Già riuscire ad avere un colloquio di lavoro di questi tempi è una impresa non da poco, visto che si assumono sempre meno persone, o si prendono alla buona, in modo precario o con gli stage per cui il colloquio non serve neanche. Quando poi si arriva al fatidico momento si rischia di rovinare tutto per l’ansia che ci divora, la paura di apparire inadeguati, lo stress che causa quel momento così atteso. Adesso una ricerca a cura di Celia Moore (Dipartimento di Management dell’Università Bocconi), Sun Young Lee (University College London), Kawon Kim (The Hong Kong Polytechnic University) e Daniel Cable (London Business School) ci dice qualcosa di nuovo e allo stesso tempo così banale che stupisce non averci pensato prima.
Se sei sicuro di avere le competenze, dicono i ricercatori, allora non c’è bisogno di altro che non essere se stessi. Inutile insomma fare gli sbruffoni, cercare di stupire: “i candidati di alta qualità che si sforzano di presentare se stessi con precisione durante il colloquio aumentano significativamente la probabilità di ricevere un’offerta di lavoro”. Dunque presentatevi così come siete, è quello che risulta dal concetto di “autoverifica, il desiderio di presentarsi con precisione, in modo che gli altri si facciano di noi la stessa immagine che abbiamo di noi stessi. Finora si sapeva che l’autoverifica influenza positivamente risultati che si sviluppano nel tempo, come il processo di integrazione in una nuova organizzazione.”. In sostanza una forte propensione all’autoverifica aumenta le possibilità di ottenere il lavoro dal 51 al 73%. Non cercate di fare i perfettini, dice Celia Moore, gli intervistatori se ne accorgono, mentre siate onesti e autentici.