QUOTA 100, FORNERO: VOLENDO SI PUÒ FARE
Elsa Fornero è intervenuta oggi su Radio Cusano Campus, dove ha parlato anche di riforma delle pensioni. L’ex ministro del Lavoro ha spiegato nuovamente che la Legge che porta il suo nome si è resa necessaria per “evitare una crisi finanziaria che non avrebbe fatto male ai banchieri ma avrebbe fatto molto male agli italiani”. Quanto alla proposta di Quota 100 che viene dall’attuale maggioranza di Governo, ha spiegato che volendo la si può anche fare, “basta trovare i 5 miliardi, dicono loro anche se io credo che il costo sia maggiore”. Tuttavia dato che non ci sono sprechi pari a questo importo, non resta che aumentare le tasse o ridurre le spese per finanziare questa misura. A meno che non si voglia far aumentare il debito, “e questo vuol dire mettere quei 5 miliardi a carico dei giovani. Non esistono cose gratis”.
QUOTA 100, DAMIANO: PARTA DAI 63 ANNI
Quando si parla di riforma delle pensioni, ormai, si fa riferimento sempre a Quota 100, che sembra essere diventata il simbolo di quanto il Governo Conte intende fare in tema di previdenza, nonostante nel contratto tra Lega e Movimento 5 Stelle siano contenute altre misure sull’argomento. Cesare Damiano, riguardo Quota 100, dice di essere d’accordo con Renata Polverini: “Va sostenuta, ma a condizione che parta almeno dai 63 anni, che l’Ape sociale non venga abolita, ma resa strutturale, e che venga messa in cantiere la nona e ultima salvaguardia degli esodati”. Diversamente, evidenzia l’ex ministro del Lavoro, “c’è il rischio che pochi lavoratori facciano passi avanti e molti facciano passi indietro”. Questo perché al momento pare che occorra avere almeno 64 anni per poter usufruire della Quota 100 per accedere alla pensione.
QUOTA 100, IL SOSTEGNO DI RENATA POLVERINI
La riforma delle pensioni con Quota 100 che il Governo Conte potrebbe varare (anche se il Premier non ha fatto un esplicito riferimento al tema durante il suo discorso per chiedere la fiducia) incassa il sostegno di Renata Polverini e Giacomo Portas. La deputata di Forza Italia ritiene infatti che si tratti di una correzione del sistema pensionistico e non di una misura in grado di superare la Legge Fornero. E dato che il suo stesso partito sosteneva l’impossibilità di abrogare la riforma delle pensioni del 2011, l’ex sindacalista si dice pronta a votare Quota 100. “Se Quota 100 per andare in pensione è reale, non è taroccata, e se non si diminuisce il reddito di chi andrà in pensione, sono pronto a votarla”, sono invece le parole del leader dei Moderati, eletto alla Camera nelle fila del Pd, riportate da Askanews.
IL “PENALTY” DI BRAMBILLA
Sul Sole 24 ore di oggi vengono esposti i vari dubbi a riguardo del progetto pensionistico del neo-nato Governo Conte, in particolar modo sulle varie specifiche da comprendere e applicare alla Quota 100. Secondo uno dei più prossimi ad essere nominato vice ministro del Lavoro, Alberto Brambilla, è prevista una penalizzazione sull’assegno finale che possa garantire il rispetto del “target” da 5 miliardi di euro l’anno di maggiore spesa previdenziale, annunciata dalla Lega nel Contratto di Governo. Come scrivono i colleghi del Sole, «Secondo Alberto Brambilla il penalty non sarebbe per tutti: i lavoratori che hanno avuto carriere piatte e senza aumenti retributivi negli ultimi anni (situazione assai diffusa dal 2008 in poi) non subirebbero quasi alcuna perdita, mentre una sensibile riduzione potrebbe arrivare per chi ha beneficiato di aumenti salariali (fino al 9-10% per un 64enne con oltre 20 anni di contributi)». Bisogna sempre ricordare che l’accordo e il ricalcolo si regge, del tutto, sul meccanismo di superamento della Legge Fornero con la Lega che si è sempre detta d’accordo ma con il Movimento 5 Stelle che non hanno finora mai detto con “ineluttabile certezza” che approderanno a smantellare la legge dell’ex ministro del Governo Monti. (agg. di Niccolò Magnani)
PD, “ELIMINARE APE SOCIALE SAREBBE MOLTO DANNOSO”
