ESODATI E OPZIONE DONNA, RIZZETTO NON MOLLA
Walter Rizzetto non ha intenzione di indietreggiare rispetto ad alcune richieste riguardanti la riforma delle pensioni. “Non è possibile che nel 2018 esista ancora la sfortunata categoria degli esodati. Seimila persone escluse dalle precedenti salvaguardie, che, oltre a vivere da anni senza reddito, hanno subito un`evidente discriminazione rispetto a chi con pari diritto è rientrato nelle precedenti salvaguardie. Molte di queste persone stanno vivendo una situazione di grave disagio sociale, poiché non hanno i soldi per arrivare a fine mese”, ha detto il deputato di Fratelli d’Italia secondo quanto riportato da Askanews. Rizzetto ha anche ricordato di aver sollecitato “la proroga di Opzione donna, poiché credo in questo regime che deve diventare a mio parere strutturale, anche in una visione più ampia per gli effetti positivi che si otterrebbero sul welfare e sul tasso di natalità, riconoscendo la possibilità di andare in pensione in anticipo alle lavoratrici, a fronte di particolari esigenze familiari per svolgere il ruolo di nonne e di supporto domestico”.
PRIVILEGI SINDACALISTI, IL TAGLIO SI PUÒ FARE
Adolfo Urso chiede a Luigi Di Maio di dare il suo via libera alla circolare dell’Inps per eliminare i privilegi sulle pensioni di cui godono i sindacalisti. Il Senatore di Fratelli d’Italia fa infatti presente, secondo quanto riporta Agenpress, che Tito Boeri ha ricordato, mediante Twitter, che non ci sarebbe bisogno di una legge per un tale intervento, ma basterebbe appunto il via libero del ministero del Lavoro. “Se quanto dichiarato dal Presidente dell’Inps corrispondesse al vero, allora viene da chiedersi a quanto ammontano i sindacalisti che godono di questi privilegi e quanto si potrebbe risparmiare in futuro?”, chiede Urso, evidenziando che “se Di Maio intende dare il suo nulla osta per porre fine ai privilegi di cui godono i sindacalisti a scapito degli altri lavoratori è questo il momento giusto per farlo”.
RIFORMA PENSIONI, LA RICHIESTA DELLA CIA SULLE MINIME
Le parole di Tito Boeri hanno fatto discutere molto nei giorni scorsi e la Confederazione agricoltori italiani trova “molte ombre e poche luci” nella relazione del Presidente dell’Inps. “Le ombre riguardano soprattutto le valutazioni sulla sostenibilità del sistema previdenziale italiano, sulle pensioni e sulla demografia, dove Boeri ha esibito molti dati di comodo, facendo ancora una volta confusione tra assistenza e previdenza, cioè cercando di dimostrare che la legge Fornero è intoccabile e le future pensioni dei giovani saranno basse per colpa dei padri e dei nonni”, fa notare la Cia, ricordando oltretutto che ci sono circa 2,2 milioni di italiani che percepiscono una pensione al di sotto dei 510 euro e circa un milioni di essi sono ex agricoltori.
Una situazione che rischia di peggiorare in futuro, visto che con il sistema contributivo puro si potrebbe arrivare a incassare degli assegni inferiori ai 300 euro al mese, senza nemmeno quindi l’integrazione al minimo. La Cia ricorda poi che la spesa previdenziale italiana è pari circa al 10,1% del Pil e non al 17% come si legge in alcune statistiche internazionali. Questo perché non si tiene conto di quelle che sono le spese assistenziali e non si ricorda che sulle pensioni gravano delle tasse che tornano quindi nelle casse pubbliche. Per questo la Cia ritiene che “ci siano le condizioni concrete per aumentare le pensioni basse al di sopra del tetto minimo fissato dalla Carta sociale europea al 40% del reddito medio nazionale, che in Italia e di 640 euro”.