PENSIONI, RIFONDAZIONE COMUNISTA CHIEDE LEGGE AD HOC PER I LAVORATORI PRECOCI
Mentre mancano pochi giorni alla scadenza fissata per la presentazione della domanda di accesso all’Ape sociale e a Quota 41, Giuseppe Di Pede, Responsabile dipartimento Lavoro Prc-Se, e Paolo Ceccano Segretario Provinciale Prc-Se scendono in difesa dei lavoratori precoci, così come di coloro che svolgono lavori usuranti. In una nota segnalano che sarebbe necessario creare una norma ad hoc per loro, in quanto “non si può innescare una gara a chi presenta prima la domanda, significa avere poco rispetto e prendere per in giro i lavoratori interessati”. I due ricordano i danni causati dai vari interventi sulle pensioni messi in atto negli anni recenti, fino ad arrivare a una situazione in cui si crea l’Ape che va guadagnare solo banche e assicurazione. “Rifondazione Comunista si batterà sempre per un’equità sulle pensioni, per la cancellazione della legge Fornero, del Josb Act e di tutte le diavolerie che si sono inventati per sfasciare il sociale e i diritti del lavoro”, aggiungono Di Pede e Ceccano.
NUOVA ISTANZA PER L’ESTENSIONE DEL CUMULO CONTRIBUTIVO
Nel consueto punto settimanale sulla riforma delle pensioni pubblicato sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato ha segnalato che nei giorni scorsi si è tornati a sensibilizzare esponenti del Governo e parlamentari sulle istanze che il comitato sta portando avanti e che interessano anche altri gruppi e comitati, in particolare quella per vedere esteso l’utilizzo del cumulo contributivo gratuito anche a Opzione donna e ottava salvaguardia degli esodati. È certamente quanto mai importante continuare a portare avanti questa istanza, visto che questa settimana un articolo di stampa ha ricordato che per la misura del cumulo contributivo gratuito sono stati stanziati solo 100 milioni quest’anno, ma renderlo usufruibile alle casse dei professionisti, che vorrebbero che l’operazione fosse a carico dello Stato, porterebbe costare già più di 2 miliardi di euro. Dunque le risorse paiono già insufficienti.
ULTIMO APPELLO PER APE SOCIALE
La riforma pensioni, sotto il fronte dell’Ape Sociale e dei Lavoratori Precoci, vive una settimana importante per quanto riguarda la scadenza assai urgente delle istanze di verifica per le condizioni utili ad ottenere l’Ape sociale e il pensionamento con 41 anni di contributi. Sono infatti questi gli ultimi 7 giorni utili per poter presentare tale “domanda”: tutti gli interessati che matureranno i requisiti entro il 31 dicembre 2017 hanno tempo fino al 15 luglio prossimo per poter produrre la domanda all’Inps. Finora sono state raccolte circa 50mila domande ma si attende per questa ultima settimana di presentazione un notevole rialzo: a quel punto, dopo sabato prossimo, le scadenze della riforma prevedono fino al 15 ottobre 2017 la possibile comunicazione dell’Inps riguardo l’accoglimento o meno dell’istanza sulla base dei vari accertamenti di tutti i requisiti richiesti. (agg. di Niccolò Magnani)
I GIOVANI E IL CASO “RITA”
Quello delle pensioni è uno dei temi più sentiti e popolari, su cui Renzi è convinto di aver lavorato bene. All’ex premier, ora segretario del Partito democratico, è arrivato un duro attacco da Il Manifesto, secondo cui la riforma delle pensioni non avrebbe prodotto i risultati sperati. Poco sarebbe stato fatto per i giovani: la prospettiva per loro «è di andare in pensione a 70 anni, di non avere la pensione minima e con un assegno ridicolo. Anche il ricongiungimento gratuito dei contributi versati in enti diversi chiesto a gran voce da Tito Boeri è ancora una utopia». Critiche anche su Rita, la Rendita integrativa temporanea anticipata: «Si tratta semplicemente della possibilità di ottenere un assegno “ponte” utilizzando già a 63 anni il montante accumulato nella previdenza integrativa. Ma i giovani iscritti alla previdenza complementare sono pochissimi. E vedono i 63 anni come si guarda Urano». (agg. di Silvana Palazzo)
ALLARME PENSIONE PER GLI AGRICOLTORI
