Per una decina di giorni anche l’attività sindacale nel nostro Paese si ferma o per meglio dire si sospende: riunioni, confronti, trattative e assemblee vengono aggiornate a fine agosto o ai primi di settembre. Ma nel riporre i dossier dalle nostre scrivanie ai cassetti o negli armadi, reali, virtuali o remoti che siano, per evitare la polvere d’ufficio e per lasciare le cose in ordine, proprio questo gesto ci richiama al fatto che la sospensione non risolve nulla, ci ripresenterà le cose per come sono.
E questo vale per tutto, in particolare per i dossier più caldi, mediaticamente esposti (anche per il numero di persone coinvolte): si chiamino Ilva di Taranto o concorsi pubblici vari, cantieri Tav e Tap, piuttosto che gli annunciati provvedimenti in tema di pensioni o di riordino degli ammortizzatori sociali collegati alle possibilità di ritrovare un lavoro.
Ciò permette a tutti gli attori una breve pausa mentre i “tecnici” continuano a lavorare, predisponendo bozze di provvedimenti, studi e ricerche, effettuando e analizzando sondaggi per reazioni e aspettative: un mondo si ferma mentre un altro continua, in particolare non si fermano i gravissimi infortuni che coinvolgono braccianti e trattoristi, i manovali del terzo millennio da dueuroesettantanoveall’orasenzavoucher, così come non si fermano i contratti brevi e precari del lavoro grigio e ai limiti della legalità!
Ma proprio qui sta il punto ovvero quello della sospensione di taluni processi, che appaiono premonitori di un cambiamento nei modelli di relazioni in cui si assumono le decisioni, siano esse di politica industriale piuttosto che di spesa pubblica e delle sue destinazioni (welfare, pensioni e pubblico impiego in primis). A settembre si ripresenteranno, come detto, Ilva, Tav e Tap (oltre ai 170 tavoli aperti al Ministero), occasioni per imboccare nuove strade di economia sostenibile in un’ottica di sviluppo e riqualificazione selettiva anche dell’occupazione o, al contrario, di regressione, un ripiegamento sui “tanti no” che fanno intravedere una sorta di decrescita dal sapore un po’ ideologico e retrò, che assicurano gli applausi a breve e tanta delusione dietro l’angolo, senza prospettiva per il Paese e per i suoi giovani. Il tutto con l’occhio ai sondaggi, per comprendere cosa fa crescere i consensi, cosa li può mantenere o quanti voti si possono perdere assumendo una direzione piuttosto che l’altra.
In ogni famiglia vi è un pensionato o un pensionando e tutti coloro che si sono cimentati su questa materia si sono “scottati”: la storia insegna che occorre assumere decisioni sostenibili finanziariamente ma anche socialmente eque, altrimenti torneremmo alla pura e semplice propaganda, illudendosi di aver “abbattuto la Fornero”. Sappiamo cosa ha significato introdurre l’Ape social e i provvedimenti che hanno tutelato alcune migliaia di persone in condizioni di lavoro più gravose di altre, fonti di grande dibattito ma anche di chiarezza circa le cose possibili e realistiche. In nome dei privilegi da cancellare sussistono i rischi che si possano incrementare le diseguaglianze, una dicotomia tra coloro che contribuiscono e coloro che ne beneficeranno, negando il primo presupposto previdenziale che è di ordine assicurativo.
Abbiamo visto un’anteprima con il milleproroghe e il Decreto dignità, corretto in corsa dai tecnici ministeriali, oltre che da un buon senso parlamentare (almeno per alcuni aspetti, ad esempio la somministrazione); prove di governo su cui l’Europa ci guarda, anche se conveniamo che abbiamo bisogno di altri sguardi da Bruxelles su altre materie e problemi.
Questa sospensione consentirà anche ai responsabili delle forze sociali, in particolare i sindacati, di riflettere su come ci si intende posizionare nei confronti della nuova maggioranza giallo-verde, nei rapporti con un Governo che consulta le parti sociali a corrente alternata, in cui tutti vengono convocati ma senza rappresentanza reale e responsabilità nell’andare a spiegare i tanti e diversi fattori presenti nelle vicende (vedi sigle e comitati vari dell’area tarantina). Auspicando che la sospensione sia per un breve e meritato periodo di riposo e non solo un semplice rinvio in attesa di capire che strada intraprendere: perché, in effetti, un po’ di confusione sotto le stelle si intravede.
Anche noi ci riposiamo un pochino, in attesa di rivederci al Meeting di Rimini per riprendere le strade di tante amicizie in azione per il bene comune e di tutti: quelle amicizie che non temono i rinvii ma che stanno dentro i processi reali delle cose per come esse sono. Dunque, per chi lo desidera, arrivederci a Rimini.