CIDA, “INSISTENZA DI MAIO SU TAGLIO PENSIONI D’ORO”
Secondo la Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità (la Cida) il lavoro del Ministro Di Maio in queste prima settimane di Governo è da promuovere solo a metà: «E’ certamente condivisibile l’impegno del ministro Di Maio a favore delle piccole e medie imprese, considerate il ‘motore’ del nostro export, così come è apprezzabile il riconoscimento del ruolo della ‘risorsa umana’ all’interno del ciclo produttivo». Il punto nodoso però restano le pensioni e i proclami lanciati dal Governo gialloverde sul fronte previdenziale: «Fuori luogo ci sembra, invece, insistere sui tagli alle cosiddette ‘pensioni d’oro’ considerandole un privilegio e un modo per ‘ridare i soldi ai cittadini», ha spiegato il presidente della Cida, Giorgio Ambrogioni, dopo l’intervento del Ministro del Lavoro all’Assemblea di Confartigianato. «Dissentiamo, tuttavia, dal concetto di tagliare le pensioni medio-alte – ha rimarcato Ambrogioni- perché considerate dei privilegi. Percepire una pensione vuole dire aver versato i relativi contributi in base alle leggi vigenti: rimettere in discussione, a posteriori, questo diritto vuol dire scardinare il patto fra lo Stato e i cittadini, con il rischio di trasformarli in sudditi», conclude la nota della Cida.
DAMIANO: “OK TAGLIO PENSIONI D’ORO MA È IMBROGLIO CON FLAT TAX”
Tra i più critici già durante il suo stesso Governo sul piano pensioni, enormemente distante ovviamente dal piano Lega-M5s per superare la legge Fornero: Cesare Damiano, esponente Area Dem del Pd ed ex senatore nonché ex Ministro del Lavoro, ha espresso il suo personale commento sul tentativo di tagliare le pensioni d’oro per poter finanziare gli assegni minimi. «Siamo favorevoli al taglio delle pensioni d’oro annunciato da Di Maio. Tra l’altro la soglia di 5mila euro netti è quella indicata nelle nostre proposte di legge. Non vorrei però che dietro a questa azione si nascondesse un imbroglio: secondo calcoli matematici il costo del taglio delle pensioni d’oro sarebbe per le pensioni da 5mila euro in su di 250-300 euro al mese», spiega Damiano in una breve conferenza stampa, aggiungendo che se a quelle pensioni si applicasse anche la “tassa piatta” (flat tax) entrerebbero nelle tasche dei pensionati «1200-1300 euro al mese. Non si può propagandare un’azione giusta di riequilibrio delle pensioni per poi compensare dal punto di vista fiscale questi pensionati in modo sporporzionato», conclude l’ex senatore dem.
ALLARME CORTE DEI CONTI: “RISCHIO SPESA PENSIONI”
Risuona come un forte allarme quello lanciato stamattina dalla Corte dei Conti con direzione, evidente, il neo Governo Conte: «Nel 2017 la pur limitata dinamica espansiva della spesa pubblica è per intero attribuibile al sottosettore degli Enti di previdenza, con un aumento della spesa totale dell’1,5%, che comunque vedono drasticamente ridotto il ritmo di crescita che nel periodo 2000 -2009 aveva superato il cinque percento medio». Insomma il rischio sul bilancio dello Stato è che purtroppo si tratta ancora di gestione “fragile” dove pesano sulle casse statali la spesa per le pensioni, i mancati introiti della rottamazione che sfiorano i 10 miliardi e un futuro incerto tra i programmi lanciati dal Contratto di Governo e le difficoltà economiche di un Paese non del tutto uscito dalla crisi stagnante degli anni precedenti. Le parole dl presidente di coordinamento delle sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Ermanno Granelli, entrano nel Rendiconto generale dello Stato 2017 con l’allarme lanciato sulle pensioni di un Governo che ancora deve giustamente decidere quali provvedimenti prendere. Se però i rischi sui conti sono già fragili, andare a “forzare la mano” con mosse delicate come Quota 100 o addio all’Ape Sociale potrebbe non essere consigliabile.
