PENSIONE ANTICIPATA, LE PROPOSTE DI GIORGIA MELONI
Giorgia Meloni ha partecipato a un incontro elettorale organizzato all’Hotel Parco dei Principi di Bari, durante il quale ha parlato anche delle idee di Fratelli d’Italia in tema di previdenza. “Noi vogliamo reintrodurre il diritto di andare in pensione per chi ha sessant’anni d’età e quarantuno di contributi. Allo stesso modo ci impegniamo ad abolire l’automatismo nell’adeguamento del sistema pensionistico all’aspettativa di vita e anticipare la pensione sociale per chi non ha reddito a sessant’anni”. Secondo quanto riporta giovinazzoviva.it, l’ex ministra non ha nascosto che è quindi necessaria “una modifica radicale del sistema pensionistico: FdI non vuole un sistema che sia buono con alcuni e cattivo con altri, più generoso con chi va in pensione subito e meno generoso con chi ci andrà tra vent’anni. Siamo dei patrioti; la nostra patria è madre e una madre non tratta i figli in maniera diseguale”.
SALVINI: VIA LEGGE FORNERO ANCHE PER I GIOVANI
Non mancano ovviamente in questi giorni i comizi elettorali dei principali leader politici in vista del voto del 4 marzo. Matteo Salvini è stato a Pisa e in una Toscana che ha vissuto una crisi bancaria di non poco conto ha detto che “mentre il Pd pensa alle banche, noi affronteremo subito il problema del lavoro”. Secondo quanto riporta ilcuoioindiretta.it, il leader della Lega ha spiegato che in caso di vittoria alle elezioni cancellerà subito “la legge Fornero che danneggia i pensionati. Inoltre, i giovani, con l’innalzamento dell’età pensionabile, hanno più difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro”. Si è inoltro rivolto alle piccole imprese, spiegando che “renderemo la vita più facile alle partite Iva, imprenditori, commercianti e artigiani. Elimineremo tutti i cavilli burocratici che ostacolano le imprese”.
L’AUSPICIO DI ANNAMARIA FURLAN
I dati su fatturato e ordinativi delle industrie italiane per il 2017 diffusi giovedì sono stati positivi e sono stati quindi salutati con favore da Annamaria Furlan, che ha tuttavia evidenziato come i livelli pre-crisi siano ancora lontani. “Ci sono ancora milioni di disoccupati nel nostro Paese. Ora serve un patto imprese-sindacati e una riforma fiscale che dia slancio a salari e pensioni per favorire anche i consumi interni”, ha scritto la Segretaria generale della Cisl su Twitter. Una sorta di appello anche alle forze politiche a 10 giorni dal voto. Sarebbe infatti importante riuscire a intervenire sulle tasse di modo da far aumentare il potere di acquisto degli italiani, volano per la domanda interna e di conseguenza per l’aumento della produzione, capace a sua volta di creare le condizioni perché aumentino i posti di lavoro.
LAVORO DI CURA E PARITÀ, LA LOTTA CHE SERVE PER LE DONNE
Orietta Armiliato sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social da lei amministrato ricorda come sia “necessario e irrinunciabile” “il superamento della disparità di genere delle Donne ed il riconoscimento del lavoro di cura”, come è stato tra l’altro chiesto da Cgil, Cisl e Uil nella piattaforma unitaria sulle pensioni messa a punto in occasione del confronto con il Governo. Senza risolvere queste annose e complesse questioni, le donne non miglioreranno mai la qualità della propria vita a tutto tondo, familiare, lavorativa, sociale, previdenziale”, aggiunge Armiliato, evidenziando come “lavorare affinché queste istanze si concretizzino, dovrebbe essere senza meno un dovere che necessariamente la platea femminile si deve assumere per le donne di oggi e di domani”. Un lavoro che dovrà essere incessante dopo il voto del 4 marzo, quando sarà chiaro come sarà composto il Parlamento.
LE PAROLE DI GIORGIO AMBROGIONI
Giorgio Ambrogioni non ha dubbi: il Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano realizzato dal Centro studi di Itinerari previdenziali fa chiarezza su fatto che non esiste alcun “allarme pensioni”. Il Presidente della Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità pubbliche e private evidenzia in particolare come venga ribadito che “la spesa per le pensioni in Italia non è, come viene spesso affermato, pari al 18% del Pil”. “In realtà nel 2016 la spesa pensionistica italiana è stata pari a 200,7 mld lordi, cioè 150 mld al netto di tasse ed imposte che gravano sulle pensioni, a fronte di contributi per 181,1 mld”. Quindi, “la percentuale corretta pensioni-Pil è del 13,5%”. Ambrogioni ricorda poi che dai dati si capisce che “a pagare le tasse sulle pensioni, per il 90%, sono poco più del 38% dei 16,1 milioni di pensionati e di tale percentuale l’11% ne paga quasi la metà. Al contrario oltre il 51% dei pensionati sono totalmente o parzialmente assistiti dalla fiscalità generale. Non esito ad affermare che fra i pensionati che pagano regolarmente le tasse ci sono quadri, dirigenti pubblici e privati che dopo aver contribuito a coprire una quota importante dell’Irpef da lavoratori attivi, continuano, da pensionati, a versare al fisco una fetta importante dei loro redditi”.
Dunque per il Presidente della Cida tanto basta per far capire quanto siano pericolosi gli annunci riguardo interventi sulle pensioni d’oro. “Insomma, il Rapporto presentato da Itinerari previdenziali è un salutare bagno di realismo che deve indurre la politica, ma soprattutto la prossima legislatura e il prossimo governo, ad affrontare con serietà il tema delle pensioni, sfrondandolo dalla demagogia, rispettando i diritti acquisiti”.
D’ALEMA: SE CACCIAMO GLI IMMIGRATI NON SI PAGANO LE PENSIONI
A margine di in un incontro organizzato ad Avezzano da Liberi e Uguali, Massimo D’Alema ha detto che “gli immigrati che vengono a lavorare in Italia sono tanti e producono il 12% della ricchezza del Paese, se li cacciamo tutti non si pagano le pensioni degli italiani, visto che rappresentano il 15% dei pagamenti dell’Inps”. Secondo quanto riporta notiziedabruzzo.it, l’ex Presidente del Consiglio ha evidenziato che occorre “consentire una quota ragionevole di immigrazione legale e riconoscere i loro diritti e combattere immigrazione clandestina con accordi con i paesi di origine. Il tema della sicurezza va oltre l’immigrazione”. D’Alema, quindi, come Tito Boeri e altri, considera importante l’immigrazione per poter sostenere il sistema previdenziale italiano. Una tesi che è contestata da altri partiti, come per esempio la Lega.