È caos, una volta di più, nel mondo della scuola con la rivolta di tanti insegnanti per la vicenda-stipendi: il tutto in piene trattative per il rinnovo dei contratti statali, dove una fetta importante riguarda ovviamente gli stessi docenti della scuola pubblica statale. «Per insegnare occorre la laurea, abbiamo specializzazioni e master, al concorso ci chiedono competenze di informatica e di inglese. Eppure valiamo di meno in busta paga dei colleghi che insegnano alle medie, alle superiori e in università: non è giusto»: con queste parole promulgate a Repubblica scatta la rivolta estiva dei maestri dell’infanzia e della Scuola Primaria. Ben due petizioni sono state lanciate a Ferragosto raccogliendo complessivamente circa 10mila firme. Le richieste sono nette e chiarite nell’incipit: «Una petizione, sostenuta da insegnanti di ogni ordine e grado, reclama stipendi uguali ai colleghi europei; l’altra vuole l’equiparazione delle buste paga e delle ore di lavoro tra chi sale in cattedra in Italia, dalla materna all’università». La polemica cresce dentro al Miur anche perché la provocazione dei maestri che chiedono gli stessi stipendi degli accademici non ha trovato, come ipotizzabile, la serena accettazione delle altre categorie di insegnanti sopra la scuola Primaria. La polemica è destinata a perdurare, perlomeno, fino a settembre, quando si vedrà come il rinnovo dei contratti dei docenti verrà effettuato (e con quali risorse).
L’ACCORPAMENTO DEGLI ENTI PUBBLICI
Sul fronte dei contratti statali e del loro rinnovo peseranno e non poco i risparmi effettuati in tutti gli altri elementi della riforma Pa a firma Marianna Madia: in questi giorni di “pausa estiva” si riflette all’Aran anche delle possibile coperture economiche che saranno rese note in piena Manovra Economica d’autunno. Su queste entreranno, forse, anche i tagli dovuti e imposti dalla Riforma Madia: è di pochi giorni fa, ad esempio, la firma del Ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda sul riordino delle Camere di Commercio. «Firmato riordino Camere di Commercio. Da 95 a 60, meno costi, no “missioni” all’estero, più servizi a imprese su», ha twittato Calenda, aggiungendo poi in una nota del Mise «mira ad un maggior dinamismo dell’intero sistema imprenditoriale ridefinendone i punti di riferimento sul territorio, in ragione degli obiettivi e delle strategie comuni, e porterà risparmi importanti: una più razionale riallocazione del personale, maggiori servizi alle imprese e una rimodulazione dell’offerta anche in relazione alle opportunità del piano Industria 4.0». Il ministro Madia ha poi commentato come anche questo accorpamento rientra nel fronte della Riforma, «prosegue l’attuazione della #riformaPA: riducendo a 60 le Camere di Commercio, abbiamo abbassato i costi e aumentato la qualità dei servizi».
CRITICA ANIEF SUL MONDO SCUOLA
I sindacati e l’Aran sono ufficialmente in “pausa estiva” fino al prossimo 31 agosto ma il mondo dei contratti statali, dei dipendenti pubblici e soprattutto del mondo scuola non si ferma tra critiche e polemiche sulla riforma intentata dal ministro Madia che dal prossimo autunno dovrebbe divenire effettiva. «Mentre si prospetta un confronto contrattuale nel quale decidere le misure che serviranno a regolare il contratto del personale della scuola, si continua a parlare di scuola, in modo vecchio, come ammortizzatore sociale», spiega il segretario della Uil Scuola, Pino Turi in un duro comunicato contro il Miur e la considerazione del mondo scuola, lato docenti.
«Il film del “sono troppi, rifiutano la valutazione e per quello sono mal pagati” – ricorda attaccando ancora Turi – lo ha già girato il Governo Berlusconi poco meno di un decennio fa, e tutti sappiamo come è finita, sono stati tagliati oltre 150 mila posti e gli oltre 8 miliardi destinati all’Istruzione destinati ad altri capitoli di bilancio. Nonostante ciò gli insegnanti italiani hanno continuato ad essere i peggio pagati d’Europa».