Il Partito democratico si prepara a riprendere in mano il dossier della riforma delle pensioni con un occhio di riguardo al connesso problema del rapporto intergenerazionale. Maurizio Martina, vicesegretario del Pd, ha infatti diffuso via Twitter l’invito a un incontro dal titolo “Non è una pensione per giovani. Rapporti tra generazioni e riforma del sistema previdenziale”, accompagnandolo da questo messaggio: “Non è una #pensione per giovani. Lunedì un confronto sul rapporto tra generazioni e sistema previdenziale. Utile per le prossime scelte”. L’incontro si terrà alle 18:00 presso la Sala Conferenze Pd a Roma, in via Sant’Andrea delle Fratte, e parteciperanno anche Carmelo Barbagallo, Susanna Camusso, Annamaria Furlan, Giuliano Poletti e Tommaso Nannicini, oltre a Matteo Jessuola e Stefano Patriarca. Martina aprirà l’evento con i saluti iniziali.
RIFORMA PENSIONI 2017, ULTIME NOTIZIE. QUOTA 41, OPZIONE DONNA, APE SOCIAL (OGGI, 16 LUGLIO)
NUOVO SOSTEGNO ALLA PROPOSTA DI DAMIANO E SACCONI
Come noto, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi hanno chiesto di fermare l’aumento dell’età pensionabile che dovrebbe salire a 67 anni dal 2019. Sulla stampa sono comparse indiscrezioni secondo cui il costo di questo intervento sarebbe di 1,2 miliardi di euro. Raffaele Marmo spiega che “quello di mettere in circolo ‘il prezzo’ del blocco dei requisiti previdenziali è un gioco scoperto che, però, ha anche un che di stantio”. Infatti, viene fatto notare, spesso le stime sono imprecise, come “è accaduto con il cosiddetto cumulo contributivo per i professionisti, per il quale mancano all’appello un paio di miliardi rispetto alla stima originari”. Secondo Marmo ci sono almeno due ragioni per sostenere la proposta di Sacconi e Damiano: dopo la riforma pensioni della Fornero, che ha comportato un forte balzo all’insù dei requisiti pensionistici, non ha senso vararne altri ogni due anni; l’Italia ha già un’età pensionabile più alta della media europea.
APE SOCIAL E QUOTA 41, OGGI SCADENZA PER LE DOMANDE.
Scade oggi, 15 luglio 2017, il termine fissato dalla riforma delle pensioni per la presentazione delle domande di accesso all’Ape social e a Quota 41. L’Inps fornirà una risposta entro il prossimo 15 ottobre e sarà sicuramente interessante vedere quante saranno le istanze presentate. Infatti, nel caso venga superato il numero corrispondente alle risorse stanziate per quest’anno (le stime parlavano di circa 60.000 beneficiari), bisognerà stilare una graduatoria tra tutte le domande accolte, in modo da determinare chi effettivamente potrà beneficiare subito dell’Anticipo pensionistico agevolato e chi invece dovrà attendere il 2018. Tra l’altro è plausibile ritenere che queste eventuali persone che avranno diritto all’Ape social, ma che risulteranno in fondo alla graduatoria, andranno a togliere risorse (e quindi posti disponibili) a quelle stanziate per l’anno prossimo. A meno che il Governo, con la Legge di bilancio, non decida di aumentarle.
IL BLOCCO DELL’ETÀ PENSIONABILE COSTEREBBE 1,2 MLD DI EURO
La questione della riforma pensione si arricchisce sempre di nuovo elementi in grado di alimentare costantemente le polemiche tra Governo, Minoranza e parti sociali. Mentre si attende che l’attuale Esecutivo guidato dal Premier Gentiloni si occupi in maniera dettagliata della cosiddetta fase due della riforma, all’orizzonte spunta la possibilità abbastanza concreta che a partire dall’anno 2019 l’età pensionabile faccia un ulteriore scatto salendo a ben 67 anni. Una questione strettamente legata all’aspettativa di vita e sulla quale il Governo dovrà senza dubbio affrontare un discorso organico e concreto. Intanto spunta un dossier nel quale viene analizzato quanto costerebbe per le casse dello Stato l’eventuale blocco dell’età pensionabile evitandone l’approdo a 67 anni. Si parla di circa 1,2 miliardi di euro di costi che non rappresentano una cifra impossibile da stanziare. Tuttavia l’ultima parola spetta alla ragioneria dello Stato chiamata a far quadrare i conti e soprattutto il bilancio. Ne sapremo di più nelle prossime settimane.
