Il tema del rinnovo dei contratti Pa coinvolge in maniera molto sentita soprattutto il comparto della scuola, che in queste settimane sta facendo sentire la propria voce con una petizione pubblica destinata al Miur. Le proteste degli ultimi mesi sono destinate a proseguire se la situazione non accennerà a migliorare. Al centro della discussione e che ha chiamato a scendere in prima linea l’Anief è la differenza in termini di stipendi e non solo tra i docenti italiani e i colleghi europei. La professione del docente, come ricorda la sigla sindacale, rappresenta forse quella a “più alto rischio di burnout”, soprattutto se si pensa all’enorme “mole di lavoro richiesta”. Ad una situazione già molto critica si vanno ad aggiungere le “pochissime risorse umane ed economiche a cui i docenti possono attingere nel miglioramento della propria condizione”. Secondo il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, la situazione degli ultimi mesi è ormai infuocata e chiede di non sottoscrivere l’accordo in quanto il lavoratore a partire dal 2018 prenderebbe solo 85 euro e non 210 euro, ovvero il minimo che gli spetterebbe. Un motivo in più, ha aggiunto Pacifico, per procedere con la richiesta di un referendum per coinvolgere in modo diretto tutte le parti interessate nell’ormai annosa questione. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
REVISIONE DEI PERMESSI
Un’altra novità che all’Aran si sta discutendo in questi mesi sotto il profilo del rinnovo Contratti Pa riguarda il settore finora ancora poco discusso dei permessi per la legge speciale 104, la quale disciplina le agevolazioni riconosciute ai lavoratori affetti da disabilità grave e ai familiari che assistono una persona con handicap in situazione di gravità. Ebbene, secondo le anticipazioni uscite dall’Atto d’indirizzo, al tavolo con i sindacati assieme all’aumento stipendi vi sarà anche una possibile revisione in materia di permessi 104. Sul piatto pare vi sia la revisione in particolare per un congruo preavviso nelle richieste all’azienda dove opera il lavoratore. Da ultimo, come spiega ancora Orizzonte Scuola, sul fronte degli aumenti stipendiali legati al salario accessorio, il testo vede questi 4 temi ancora in discussione nelle prossime settimane, «trattamenti economici correlati alla performance individuale o organizzativa; indennità correlate alle condizioni di lavoro, disagio, rischio e responsabilità; progressioni economiche; posizioni organizzative». (agg. di Niccolò Magnani)
SCUOLA IN RIVOLTA, CRESCE L’ADESIONE ALLA PETIZIONE
L’estate ancora in corso non ha fermato affatto la discussione ed il malcontento da parte dei dipendenti del Pubblico Impiego sul tema del mancato aumento degli stipendi. L’attesa è altissima in merito alla riforma che coinvolgerà anche il settore dei contratti statali ed al momento il maggiore caos si evidenzia soprattutto nel comparto scolastico, dove gli insegnanti dell’infanzia e della scuola primaria hanno iniziato a far sentire la propria voce. La richiesta resta sempre la medesima, come evidenzia il portale Termometropolitico.it, ovvero equiparare le buste paghe con quelle dei colleghi dell’Ue e degli insegnanti delle superiori. Su tal fronte si è intervenuti anche con una petizione pubblica anche se, come ribadisce il sindacato Anief, il rinnovo dei contratti statali non poterà ad una risoluzione definitiva del problema a livello scolastico. L’associazione sindacale nei giorni scorsi ha spiegato quanto sia impensabile stare in Europa ed assistere ad una enorme differenza tra i docenti di differenti nazionalità. L’incubo del precariato, infatti, nel resto del Continente è solo un incubo. Intanto prosegue la racconta delle firme della petizione che sarà poi destinata al Miur e che ad oggi ha registrato migliaia di adesioni. Un recente rapporto Eurydice ha evidenziato e confermato i dati preoccupanti sui quali si basano oggi le proteste e relativi al mancato rinnovo dei contratti: solo nel nostro Paese ed a Cipro gli stipendi dei dipendenti scolastici sono congelati da tempo. Esattamente dal 2010. Troppo per continuare a restare in silenzio. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL NODO REDDITI BASSI E PERMESSI
