L'Unesco ha iscritto le Domus de Janas in Sardegna nella lista del Patrimonio culturale mondiale: cosa sono le case delle fate dell'era prenuragica
Si è riunito nei giorni scorsi a Parigi il Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco che ha iscritto decine di nuovi siti culturali del mondo nel patrimonio da preservare e tutelare, premiando anche la Sardegna e le sue “Domus de Janas“, ovvero le famose “case delle fate” che costellano l’isola: si tratta, per la nostra bella penisola, del 61esimo sito riconosciuto dall’Unesco, testimonianza diretta dal valore culturale che l’Italia ha da offrire al mondo intero.
Partendo dalla notizia vera e propria, è utile ricordare che complessivamente l’Unesco si era trovato a decidere sulla candidatura di una 30ina di nuovi siti in qualità di Patrimonio culturale mondiale, scegliendo in Italia le sole Domus de Janas: sul territorio sardo se ne trovano più di 3mila e quelle riconosciute dall’Unesco sono in totale 17, tra quelle che si trovano ad Alghero, quelle di Bonorva, di Castelsardo, di Goni e di Villaperuccio, simili tra loro e – al contempo – profondamente diverse.
Similmente, oltre alle Domus de Janas nel patrimonio da tutelare troviamo anche siti come i famosi castelli di Ludwig II in Germania (precisamente a Neuschwanstein, Herrenchiemsee, Linderhof e Schachen), i megaliti di Carnac in Francia, i centri minoici della Grecia e – esternamente all’Europa – gli ex siti di detenzione del cambogiano regime dei Khmer Rossi, la aree archeologiche dei monti Mandara in Camerun e il monte Mulanje in Malawi.
Cosa sono le Domus de Janas premiate dall’Unesco: l’antica storia delle “case delle fate” in Sardegna
Restando, però, in Italia, è interessante soffermarci sulle Domus de Janas per ripercorrere brevemente la loro millenaria storia che ci riporta indietro fino al tardo Neolitico e all’Età del Rame – grosso modo tra il 4000 e il 2700 avanti Cristo -, periodo in Sardegna noto come era “prenuragica”: famose anche con l’appellativo di “case delle fate”, concretamente si tratta di vere e proprie tombe ipogee scavate nelle rocce sarde.
Il nome delle Domus de Janas richiama la credenza popolare che voleva fossero – oltre che tombe per i morti – delle vere e proprie residenze in cui dimoravano le janas, ovvero delle piccole fate che giudicavano, positivamente o negativamente, gli esseri umani premiandoli o punendoli per il loro operato in vita; mentre al di là del folclore, a livello archeologico sono vere e proprie opere frutto dell’ingegno e dell’operosità umana, tra Domus de Janas che si presentano spoglie, altre che sono state finemente incise con simboli che rappresentano ancora un mistero per gli storici e altre ancora che si presentano come vere e proprie case, con porte, travi e pilastri al loro interno.