GHISELLI (CGIL) CHIEDE RIFORMA PENSIONI STRUTTURALE
Il dibattito sulle pensioni in questa nuova legislatura è partita male: lo sostiene Roberto Ghiselli della Cgil, che però invita il nuovo esecutivo ad un confronto con i sindacati. «Con i requisiti contributivi che vengono ipotizzati verrebbero esclusi in larga misura le donne, i lavoratori delle aree più deboli del paese, chi svolge lavori discontinui. Ma anche chi ha avuto periodi di cassa integrazione, disoccupazione, malattia» ha scritto su Jobsnews. Ci sono casi, come l’Ape sociale, in cui le possibilità di accesso al pensionamento peggiorerebbero. Una soluzione per Ghiselli potrebbe essere collocare queste misure in un contesto diverso, perché non si può prescindere da una riforma «che superi strutturalmente l’impianto della Legge Fornero». La flessibilità in uscita dovrebbe essere il perno di una reale riforma per Ghiselli, che suggerisce di dare al lavoratore la possibilità di scegliere quando andare in pensione, a partire dai 62 anni. Pensa dunque a un sistema pensionistico contributivo ma corretto con elementi di equità. «Questa è la sfida che la Piattaforma unitaria del sindacato lancia alla politica e, in particolare, al Governo». (agg. di Silvana Palazzo)
MA PER QUALCUNO LA “QUOTA 100” SI APPLICA GIA’…
È tra i provvedimenti più attesi del nuovo Governo e quello per il quale Salvini e Di Maio sono attesi al varco, dopo aver ripetuto più volte nel corso della campagna elettorale (e non solo) che una delle priorità sarebbe stata la cancellazione della controversa Legge Fornero. Nonostante l’ex ministra in carica nel Governo Monti abbia ripetuto che è impossibile eliminare, come con un colpo di spugna, quella riforma, da più parti si fa notare come la cosiddetta “Quota 100” che si vorrebbe introdurre è di fatto già in vigore per alcune categorie di lavoratori, come ad esempio i camici bianchi iscritti all’Enpam, ovvero l’ente di previdenza riservato a medici e odontoiatri dato che per tali professionisti è possibile andare in pensione già una volta raggiunta la quota 97, ottenuta sommando l’età anagrafica e i propri anni di contributi. Non solo: c’è anche l’esempio degli avvocati dato che la loro Cassa Forense prevede la “Quota 100” anche se è stata alzata l’età della pensione nel loro caso, e che dal 2021 sarà stabilità in 70 anni e 35 di contributi. (agg. di R. G. Flore)
CESARE DAMIANO SULLE PENSIONI D’ORO
Bisogna intervenire sulle pensioni d’oro: lo dice Cesare Damiano del Partito democratico. «Il ministro Di Maio accolga la nostra proposta di soglia al di sopra della quale intervenire: cioè, i 5mila euro netti mensili», ha dichiarato, come riportato da Pensioni Oggi. Damiano ha ricordato che in passato per queste pensioni era stato già adottato il contributo di solidarietà e di aver congelato per un anno l’indicizzazione delle pensioni nella parte superiore alle 8 volte il minimo, cioè 4mila euro lordi mensili. Quindi per lui non c’è niente di nuovo sotto il sole… «Il punto è il metodo che si adotta per fare questo tipo di intervento. Se è quello del ricalcolo delle pensioni in essere, continuo a non essere d’accordo perché si sdogana un principio che potrebbe, in seguito, essere applicato alle pensioni più basse, quelle degli operai, come via più facile per fare, all’occorrenza, un bel po’ di cassa», ha aggiunto Damiano. L’alternativa, già sperimentata, è dunque quella del congruo contributo di solidarietà. Infine, lancia una sfida a Movimento 5 Stelle e Lega sulla flessibilità in uscita: l’ultima proposta, 64 anni e 36 anni di contributi, è troppo rigida e rischia di lasciare fuori molti lavoratori. Per Damiano è meglio puntare sulla proroga dell’opzione donna, la nona salvaguardia pensionistica per gli esodati, l’ampliamento e la stabilizzazione dell’Ape sociale, oltre che sulla pensione di garanzia per i giovani e il riconoscimento del lavoro di cura a livello previdenziale. (agg. di Silvana Palazzo)
ELSA FORNERO: “NON SI PUÒ CANCELLARE LA MIA RIFORMA”
Elsa Fornero parla a ruota libera in una recente intervista a Panorma e sottolinea un punto cruciale e dirimente per il neo Governo gialloverde: «Modificare la mia riforma è possibile ma cancellarla è velleitario. Da quello che annunciano Lega e M5s, la Quota 100 sarà realizzabile con una riduzione volontaria della pensione. È quanto prevedeva anche la nostra riforma per età di pensionamento inferiori a 63 anni», spiega l’ex ministro del Lavoro nel tanto vituperato Governo Monti. I conti poi sono il vero banco di prova della maggioranza, come è ben noto: «sono tutti d’accordo che adesso bisogna “aggiustarla”. Quando si parla di coperture si preferisce omettere che il denaro verrà preso in altri settori della spesa pubblica o aumentando il debito e dunque l’instabilità finanziaria. A pagare il conto saranno i nostri figli e nipoti». Parla poi degli attacchi ricevuti in questi tanti anni, con alcuni accenni di “squadrismo” con Salvini che non è l’unico imputato: «A volte, credo che il livello di barbarie abbia spaventato perfino Salvini. Prima ha suscitato l’odio. Poi lo ha alimentato. Non è stato tuttavia il solo», e cita l’ex ministro di Sinistra Oliviero Diliberto che intratteneva discorsi e comizi con una donna con la t-shirt addosso che esponeva “Fornero al cimitero”. (agg. di Niccolò Magnani)
