CAMUSSO: 40 O 41 ANNI DI LAVORO DEVONO BASTARE
Ieri Susanna Camusso ha chiuso le Giornate del Lavoro della Cgil a Lecce con un’intervista condotta da Marco Damilano. La sindacalista ha parlato anche della riforma delle pensioni, ricordando che se prima delle elezioni si parlava di abolizione della Legge Fornero, “ora siamo molto lontani, fermi all’annuncio della quota 100. Vengono dati numeri come al lotto”. Secondo quanto riporta il sito di Rassegna sindacale, Camusso ha spiegato che “è importante avere un sistema che non costringa i lavoratori all’inseguimento perenne della pensione. Se lavorano 40 o 41 anni deve bastare” e ha evidenziato le storture dell’attuale sistema, per cui un lavoratore edile dovrebbe lavorare fino a 67 anni sulle impalcature. Tuttavia, dal suo punto di vista, la più grande ingiustizia della Legge Fornero è “che condanna le nuove generazioni a non avere una prospettiva previdenziale”.
PENSIONI MINIME, BRAMBILLA: “SPACCANO IL SISTEMA”
Intervenendo sul palco delle “giornate del Lavoro” organizzate dalla Cgil in Puglia, è ancora Brambilla a farsi sentire sui prossimi cambiamenti pensionistici nella Manovra del Governo gialloverde. Se sulla Quota 100 le speranze ci sono nel portare a termine la riforma, sulle pensioni minime abbassate a 780 euro c’è forte scetticismo: «Se io fossi un artigiano, un commerciante, un imprenditore, non verserei più, tanto se poi devo prendere 780 euro…. spacchiamo il sistema», avverte il Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, che conferma il suo status di “totalmente contrario” al progetto avanzato da Di Maio sulle Minime. Tornando sul fronte Quota 100, Brambilla precisa «bbiamo una ape social in questo momento, ha determinate caratteristiche, più o meno queste caratteristiche coincidono con quelle dei fondi esubero e di solidarietà di banche, assicurazioni, Poste che ha ormai ha finito di operare ma più o meno era quello, e quindi diventa una necessità barra una soddisfazione di obiettivi sia da parte delle aziende sia da parte delle parti sociali in generale». (agg. di Niccolò Magnani)
BRAMBILLA: “ECCO I FONDI PER LA QUOTA 100 A 62 ANNI”
Alberto Brambilla, tra i più critici con Di Maio per la proposta delle pensioni minime, sembra invece del tutto convinto di poter portare “a casa” la proposta del vicepremier Lega Matteo Salvini sulla quota 100 a 62 anni. Secondo il presidente del Centro Studi e ricerche Itinerari Previdenziali, «si può portare Quota 100 per le pensioni rilanciando l’opzione 62+38 e compensando l’aumento della platea facendo operare i fondi di solidarietà ed i fondi esubero». All’Ansa il collaboratore fidato di Salvini (che dice di sentirsi ormai settimanalmente con il Ministro, ndr) aggiunge che tale proposta è lo stato dell’arte, «si sta lavorando sul fronte fondi di solidarietà e esubero che potrebbero dare una mano a tutto il sistema». Spiegando nel dettaglio il tipo di proposta, Brambilla conclude «Matteo Salvini ha ipotizzato che quota cento 64 con 36 fosse riduttivo ed ha rilanciato 62 con 38. Ovviamente la platea aumenta e conseguentemente è probabile quel completamento, che peraltro è nel programma della Lega ed era anche nel programma del Centrodestra cioè quello di far operare i fondi di solidarietà e fondi esubero, sul modello di quanto già accade con grande successo il settore del credito e delle assicurazioni, possa essere un complemento alla riforma in modo tale da consentire quella flessibilità che si voleva reintrodurre». (agg. di Niccolò Magnani)
COTTARELLI: “10 MILIARDI SONO TROPPI”
Fa sempre discutere la revisione della Legge Fornero da parte del Governo gialloverde: lo spiegava qui sotto Emma Bonino, citandone uno suo studio, e occorre dunque fare un passo indietro e osservare quanto nei ieri affermava Carlo Cottarelli nella sua intervista al Mattino. «Qualche aggiustamento sulle pensioni e sul reddito d’inclusione si può fare ma spendere 10 miliardi l’anno è troppo rischioso per l’Italia. Per la tenuta dei conti», rilancia l’economista ed ex premier incaricato. Sul fronte mercati e sul nodo della Manovra, le misure che il Governo Lega-M5s vuole importare nella legge di bilancio secondo Cottarelli non avrebbero le giuste tenute economiche per poter reggere alla prova dei prossimi mesi: «non vi è nessuna congiuntura internazionale contro l’attuale Governo semplicemente, vi è l’attenzione dei mercati verso un Paese che ha i conti in bilico e che dunque non può permettersi grandi stravolgimenti». (agg. di Niccolò Magnani)