OPZIONE DONNA, IL MOVIMENTO CHIEDE L’INTERVENTO DEL PAPA
Il Papa è stato tirato in ballo anche sul tema delle pensioni. Il Movimento Opzione donna, che da tempo chiede la proroga del regime sperimentale di accesso anticipato alla pensione con il ricalcolo pieno contributivo dell’assegno, ha deciso di scrivere una lettera a papa Francesco. “Le tue parole per ‘le lavoratrici sfruttate’ ci hanno colpito. Sei l’unica Personalità pubblica che ha avuto il coraggio di esprimere senza mezzi termini come stanno purtroppo le cose, ancora oggi, per le donne”, si legge nella missiva, nella quale si evidenzia poi come i vari interventi sulla previdenza abbiano penalizzato sempre più le italiane, fino ad arrivare alle decisione di portare a termine l’esperienza di Opzione donna, che pure persino la Legge Fornero, tanto criticata e tanto pesante per le conseguenze che ha portato, aveva lasciato intatta.
Le amministratrici del Movimento, Lucia Rispoli e Teresa Ginetta Caiazzo, evidenziano poi al Santo Padre il fatto che Opzione donna è una misura che oltre a favorire il turnover generazionale, consente di ottenere risparmi per le casse pubbliche. “Possiamo documentare tutto ciò che affermiamo, sulla base di approfondimenti e calcoli compiuti con impegno nell’ultimo anno, compreso il fatto che già sussistono ‘risparmi’ (certificati dall’Inps), per prorogare la misura”, si legge ancora. “Caro Papa Francesco, noi oggi ci appelliamo a Te perché quest’ulteriore ingiustizia contro le donne, avviata dall’attuale governo nell’ultimo biennio, ma non del tutto perfezionata, possa ancora essere evitata grazie al varo della Proroga di ‘Opzione donna’. Anche una sola Tua parola in nostra difesa può essere decisiva perché ciò avvenga. Ti chiediamo infine di concederci un’udienza: ne saremmo lusingate e commosse. Confidiamo dunque nel Tuo ascolto e Ti salutiamo con il virtuale ma forte abbraccio di tutte noi”, è la conclusione della lettera.
LE PROPOSTE DEI SINDACATI PER LA LEGGE DI BILANCIO
Tra gli obiettivi che Cgil, Cisl e Uil hanno detto di voler conseguire con la fase due del confronto sulla riforma delle pensioni aperto con il Governo c’è anche quello di promuovere la pensione complementare, rimuovendo “gli ostacoli che oggi limitano l’accesso ai lavoratori dei settori pubblici e privati, a cominciare dai dipendenti delle piccole e piccolissime imprese”. I sindacati vogliono inoltre che si presti attenzione alla tutela del potere d’acquisto delle pensioni, oltre che varare una riforma della governance di Inps e Inail, anche per completare la separazione contabile tra previdenza e assistenza. I segretari confederali Roberto Ghiselli (Cgil), Maurizio Petriccioli (Cisl) e Domenico Proietti (Uil), visto che ci si trova a fine legislatura, vorrebbero che gli interventi arrivassero con la Legge di bilancio.
LE CRITICHE ALLA CISL SULLE PENSIONI D’ORO
Dalle pagine de Il Manifesto, Adriano Serafino critica non poco la Cisl in un articolo dedicato al recente congresso nazionale del sindacato di Annamaria Furlan, nel quale si ricorda che proprio prima dell’inizio dell’assise, i sindacalisti sono stati ricevuti in udienza da papa Francesco, che tra le altre cose ha attaccato e criticato le pensioni d’oro. “Il Congresso non ha avvertito la contraddizione di applaudire calorosamente Francesco e, poco dopo, insediare alla presidenza una delle ‘pensioni d’oro’ della Cisl”, scrive l’ex Segretario generale della Fim, che evidenzia anche come nessuno abbia pensare “di rimuovere l’ostracismo (unitario!) verso il Presidente dell’Inps Tito Boeri che, da tempo, propone al governo di ricalcolare le pensioni privilegiate per un’operazione di equità sociale”.