La forte innovazione tecnologica che scandisce la nostra epoca ha permesso, paradossalmente per contrasto, la valorizzazione di quelle che vengono definite soft skill o competenze trasversali, soprattutto in ambito lavorativo. Ho avuto il piacere di poter approfondire questa tematica con Diego Ingrassia, CEO di I&G Management, nonché grande esperto di competenze emotive, il quale ha recentemente pubblicato un libro riguardante l’importanza delle emozioni nella sfera quotidiana.
Ci parla della nascita del suo ultimo libro, Il cuore nella mente?
In un momento storico in cui siamo costantemente sottoposti a una moltitudine di informazioni, in una società sempre più rapida che non è abituata a fermarsi per riflettere, penso sia molto importante trovare un momento per sé stessi, un momento in cui leggere e riflettere sulla propria persona. Viviamo in una “società del fare” e sono pochi coloro che hanno voglia di dedicare tempo alla dimensione dell’essere. Ma quando leggiamo siamo noi a scandire il tempo di ogni parola, per dare il tempo e il giusto respiro a ogni emozione, questo ci aiuta ad acquisire maggiore consapevolezza emotiva.
È utile approfondire la propria conoscenza emotiva?
Occorre ammettere che siamo piuttosto analfabeti in campo emotivo, per la semplice ragione che nessuno ci ha mai insegnato nulla in proposito. Basti pensare a quando da piccoli ci veniva detto che non si doveva piangere “perché se vuoi diventare grande devi imparare a controllare le tue emozioni”. È importante invece esplorare e conoscere le nostre emozioni. Oggi sappiamo, ce lo ha insegnato il premio Nobel per l’economia Richard Thaler, che esse sono all’origine di ogni processo decisionale. Su questi temi è stato pubblicato recentemente un Atlante delle Emozioni, nato dall’amicizia tra il Dalai Lama e Paul Ekman, che noi rappresentiamo in Italia, di cui abbiamo curato appunto l’edizione italiana. Si tratta di un’opera che raggruppa e descrive tutte le competenze emotive, frutto della sintesi del contributo dei massimi ricercatori al mondo in questo campo. Possiamo definirlo un dizionario delle emozioni, un’opera importante che getta le basi per una diffusa alfabetizzazione emotiva.
Come possono essere utili le competenze emotive in ambito aziendale, ad esempio per la leadership?
Ognuno di noi abita due domini: emotivo e cognitivo. Impropriamente, per molti anni, abbiamo cercato di separarli, di renderli autonomi, quando in realtà sono strettamente connessi tra di loro. Pensiamo a un manager che vive, ad esempio, la paura del giudizio o la paura di non essere all’altezza. Queste emozioni condizionano inevitabilmente il suo stile di leadership, perché se non riesce a gestire queste emozioni, se non riesce a diventarne consapevole e ad applicare strategie adeguate, utilizzerà con i propri collaboratori una leadership meramente formale, e quindi obsoleta: “Io sono il capo e quindi tu fai questo perché te lo dico io”. La leadership che invece dobbiamo far crescere è di tipo carismatico e l’educazione emotiva aiuta a realizzarla, permettendo, ad esempio, di relazionarsi con i propri collaboratori comprendendo le loro emozioni per sviluppare meglio il loro talento.
Parliamo dei falsi miti per cui, ad esempio, in una negoziazione non si dovrebbe far trasparire alcuna emozione.
È impossibile non far trasparire emozioni perché non possiamo scegliere quali emozioni provare, ci accadono e basta. Il tema è duplice: da una parte una persona che non trasmette emozioni viene spesso percepita come poco empatica e, di conseguenza, difficilmente avrà un successo di tipo relazionale, dall’altra parte la manifestazione delle emozioni è spesso funzionale alla situazione. Dobbiamo solo imparare ad avere più fiducia delle nostre manifestazioni emotive, imparando prima a conoscerle e poi a saperle gestire strategicamente.
(Luca Brambilla)