DI MAIO, “PENSIONI D’ORO? UN PRIVILEGIO RUBATO”
In una lunga intervista televisiva a Stasera Italia su Rete4, il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico torna a parlare del complicato nodo pensioni, riaffermando l’intenzione del Governo di tagliare tutte le parti non contributive dalle Pensioni d’oro per poter così finanziare le minime. «Quelle non sono un diritto acquisito ma un privilegio rubato. Prendo i soldi da lì e li metto nelle pensioni minime. È una questione di giustizia», prosegue a testa bassa Luigi Di Maio, in barba ai tanti studi emersi in questi giorni che avvisano il Governo Conte della sostanziale mancanza di liquidità per poter rilanciare tutte le pensioni minime a partire “solo” da quelle d’oro. In uno studio di Repubblica, ripreso anche da Nicola Porro sul suo blog “Zuppa di Porro”, si parla della mancanza di coperture per un provvedimento che Di Maio applicherebbe a tutte le pensioni d’oro (circa 200mila in tutta Italia, dunque non proprio tantissime) tra i 4mila e i 5mila euro. La parte non legata ai contributi, spiegano i colleghi di Rep, è troppo “minima” per poter rilanciare le “minime” e scusate il gioco di parole: il 95% di quella cifra infatti è tratta dal guadagno onesto e corretto dei lavoratori anni fa, toglierlo o ridurla sarebbe un atto di profonda ingiustizia, insomma l’esatto opposto di quanto sperato invece dal Ministro.
RIFORMA PENSIONI 2018: TRA PROBLEMI E PRIORITÀ
La giornata di ieri ha visto passare sul tema pensioni una dichiarazione importante del n.1 di Confindustria, Vincenzo Boccia, che ha richiamato il Governo dopo i proclami su Quota 100 e taglio alle pensioni d’oro: «Le pensioni sono una questione ma non possono essere la questione prioritaria del Paese», è il lavoro e i giovani che devono essere il perno per le prossime riforme, sostiene il leader degli industriali con un “silenzio tombale” come risposta che è giunta dai diretti interessati. Nè Di Maio né Salvini vogliono intervenire al momento, ben sapendo come in effetti altre priorità del contratto di Governo vengono prima del piano pensioni: ma non possono in questo senso compromettersi troppo per non deludere le speranze di tanti pensionati e lavoratori che chiedono passi importanti per poter superare gli effetti della Legge Fornero. Qualcosa nella Legge Finanziaria 2018 sarà immesso, ma quel che è certo è la difficoltà di coperture e tempistiche per poter approntare un piano serio di superamento dell’attuale legge pensionistica: più probabile un aggiustamento che “anticipi” il vero provvedimento in previsione per il 2019. Nel frattempo i problemi continuano, non solo sul fronte “uscita dal lavoro” ma anche sul tema delle Quattordicesime in arrivo a luglio per diverse categorie di pensionati e lavoratori italiani: «Leggo qua e la che il Ministro Di Maio vorrebbe aumentare le pensioni minime togliendo la quattordicesima. Non scherziamo! Mi auguro non sia vero e che si tratti solo un colpo di caldo. Non si possono togliere soldi a chi ha versato 40 anni e più di contributi. Se si vuole intervenire sulle minime che si vadano a prendere le risorse dalla fiscalità generale. Niente errori e niente passi indietro», ha fatto sapere ieri il segretario generale della Spi-Cgil nazionale Ivan Pedretti, commentando le ultime dichiarazioni del ministro del Lavoro Luigi Di Maio.
ICHINO VS DI MAIO: “TAGLIO PENSIONI D’ORO? AUMENTI A 17 EURO”
Il giuslavorista ed esperto di politiche del Lavoro Pietro Ichino (ex senatore Pd) ha scritto sul suo blog questa mattina una sfilza di domande rivolte al Ministro Di Maio sul caos pensioni: viene definito “ministro-Robin Hood” ma è evidente un modo per contestare le proposte del Governo M5s-Lega sul piano previdenziale. «l neo-ministro del Lavoro Di Maio, assetato di giustizia sociale, propone il taglio della parte non guadagnata (cioè non corrispondente ai contributi versati) delle “pensioni d’oro” per aumentare le pensioni minime», scrive Ichino, che dunque si chiede cosa in concreto porterà il risultato di questa “operazione Robin Hood”. Secondo il fu collaboratore di Marco Biagi (ucciso dalle Brigate Rosse), «Secondo i calcoli più attendibili degli esperti, se per “pensioni d’oro” si intendono quelle superiori a 4000 euro al mese, al netto della perdita di gettito Irpef il risultato sarebbe di poco meno di un miliardo di euro annuo. Se distribuissimo questo miliardo ai 4,9 milioni di titolari di pensioni minime, essi riceverebbero un aumento di 17 euro al mese».