Pd, essendo al Governo, avrebbe tutti gli strumenti necessari per risolvere la situazione in poco tempo, attraverso una circolare ministeriale o con una modifica sul maxi emendamento che andranno ad approvare e sul quale porranno la fiducia, si assumano quindi le proprie responsabilità e la smettano di far passare per invasori dei semplici pensionati”.





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