Anche nel discorso alla Camera il tema delle pensioni è stato solo lambito senza essere un punto centrale delle discussioni in merito: o almeno, il Premier Conte ha evitato di affondare su un tema che abbiamo già visto in questi giorni essere “infuocato”, lasciando ad altri esponenti della maggioranza – in primi Matteo Salvini – il giudizio in merito agli step da sostenere sul piano previdenziale e pensionistico. «Smantelleremo pezzo per pezzo la riforma Fornero», ha fatto sapere il vicepremier, mentre intanto tra le opposizioni emergono diversi punti di contrasto al piano inserito dal Governo gialloverde nel tanto citato contratto Lega-M5s. In particolare il Pd, con Cesare Damiano, non ritiene sensato distruggere provvedimenti come l’Ape sociale o altri decisi dal Governo Renzi-Gentiloni. «Non bisogna dimenticare sempre per queste 15 categorie di lavoratori, che svolgono attività gravose, c’è anche il blocco dell’aggancio dell’età della pensione all’aspettativa di vita. Eliminare l’Ape sociale sarebbe, dunque, molto dannoso per una vasta platea di lavoratori. Si tratterebbe, al contrario, di renderla strutturale», conclude l’ex senatore dem. (agg. di Niccolò Magnani)
QUOTA 100, CAZZOLA: 5 STELLE INTORTATI DAI LEGHISTI
Giuliano Cazzola non nasconde di non aver ancora capito come il Governo Conte voglia definire la Quota 100 e la Quota 41 destinate a rimpiazzare la Legge Fornero. In ogni caso, l’ex deputato ritiene che questi interventi di riforma delle pensioni siano sbagliati nel merito, “perché si tratta di misure che guardano al passato, a una classe lavoratrice anziana, che ha cominciato a lavorare presto, con una solida storia contributiva e che si presenta alla pensione ancora giovane”. Dal suo punto di vista, poi, “considerando che la pensione di anzianità è di circa 2.200 euro al mese, che viene erogata in larga misura al nord e che nei prossimi anni andranno in pensione in questo modo alcuni milioni di pensionati destinati ad avere una vita ancora lunga davanti, direi che i 5 Stelle si sono fatti intortare dai leghisti”, perché i M5s, “si trova oggi a ergersi in difesa delle danarose pensioni padane”. Cazzola, intervistato da Il Dubbio, ha quindi ricordato che l’Ape risponde già ai problemi reali degli italiani senza smontare la riforma Fornero.
GALASSI (CONFAPI): SÌ A DEROGHE AI 67 ANNI DI ETÀ
Paolo Galassi, presidente dell’Associazione piccole e medie industrie è stato intervistato da PMI.it. A proposito di riforma delle pensioni, ha detto che dal suo punto di vista “si potrebbe pensare a misure che prevedano una gradualità”. Ha poi aggiunto che “va bene andare in pensione a 67 anni, ma introducendo anche meccanismi che consentano di ritirarsi prima o di abbassare il costo dei lavoratori più anziani attraverso la leva fiscale”. Per Galassi le urgenze per il Paese sono rappresentate dalla politica industriale dall’alto costo del lavoro. Dunque bisognerebbe privilegiare interventi su questi fronti prima di intervenire, come è pure giusto che si faccia, sulla previdenza. Più che altro tramite un sistema che consenta delle deroghe ai requisiti vigenti. Ovviamente, secondo il Presidente dell’Api, il Governo dovrà evitare l’innalzamento dell’Iva.
QUOTA 100, RIZZETTO CHIEDE UNA MODIFICA
Walter Rizzetto non nasconde di ritenere positiva l’intenzione del Governo Conte di varare una riforma delle pensioni, che sarà principalmente all’insegna di Quota 100. Tuttavia non può non notare che bisognerebbe varare una versione di Quota 100 diversa da quella che prevede di avere almeno 64 anni di età per accedere alla pensione. Se infatti si è iniziato a lavorare presto, magari a 20 anni, ci si troverà a poter accedere alla quiescenza dopo 44 anni di anzianità contributiva. “Così facendo i cosiddetti ‘lavoratori precoci’ si vedranno allontanare l’età pensionabile”, scrive sulla sua pagina Facebook il deputato di Fratelli d’Italia, secondo cui, quindi, bisognerebbe far sì che nella proposta di Quota 100 venga meno il paletto relativo all’età anagrafica. “Allo stesso modo serve eliminare il parametro della “aspettativa di vita”, vero grimaldello in mano a Istat e quindi alla Politica”, aggiunge.
Anche in un precedente post Rizzetto aveva ricordato l’importanza di “abolire il parametro ‘aspettativa di vita’”. Diversamente ci sarà sempre il rischio di creare incertezza sull’età pensionabile per gli italiani. Rizzetto aveva anche chiesto di prorogare Opzione almeno al 2019. O ancor meglio di rendere strutturale questa misura. Aveva inoltre ricordato a Luigi Di Maio, neo ministro del Lavoro, “che esistono ancora qualche migliaio di ‘esodati’”, per i quali è necessario un nuovo e si spera definitivo intervento di salvaguardia. Vedremo se queste istanze saranno raccolte dal nuovo Governo Conte e dal ministro Di Maio.