EMMA BONINO CONTRO SALVINI: “QUOTA 100 A 62 ANNI? COMPRA CONSENSO”
Sulla pagina Facebook di +Europa la leader radicale Emma Bonino si scaglia contro Salvini e la proposta della Quota 100 “abbassata” fino ai 62 anni: «L’Italia è già oggi il paese che più spende in pensioni, dopo la Grecia. Lo dimostrano i dati dell’Osservatorio sui conti pubblici diretto da Carlo Cottarelli», scrive l’ex leader dei Radicali Italiani, che poi non si frena e va oltre nell’attaccare la proposta del Governo. «La proposta del vicepremier Salvini, che consentirebbe di mandare in pensione gli italiani a quota 100 dopo i 62 anni, costerebbe fino a 13 miliardi in più solo per il 2019. Soldi che si aggiungerebbero agli oltre 200 miliardi che l’Italia già spende ogni anno in pensioni. Si tratterebbe dell’ennesima tassa sui giovani e sul futuro e di un uso del bilancio pubblico per comprare consenso», spiega Emma Bonino negli stessi giorni in cui il Ministro Tria pare intenzionato a portare la Quota 100 in Manovra ma mettendo il “paletto” dei 64 anni, in pieno disaccordo con il “suo” stesso Ministro dell’Interno. (agg. di Niccolò Magnani)
BRUNO VESPA VS GOVERNO: “QUOTA 100? BRUTTO SEGNALE”
In un lungo editoriale su il Giorno, il giornalista e conduttore di Porta a Porta, Bruno Vespa, ha attaccato duramente il Governo sul fronte economico, in particolar modo proprio sulla revisione della Legge Fornero. «Abbassare l’età pensionabile da 67 a 64 anni (arrivando a 100 con gli anni di contributi) costa 11,5 miliardi. Portarla a 62 – come vorrebbe Salvini – costerebbe un miliardo e mezzo in più. L’abbiamo?» si chiede l’inossidabile re delle poltrone politiche da oltre trent’anni. In particolar modo, critica la “divisione” di risorse che Lega e M5s hanno concordato: 50% per ridurre le tasse e 50 per il reddito di cittadinanza, «ma non sappiamo se l’ abolizione della Fornero sia patrimonio comune o in quota leghista. Al ministro dell’Economia è scappato di dire che preferirebbe abbassare di un punto l’ aliquota fiscale più modesta». Non solo, per Bruno Vespa è difficile capire che cosa accadrà, «dopo che l’intero governo si è detto d’ accordo nel non superare il famoso 3% di rapporto tra deficit di bilancio e prodotto, ma non si è impegnato a portarlo troppo sotto». Dalle pensioni alla Manovra passando per il Decreto Genova, quanto fatto finora e in previsione dal Governo gialloverde è «un brutto segnale», conclude la disamina lo storico giornalista Rai. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ELSA FORNERO
Il tema della riforma delle pensioni è molto caldo e Teleborsa ha chiesto un parere su Quota 100 a Elsa Fornero, l’ex ministra del Lavoro. Dal suo punto di vista, sarebbe più sostenibile l’ipotesi di un paletto sull’età minima per l’accesso alla pensione a 64 anni. “Questa misura è forse tollerabile almeno per i primi anni della sua applicazione perché 64 anni in realtà è un’età di pensionamento persino più alta di quella media attuale (l’età media attuale è inferiore ai 63). Certo, se l’età scende a 62 o addirittura a 60, come Salvini ha chiesto, il costo sale molto sopra i 10 miliardi, fin verso i 20”. In questo senso per Fornero occorre chiedersi se “sia opportuno, socialmente ed economicamente per l’Italia di oggi, con i molti problemi strutturali che ha, destinare così tante risorse alle pensioni invece che a questi altri obiettivi: l’istruzione, il lavoro, il contrasto alla povertà, che riguarda maggiormente i giovani piuttosto che gli anziani, ma anche le infrastrutture, la ricerca, l’innovazione, ecc.”.
Quanto allo smantellamento della legge che porta il suo nome, l’ex ministra ritiene che comporti “molto più delle pure ingenti risorse finanziarie necessarie per abolirla. Quella riforma è una risposta a cambiamenti strutturali della nostra demografia e anche della nostra economia e, come tale, si propone di cambiare i comportamenti delle persone (lavoratori, imprese, burocrati e manager). Vivere più a lungo richiede dei comportamenti nuovi mentre invocare soluzioni del passato – come il ripristino delle pensioni di anzianità – rivela una totale inadeguatezza politica perché, anziché guardare al futuro, si guarda al passato”.