La discussione sul tema del rinnovo dei contratti statali va avanti ormai da mesi e forse potrebbe trovare nuove risposte in occasione del prossimo incontro tra sindacati e Aran in programma per il 31 agosto. Quando ormai le vacanze estive saranno state ufficialmente archiviate, si tornerà a parlare di un argomento molto caro ai dipendenti della Pubblica amministrazione, i cui stipendi sono bloccati da ormai 8 anni. Intanto resta ancora da sciogliere un nodo importante, quello cioè legato ai redditi bassi e ai permessi. Secondo quanto spiegato dal ministro Madia, con la riforma tanto auspicata i primi dipendenti a ricevere l’aumento medio dello stipendio saranno coloro che registrano un reddito più basso. Al centro della discussione però, si colloca anche il tema della riorganizzazione del lavoro in base alle nuove norme ed alla stretta sui permessi che va a collocarsi nella dura lotta messa in atto contro i cosiddetti “furbetti del cartellino”. Con il 2018 dovrebbero scattare ulteriori novità sul fronte dei permessi relativamente alla fruizione a ore degli stessi, ma è possibile che fino alla loro attuazione queste regole potrebbero andare incontro ad ulteriori modifiche in vista delle nuove trattative con i sindacati. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
I DUBBI DEI SINDACATI
Sono oltre 3 milioni di dipendenti pubblici ancora in attesa di uno sblocco del proprio contratto. La questione dei contratti statali, dunque, resta centrale nell’ambito della discussione politica poiché l’attesa che riguarda i lavoratori pubblici si protrae ormai da ben otto anni. Periodo, questo, che potrebbe allungarsi ulteriormente, anche alla luce delle ultime indiscrezioni emerse nelle passate ore. A porre il dubbio sui reali intenti del Governo sono i sindacati che avanzano sospetti sulla possibile quanto auspicata da tempo riuscita dell’operazione di sblocco che avrebbe come conseguenza naturale l’aumento degli stipendi della Pa. Ma da dove vengono questi sospetti? In ultimo dalle dichiarazioni del Vice di Padoan, Morando, il quale è di recente intervenuto al quotidiano La Repubblica commentando il tema pensioni e ribadendo le scarse risorse attualmente nelle disponibilità del Governo. Quest’ultimo, di fatto, starebbe puntando tutto sul rilancio occupazionale dei giovani mettendo da parte, al momento le altre problematiche del nostro Paese, tra cui l’annosa vicenda dei contratti statali bloccati da quasi un decennio. L’assenza di soldi per garantire il tanto richiesto degli stipendi del pubblico impiego, dunque, non è più un mistero e proprio ciò avrebbe fatto tremare ulteriormente i sindacati che non possono certamente restare in silenzio.
SOSPETTI DIETRO IL MANCATO SBLOCCO
Il programma del Governo per il futuro è certamente promettente sul fronte delle assunzioni ma appare di contro più buio su quello dei contratti statali e degli stipendi della Pubblica amministrazione. A quando l’ambito aumento di 85 euro lordi a lavoratore di cui tanto si parlava nella bozza di intesa siglata tra Governo e sindacati alla fine dello scorso anno? E’ questa la domanda principale, eppure ad oggi i piani dell’esecutivo sembrano altri, o almeno non orientati alla risoluzione dell’annosa questione dei dipendenti pubblici. Lo sblocco di oltre 2700 assunzioni e regolarizzazione dei precari in riferimento a vigili del fuoco e forze dell’ordine, insieme alle 52mila assunzione nel settore della scuola sembra aver portato ad ammorbidire in parte le posizioni di guerra intraprese negli ultimi tempi dai sindacati. Una sorta di “contentino” – nonostante i numeri siano importanti – per celare, forse, l’annullamento del rinnovo dei contratti statali. Un dubbio certamente concreto e sul quale stanno aumentando le domande in attesa che il Governo possa fornire le prime risposte concrete.