REDDITO DI CITTADINANZA/ Il “lieto fine” che conviene a tutti

- Giancamillo Palmerini

Nel 2019 entrerà finalmente in funzione il tanto atteso reddito di cittadinanza, che aiuterà chi è senza occupazione a trovare un lavoro

lavoro_giovane_scaffale_lapresse (LaPresse)

L’anno nuovo riparte, immancabilmente, da dove quello appena terminato ci aveva lasciato. Questo vale, ovviamente, anche per il 2019. Ciò accade anche a una delle storie più appassionanti del 2018: l’ormai noto reddito di cittadinanza promesso, e tanto atteso, e sul quale, periodicamente, ci vengono offerti nuovi dettagli più o meno spinosi e aderenti alla realtà.

Forse, però, alla fine, siamo arrivati all’happy end e a breve (?) avremo un testo ufficiale di un decreto che potremmo leggere e sulla base del quale i cittadini destinatari potranno fare la domanda per godere della misura. Sappiamo così da alcune bozze che alcuni fortunati giornalisti hanno potuto visionare che il reddito di cittadinanza sarà istituito a decorrere dal mese di aprile 2019 e il sostegno verrà erogato, dal mese successivo a quello della richiesta, per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi ma rinnovabile, previa sospensione dell’erogazione per un mese, prima di ciascun rinnovo.

I beninformati ci dicono, inoltre, che tutti i componenti “attivi” della famiglia del beneficiario (salvo alcune ragionevoli eccezioni) dovranno rispettare gli obblighi connessi alla fruizione del reddito di cittadinanza. Tutta la famiglia sarà, insomma, coinvolta nei due percorsi possibili: il “Patto di inclusione sociale” o il “Patto per il lavoro”.

Per poter godere del sostegno/sussidio sarà necessario presentare non solo un Isee complessivo entro i 9.360 euro, ma anche un reddito familiare che non superi i 6.000 euro (per un single), elevati in base alla composizione del nucleo familiare fino a un massimo di 12.600 euro, non possedere un patrimonio immobiliare che vada oltre i 30.000 euro e mobiliare non oltre i 6.000 euro elevabile sulla base del numero dei membri della famiglia e dei figli.

Il beneficiario del reddito, poi, non potrà possedere auto nuove, ossia immatricolate nei sei mesi precedenti alla domanda, o di grossa cilindrata (addirittura sopra i 1600 cc), moto sopra i 250 cc e, ovviamente, barche. Solo, quindi, se in possesso di tutti questi requisiti, il cittadino potrà, finalmente, presentare la domanda dando la sua immediata disponibilità al lavoro.

Nei trenta giorni successivi all’eventuale riconoscimento del beneficio si prevede la convocazione presso i Centri per l’impiego o i servizi sociali del Comune, ma, probabilmente, anche le Agenzie per il lavoro private, per la valutazione dei bisogni del nucleo familiare del richiedente.

Inizierà così il capitolo delle politiche attive, che sembra ancora tutto da scrivere, che dovrebbero riportare il cittadino, senza occupazione, beneficiario del reddito, nel mercato del lavoro sulla base delle proprie competenze, se necessario aggiornate, e delle richieste di un mondo delle imprese in continua evoluzione.

La sfida è certamente ambiziosa e servirà, a prescindere da come si valuti la misura, il contributo, anche critico e propositivo, di tutti perché il meccanismo, sicuramente complesso, funzioni bene a regime. Se così sarà il lieto fine non ci sarà solo per una parte del Paese, ma, come dovrebbe essere sempre, per tutta la nostra Italia.







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