Tra i – fortunatamente pochi – veri e propri serial killer del nostro paese, sicuramente le cosiddette Bestie di Satana occupano nell’immaginario collettivo un posto in primissimo piano, specchio di una ribellione giovanile che negli anni ’90 non fece fatica a fare della violenza la sua ragione nel mondo, covando risentimenti insensati all’interno delle sottoculture underground, abusando di ogni tipo di droga reperibile e nascondendosi dietro ad un falso satanismo: proprio le Bestie di Satana saranno protagoniste questa sera della puntata – in onda nella prima serata di Rai 2 con Francesca Fagnani – di Belve Crime, con la preziosa testimonianza di Mario Maccione che fece parte del gruppo criminale.
Partendo dal principio, è bene ricordare giusto a grosse somme che la storia delle Bestie di Satana risale ai tardi anni ’90 e ai primi 2000: complessivamente ad oggi si è appurato che almeno 9 persone facevano stabilmente parte del gruppo, con numeri (e mai accertati) altri proseliti che militarono più o meno a lungo tra le loro file “anarchiche”; mentre di fatto a loro sono stati ufficialmente imputati tre omicidi e un’istigazione al suicidio, ma si crede che il numero effettivo di vittime sia pari a 18 senza che siano mai state, però, trovate effettive prove per reggere una possibile accusa in tribunale.
La subcultura del satanismo acido che ispirò le Bestie di Satana: droga e omicidi nella Lombardia degli anni ’90
Al di là della certamente difficile e triste storia delle Bestie di Satana, qui è più interessante soffermarci su quell’ambiente del tutto particolare – ed ancora oggi parzialmente attivo – dal quale originò il gruppo: tutti i membri, infatti, frequentavano la scena underground dell’heavy metal della Lombardia degli anni ’90 che in quel periodo era fortemente suggestionata dal black metal finlandese i cui membri si professavano adoratori di Satana e muovevano forti critiche agli ambienti religiosi, arrivando addirittura ad incendiare le chiese e a profanare le tombe.
Un satanismo – tanto quello finlandese, quando quello professato dalle Bestie di Satana – che nulla c’entra con il movimento effettiva religioso che venera l’angelo esiliato dal Paradiso e che negli anni è stato incasellato nel termine “acido“: si tratta di una pseudo corrente satanista tipica dei giovani emarginati (e da qui la diffusione negli ambienti underground e metal), dedita soprattutto all’abuso di droghe e alla criminalità con l’adorazione di Satana che diventa più una scusa per decolpevolizzare le proprie azioni.
Oltre alle nostrane Bestie di Satana, negli anni in tutto il mondo sono stati parecchi gli appartenenti al satanismo acido che si sono macchiati di ogni tipo di reato: un esempio certamente lampante è il famoso serial killer Charles Manson che fondò una vera e propria famiglia di assassini pseudo satanisti che indusse a compiere numerosi omicidi, assalti e rapine; mentre più collegato alla figura delle Bestie di Satana fu certamente il cosiddetto Black Metal inner circle fondato in Norvegia da Oystein Aarseth al quale poi – dopo l’omicidio – subentrò Varg Vikernes.