PINNA E I CONTI SULLA LEGGE FORNERO
Dalle colonne del Sole 24 ore Claudio Pinna mette in avviso lo stesso Governo sul problema coperture: stando infatti ad una mera osservazione della realtà pensionistica e dal programma-contratto del Governo gialloverde, «ho molti dubbi anche perché tra i 5 miliardi ipotizzati dal Governo e i 15 dall’Inps c’è molta differenza», spiega nell’intervento l’esperto economista e attuario. L’avvertimento è chiaro e netto e arriva nella seconda parte dell’intervista della collega Isabella Della Valle: «Comunque bisogna fare attenzione perchè la storia si ripete. Ogni volta che il nostro paese ha incrementato la copertura pensionistica, quatto anni dopo è stata fatta una controriforma più restrittiva dell’originale». Secondo Pinna la spesa pensionistica italiana rispetto agli altri Paesi europei è molto vicino a quella della Grecia (al 16%) mentre nella media Ue si toccano dati fra l’8 e il 10%. Secondo lo stesso professore e attuario, la provocazione lanciata ai lettori del Sole 24 ore (e anche all’esecutivo) è semplice «I lavoratori dovrebbero risparmiare e guardare di più alla previdenza complementare». (agg. di Niccolò Magnani)
PENSIONI PIÙ LEGGERE DAL 2019
Le intenzioni del nuovo governo sul tema pensioni sembrano chiare: cancellare definitivamente la riforma Fornero. Un obiettivo considerato da molti difficilmente applicabile ma comunque non imminente al punto che, quasi certamente, non farà in tempo a disinnescare l’effetto di una delle parti meno note della riforma previdenziale varata dal governo Monti. Si tratta dell’adeguamento automatico del coefficiente di trasformazione. Secondo la riforma del 2011, per rendere sostenibile il sistema occorre variare a scadenze fisse non solo l’età del ritiro ma anche i parametri alla base della formula che serve al calcolo della pensione in base ai contributi versati. L’ultima novità emersa in questi giorni fa riferimento ad un decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso venerdì ma approvato il 15 maggio ovvero quando ancora il governo Conte non era in carica. La legge ha fissato un nuovo adeguamento che porterà ad un taglio medio dell’1,2% per chi andrà in pensione nel 2019 (ovvero fino a 300 euro in meno, come spiega Il Giornale online). L’adeguamento vale solo per le pensioni calcolate con il metodo contributivo. Solo l’ennesima beffa per le nuove generazioni di pensionati sfavorite rispetto alle precedenti che hanno avuto la pensione in base al calcolo sulle ultime retribuzioni. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PENSIONI, QUOTA 100 E QUOTA 41 NON BASTANO
“I 41 anni per la pensione di anzianità e quota 100 rappresentano alcuni aspetti importanti del problema, ma non vanno dimenticati anche i temi della flessibilità in uscita, con la possibilità di andare in pensione dopo i 62 anni non sono sufficienti dei ritocchi alla legge Fornero. È necessaria una vera riforma delle pensioni, che superi strutturalmente quell’impianto, tenga assieme risposte per tutte le generazioni e per tutte le condizioni lavorative e che sia sostenibile socialmente, partendo dalle proposte avanzate unitariamente dal sindacato con la sua piattaforma”. Queste le parole del consigliere esponente Sindacale dell’Unsic Territoriale Ribera Stefano Trafficante. Dal suo punto di vista, quindi, per quanto importanti Quota 41 e Quota 100, che tanto tengono banco negli ultimi mesi in tema di riforma delle pensioni, non sono sufficienti a risolvere i problemi del sistema previdenziale, perché resterebbe comunque in vigore il meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita e non vi sarebbe alcun strumento di protezione per i giovani e quei lavoratori che hanno una carriera lavorativa contraddistinta da discontinuità o con pochi contributi, come nel caso di chi ha un contratto part-time.
Secondo il sindacalista, inoltre, non bisogna dimenticare la situazione delle donne, per le quali occorre arrivare a un riconoscimento, ai fini contributivi, dei lavori di cura. Andrebbe poi estesa la platea dei lavori gravosi e bisognerebbe incentivare la previdenza integrativa, oltre che lavorare sulla rivalutazione delle pensioni in essere. “Ci auguriamo di poter avviare al più presto un confronto pubblico su questi temi”, aggiunge Trafficante.