EPIFANI E LA LEGGE FORNERO
“Il divorzio tra la sinistra e quella che un tempo si chiamava la classe operaia si è consumato sulla legge Fornero, sull’aumento dell’età, sugli esodati, sulle condizioni di vita reale dei lavoratori”. Questo giudizio sulla sconfitta elettorale di una certa parte politica arriva da Guglielmo Epifani, che è riuscito a essere rieletto, nelle file di Liberi e Uguali, grazie alla spartizione dei troppo voti presi dal Movimento 5 Stelle in Sicilia. In un’intervista a Repubblica, l’ex Segretario generale della Cgil spiega che un po’ di autocritica di fronte a quanto successo, da parte della classe dirigente della sinistra, sarebbe insufficiente: “siamo di fronte alla conclusione di un processo nel quale il senso di responsabilità ha portato la sinistra a prendere decisioni che via via hanno segnato il rapporto con i ceti popolari. Lo spartiacque, a mio avviso, è rappresentato dall’approvazione della legge Fornero, prima ancora che il Jobs Act. È lì che si consuma il divorzio. E non è un caso che sulla legge Fornero, Salvini vi abbia costruito la sua campagna elettorale mentre la questione del lavoro è rimasta ai margini delle disputa. È stato, quello della legge Fornero, un grave errore perché si è rotto lo schema che teneva insieme il senso di responsabilità, l’appartenenza ideologica e la condizione sociale proprio mentre si affievoliva il rapporto tra i ceti popolari e le reti sociali”.
Epifani, che tra il 2011 e il 2012 era a capo della Cgil, dice di rimproverarsi il fatto di non essere riuscito a far passare il principio “perché si applicasse fin dall’inizio a tutti con la formula pro rata il metodo contributivo per il calcolo della pensione. Si sarebbe evitata l’accusa, fondata, di privilegiare le generazioni più anziane rispetto ai più giovani”.
ENRICO ROSSI: SERVONO PENSIONI DIGNITOSE
Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, analizza il risultato delle elezioni politiche in un articolo pubblicato sull’Huffington Post, in cui spiega di ritenere che l’affermazione del Movimento 5 Stelle sia iniziata con lo spostamento verso il centro della sinistra. “Dopo la sconfitta, per costruire la sinistra del nuovo secolo, occorre a mio avviso tornare alle idee e ai principi del socialismo, ad una analisi critica della società capitalistica e a proposte forti e chiare per la piena occupazione, contro la precarietà e per la riduzione dell’orario di lavoro, per salari e pensioni dignitose, per una sanità, una scuola e un’università pubbliche, di qualità e accessibili a tutti”, scrive Rossi, secondo cui “le risorse per fare tutto questo si possono trovare chiedendo un sacrificio a quel dieci per cento di popolazione più ricca”.