FESTIVITÀ SOPPRESSE IN BUSTA PAGA
In questo periodo si dà sempre un occhio in più alla busta paga, sia perché per qualcuno è arrivata la quattordicesima, sia perché qualcun altro attende l’eventuale rimborso derivante dalla dichiarazione dei redditi fatta tramite il modello 730. Adnkronos ricorda che nei cedolini esiste la voce “festività soppresse”, che si trova vicino agli spazi dedicati a ferie e permessi. Con tale dicitura “si indicano quei giorni che una volta il nostro ordinamento riconosceva come festività nazionali ma che oggi non lo sono più”. Dunque una volta si poteva anche stare a casa per queste festività, ora non più. Tuttavia nel caso queste ex festività cadano in un giorno lavorativo e durante la settimana, “al dipendente viene riconosciuto un permesso di cui può godere in qualsiasi momento”. Ecco quindi che le festività soppresse indicate in busta paga possono avere un’importante utilità per il lavoratore.
FESTIVITÀ SOPPRESSE, QUALI SONO
L’agenzia di stampa elenca alcune di queste feste soppresse, come “il giorno di San Giuseppe del 19 marzo, l’Ascensione del 10 maggio (39° giorno dopo la domenica di Pasqua), San Pietro e Paolo, che cade il 29 giugno (festività ancora riconosciuta a Roma), il Corpus Domini del 3 giugno 2018 (60° giorni dopo la domenica di Pasqua) e la Festa dell’Unità Nazionale del 4 novembre”. Quest’anno, tuttavia, il Corpus Domini e la Festa del 4 novembre cadono di domenica e dunque si tratta di giorni “persi” per il lavoratore. Mentre per gli altri la voce “festività soppresse” farà recuperare dei giorni di permesso da utilizzare, come detto, in qualsiasi momento, magari per togliere uno-due giorni dal computo dei giorni di ferie che vengono utilizzate proprio in questo periodo estivo e che potranno tornare utili più avanti nel corso dell’anno.