L’appuntamento è per oggi, 28 marzo, al Teatro Aurora di Scandicci, dove si conclude l’edizione numero 19 del convegno Le Vie d’Europa, che Diesse Firenze e Toscana organizza ogni anno con l’obiettivo di sviluppare una nuova cultura letteraria tra gli studenti, quest’anno invitati a occuparsi dell’opera di Gilbert Keith Chesterton.
È stata l’occasione, spiega Giovanna Lazzarin, insegnante di Lettere nel III IC Briosco-Zanella a Padova, per un confronto intenso e creativo sull’opera del grande romanziere, che ha portato i ragazzi a riflettere sui temi dell’amore, della giustizia, del perdono, facendo proprie la meraviglia e la gratitudine con cui l’autore affronta il mondo e le sue storie. Oltre alla soddisfazione di un confronto franco e aperto con i propri compagni e docenti (900 in tutto) per qualcuno ci sarà anche quella di un premio per il lavoro svolto.
Come sta crescendo, rispetto alle prime edizioni, il progetto “Le Vie d’Europa”?
Il progetto Le Vie d’Europa… sui passi di un autore è oggi alla sua 19esima edizione. Credo di poter dire che il progetto sia cresciuto molto, perché siamo cresciuti noi insegnanti che, di edizione in edizione, ci siamo reciprocamente formati con momenti di riflessione critica pre e post lavoro nelle classi. Oggi noi preferiamo parlare di percorso formativo per studenti e insegnanti.
Perché Chesterton? Qual è il valore educativo di un percorso come quello dedicato a lui per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado?
Il valore educativo del percorso deriva dal metodo: lettura in classe ad alta voce, analisi, confronto alla ricerca del significato che il testo offre, paragone con esso, lasciando ampio spazio alla creatività che tutto questo veicola. La proposta di lavorare su Chesterton è stata sì audace, ma alla luce dei risultati che nel corso di questi mesi abbiamo osservato, anche alla portata di giovani lettori in fieri. Nella scuola secondaria di primo grado si affrontano i generi letterari, la lettura dei gialli di Padre Brown ci ha coinvolti molto.
Il tema di quest’anno riprende una frase di Uomovivo: “A wind sprang high, like a wave of unreasonable happiness” (“Un vento si levò alto, come un’onda di irragionevole felicità“). In che modo questa espressione riflette l’esperienza dei ragazzi nel confrontarsi con Chesterton?
Leggere Uomovivo è stata una sfida dentro la sfida, ma una volta entrati nel testo, Chesterton ci ha travolti con il tema del cambiamento possibile, quindi con la ricerca della felicità con la F maiuscola. Una mia alunna mi ha detto che, secondo lei, la chiave per entrare nel romanzo è proprio l’aggettivo unreasonable, perché “è così raro che l’uomo si metta davvero alla ricerca della felicità da sembrare irragionevole”. Parlava del mondo che vede attorno a sé.
Gli studenti hanno lavorato per mesi sulle opere di Chesterton, anche in lingua originale, producendo racconti, tesine e opere artistiche. Che cosa di Chesterton li impressiona di più e quali aspetti hanno colpito di più lei?
Sono rimasti molto colpiti dal tema della meraviglia e della gratitudine che Chesterton porta a galla, sia dalla lettura dei racconti che da Uomovivo. Io sono decisamente colpita dal fatto che ragazzi così piccoli si siano lasciati provocare da personaggi e situazioni ambientati in un contesto abbastanza distante dal nostro; si sono interrogati su tematiche come l’amore vero che arriva al sacrificio, l’invisibilità sociale, la giustizia e il perdono.
L’evento culmina oggi in una giornata di incontro e confronto al Teatro Aurora di Scandicci. Cosa si aspetta da questo momento e quale messaggio vorrebbe che gli studenti portassero con sé dopo questa esperienza?
L’evento di oggi realizza il passo conclusivo del lavoro svolto nelle classi, dove sono sorte osservazioni critiche in forma di riflessioni e richieste di chiarimenti. Gli insegnanti le hanno già potute condividere con il comitato didattico de Le Vie d’Europa.
Dall’analisi e dallo studio dei contributi così pervenuti deriva la sequenza di domande che saranno poste stamattina, direttamente dai ragazzi, e alle quali risponderanno in parte le insegnanti del comitato didattico, in parte i ragazzi stessi, grazie alle riflessioni che hanno saputo formulare e che offriranno a tutti. Si scopriranno così lettori autorevoli. Vagliare i contributi dal basso per arrivare a una interpretazione condivisa di ciò che si è letto rende i partecipanti protagonisti e non appena spettatori. Io desidero che i miei alunni vivano l’apprendimento così. Se poi succede, auguro a ciascuno di loro la soddisfazione di uno dei premi che la giuria assegnerà.
(Marco Tedesco)
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