I giudici francesi hanno tolto l’Eliseo a Marin le Pen, ineleggibile per 5 anni. Una sentenza politica sospetta e contraria allo stato di diritto
Ineleggibile perché colpevole di appropriazione indebita di fondi europei. Nell’ambito del processo agli ex assistenti parlamentari dell’allora Front National, Marine Le Pen è stata condannata a 4 anni di reclusione (di cui 2 in libertà con braccialetto elettronico), una multa da 100mila euro e 5 anni di ineleggibilità con esecuzione provvisoria. Il termine non inganni: l’effetto della sentenza è immediato e spegne di fatto le ambizioni presidenziali della leader storica del Rassemblement.
Secondo il tribunale di Parigi, Le Pen avrebbe avuto un “ruolo centrale” nel retribuire con fondi Ue gli assistenti parlamentari degli eurodeputati del suo partito fuori dagli incarichi previsti dall’europarlamento. L’avvocato di Le Pen ha detto che la leader presenterà ricorso, ma i margini consentiti dalla legge in questo caso sono minimi, perché l’ineleggibilità si applica senza attendere l’esito dell’appello.
La sentenza “è una negazione dello stato di diritto, con il chiaro obiettivo di impedire a Marine Le Pen di correre per la presidenza” spiega al Sussidiario Marianna Rocher, dirigente del RN per i Paesi Med. “Questa Unione Europea fa fuori le alternative politiche attraverso la magistratura politicizzata. Bayrou, che ha fatto le stesse cose di Le Pen, è stato assolto”.
Solo gli sviluppi potranno dire se Jordan Bardella è veramente il “piano B” del partito. Nel frattempo Le Figaro pubblica a caldo un sondaggio secondo il quale per francesi su 10 la condanna di Le Pen non costituisce un handicap per il RN.
Marianna Rocher, la decisione del Tribunale penale di Parigi è un colpo durissimo.
La decisione di inidoneità con esecuzione provvisoria è una negazione dello stato di diritto, e priva Marine Le Pen di qualsiasi possibilità di ricorso sospensivo. L’esistenza di due gradi di giudizio è uno dei fondamenti dei diritti di tutti i cittadini nel mondo. Non ci troviamo più di fronte a un giudizio provvisorio, ma a una vera e propria “esecuzione”.
È una sentenza politica?
Sì, e l’obiettivo è chiaro: impedire alla favorita delle prossime elezioni presidenziali – 37% di intenzioni di voto al primo turno secondo l’ultimo sondaggio IFOP – di presentarsi alle elezioni.
Fa discutere la sanzione di ineleggibilità. Perché?
Perché l’ineleggibilità automatica introdotta dalla legge Sapin II nel 2016, a cui fa riferimento la sentenza della Corte, non si applica al caso in questione, dato che i reati contestati sono precedenti a tale legge (entrata in vigore nel 2017, nda).
Le Pen è stata ritenuta colpevole di appropriazione indebita di fondi europei. La pena è proporzionata alle accuse?
Marine Le Pen e il Rassemblement National sono innocenti. Il presidente della Corte ha riconosciuto che non c’è stato alcun arricchimento personale o corruzione, né per Marine Le Pen né per nessuno degli imputati. Il caso dei fondi relativi agli assistenti parlamentari, avviato dieci anni fa da due esponenti socialisti, Martin Schulz e Christiane Taubira, si basa su un disaccordo amministrativo riguardante il ruolo degli assistenti parlamentari. La pena è chiaramente sproporzionata.
Perché la Corte non ha riconosciuto le ragioni della difesa?
Perché questo è un processo politico, un attacco alla democrazia. Ripeto, l’obiettivo è eliminare dalla scena politica il candidato che potrebbe ottenere il 37% dei voti al primo turno.
Per contestare la decisione della Corte, il RN impugnerà la legge mediante una Questione prioritaria di costituzionalità (QPC) che la Corte di Cassazione potrebbe rinviare al Consiglio Costituzionale. Si può essere ottimisti?
Recentemente è stata votata la nomina a presidente del Conseil Constitutionnel di Richard Ferrand, un grande amico di Macron. Questo dice tutto. Inoltre Bayrou, l’attuale primo ministro, che ha fatto le stesse cose di Le Pen, è stato assolto!
Cosa significa oggi questa sentenza?
Il candidato più amato dai francesi non può più correre in Francia. I giudici, eliminando politicamente Marine Le Pen, intendono cancellare quella metà del Paese che si stava preparando a votarla. Nessuno poteva immaginare che sarebbero arrivati a tanto, tale è la gravità di questa decisione e le sue incalcolabili conseguenze.
Le Pen non è il primo caso in Europa di candidato anti-sistema tolto di mezzo per via giudiziaria.
Questo è evidente. È il solito metodo di questa Unione Europea: far fuori le alternative politiche attraverso la magistratura politicizzata. L’indipendenza della magistratura è un pilastro fondamentale dello stato di diritto. I giudici dovrebbero applicare la legge in modo imparziale, basandosi sui fatti e sul diritto, non su preferenze politiche personali o pressioni esterne.
E non lo hanno fatto, pare.
Quando un sistema giudiziario inizia a perseguire “nemici politici” invece di applicare la legge in modo equo, si compromette gravemente il principio di separazione dei poteri e si rischia di trasformare la giustizia in uno strumento politico. Allo stesso tempo, è importante che le critiche alla magistratura siano basate su elementi concreti e non diventino a loro volta strumenti per delegittimare decisioni scomode o interferire con l’indipendenza dei giudici.
Adesso cosa succederà? Bardella si candiderà al posto di Marine Le Pen?
Ci rifiutiamo, come partito, di rispondere a questa domanda, perché lo scandalo democratico che si sta svolgendo sotto i nostri occhi non può essere ignorato. Stiamo esaminando ogni possibile ricorso per restituire al popolo francese la sua libertà democratica.
(Federico Ferraù)
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