La Cia – Confederazione Italiana Agricoltori – ha lanciato l’allarme sulle pensioni del settore primario in Italia: «Servono pensioni più dignitose per gli agricoltori italiani, ad oggi molto più basse di quanto previsto dall’Europa con una media di 400 euro al mese. Una situazione che spinge molti produttori anziani a continuare l’attività, frenando di fatto il ricambio generazionale nei campi», si legge nella denuncia Cia nel convegno a Torino con obiettivo le richieste concrete da fare al ministro Martina. “Pensioni da fame”, denunciano gli agricoltori che riguardano un settore tra i più in crisi sul fronte previdenziale: gli studi compiuti in vista del Convegno Nazionale sono allarmanti anche nei numeri, con in Italia Imprenditori agricoli professionali (Iap) e Coltivatori diretti sono circa 458 mila, dei quali l’89% non maturerà una pensione superiore a 600 euro al mese. La media però è notevolmente più bassa (400 euro mensili), con punte minime di assegni da 276 euro. «È sotto chi occhi di tutti come il sistema pensionistico italiano debba essere fortemente riformato. Un processo che non è più rinviabile, perché gli italiani che vivono sotto la soglia di povertà sono quasi 5 milioni», scrive il presidente della Cia, Dino Scaravino. «E tra le categorie che stanno peggio, ci sono senza dubbio gli agricoltori che, tra l’altro, vivono nelle aree interne e rurali dove già scarseggiano welfare e servizi. Con queste premesse non ci si può certo stupire che stenti il turn-over nei campi, con l’ingresso degli under 40 nel settore fermo sotto il 6%. Le aziende over 65 rappresentano il 40% del totale. Il settore più anziano del mondo, a fronte di 200 mila potenziali aspiranti agricoltori tra i giovani disoccupati». (agg. di Niccolò Magnani)
L’ALLARME DELL’ANIEF SU GIOVANI E SUGLI INSEGNANTI
Giorgio Alleva, durante la sua audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera, ha ricordato che i giovani rischiano di ritrovarsi in futuro con pensioni più basse. Secondo Marcello Pacifico, “l’importo dell’assegno di quiescenza sarà molto più vicino alla pensione sociale che agli ultimi stipendi percepiti. Quindi, per intenderci, in media stiamo parlando di pensioni sicuramente sotto i mille euro al mese. E nemmeno di poco”. Un futuro certo forse nemmeno immaginabile qualche anno fa, ma il fatto che il sistema contributivo pieno è entrato ormai in vigore, accompagnato da una difficoltà a trovare un lavoro e a mantenerlo nel corso degli anni, ha creato questa poco desiderabile situazione.
Inoltre, il Presidente dell’Istat ha mostrato come l’età pensionabile è destinata ad aumentare considerevolmente nei prossimi anni. “Viene allora da chiedersi, come faranno gli insegnanti, che è anche una delle categorie professionali a maggiore rischio burnout, a convivere con l’innalzamento progressivo dei parametri pensionistici. Il malessere è già evidente oggi, figuriamoci con questi parametri”, ha dichiarato in una nota il Presidente nazionale dell’Anief, per il quale “è sintomatico che in questi giorni chi ha potuto aderire all’Ape Social, pochi per la verità, almeno nella scuola poiché si è ristretta la possibilità ai soli maestri della scuola dell’infanzia, non ci ha pensato due volte. E si tratta di lavoratori di età attorno ai 63-64 anni. Come si farà a tenere duro fino a 70 e più anni rimane un mistero”.
Sono arrivate nei primi venti giorni utili all’Inps ben 19.870 domande per aver accesso alla pensione anticipata da parte dei cosiddetti lavoratori precoci. Un volume di richieste che evidentemente ha superato le aspettative da parte del Governo. Analizzando maggiormente nel merito la situazione allo stato attuale, si evince che di queste domanda circa 7 mila e 200 sono arrivate da lavoratori addetti a mansioni difficoltose mentre le domande di persone che sono al momento disoccupate sono oltre 5 mila e 700. Poco più di tre mila sono i lavoratori precoci che rientrano nella categoria di mansioni usuranti ad aver fatto richiesta, 2714 sono le persone che si occupano dell’assistenza di portatori di handicap ed infine 1127 sono lavoratori che ha un’invalidità civile almeno pari al 74%. Va ricordato che il primo termine per l’invio delle richieste scade il prossimo 15 luglio. (aggiornamento di Francesca Pasquale)
Mentre i sindacati attendono che il Governo Gentiloni sia disponibile a sedersi ad un tavolo per concertare la cosiddetta fase due della riforma delle pensioni, l’Inps certifica un vero e proprio boom di domande sia per accedere all’Ape sociale che per quanto concerne le pensioni precoci. In particolare nei primi venti giorni sono pervenute ben 31.260 domande per l’Ape sociale e 19.870 per accedere alle pensione anticipata per lavoratori precoci per un totale di 51.130. Analizzando maggiormente nel dettaglio questi numeri e focalizzando l’attenzione sull’Ape sociale, emerge come la stragrande maggioranza delle richieste (ben 22.449) sono arrivate da lavoratori disoccupati che hanno visto terminare il sussidio degli ammortizzatori sociale almeno da tre mesi. Sono 3651 le domande che sono giunte da persone che prestano servizio di assistenza a portatori di handicap grave mentre sono 2751 i cittadini con invalidità civile pari almeno al 74%. (aggiornamento di Francesca Pasquale.