COSA SUCCEDE DOPO LA SENTENZA SUL TERZO MANDATO NEL NORD: LO “SCUDO” DELLA LEGA SULLE REGIONI
La sentenza della Corte Costituzionale sul terzo mandato vietato alle Regioni con statuto ordinario rappresenta un bel punto a capo per le speranze di alcuni Governatori (e partiti) in merito alle prossime Elezioni Regionali: in particolare la Lega Veneta di Luca Zaia non potrà presentare il più stimato e amato Presidente regionale dell’ultimo decennio, giunto al doppio mandato consecutivo. Così non potranno fare Fedriga e Fontana nel 2028 quando Lombardia e Friuli torneranno alle urne: per questo motivo in seno al Centrodestra si discute da tempo su quali rapporti di forza potranno esserci in futuro tra candidati di Lega, FdI e Forza Italia.
Il criterio del “domina chi finisce davanti alle urne” può valere alle Politiche ma non vale nelle Regioni dove le coalizioni si presentano a sostegno di un candidato nominato mesi prima: secondo più ricostruzioni politiche in questi giorni prevedono uno “scudo” messo in campo dal Carroccio per provare a rivendicare tutte e tre le Regioni amministrate nel nord Italia negli ultimi 10 anni. Non sarà facile, anche perché oggi il primo partito della coalizione è Fratelli d’Italia, nonostante la crescita importante della Lega ad inizio 2025 dopo una flessione importante negli ultimi due anni.
Nel Congresso Federale chiusosi a Firenze una settimana fa il leader e segretario rinnovato Matteo Salvini ha dettato la linea: ove possibile, la Lega punta a mantenere candidati nei territori dove è stato ben amministrato dalle giunte leghiste di Centrodestra. Nessun braccio di ferro con il Governo, semmai il rinnovare la richiesta di poter indicare un altro candidato dopo Zaia, così come con Fontana e Fedriga fra tre anni.
Il punto è l’ascolto del territorio dove negli ultimi anni il Carroccio, attorno ai propri Governatori, ha giocato un ruolo importante: proporre un candidato non nella scia di Zaia in Veneto, ad esempio, metterebbe a rischio la vittoria alle urne altrimenti data come quasi scontata. Secondo quanto emerge però nei ragionamenti (più mediatici che altro, va detto) è che con la Lega che potrebbe mantenere il Veneto, potrebbero aprirsi spazi per FdI di Giorgia Meloni in Lombardia o in Friuli (con un’evidente preferenza dei meloniani per la regione tra le più importanti d’Europa).
Secondo il deputato lombardo in FdI, Marco Osnato, occorre ascoltare il territorio e poi giungere ad un accordo senza strappare nulla: «la coalizione non è divisa», ha sottolineato nella sua ultima comparata in tv il parlamentare di Fratelli d’Italia, spiegando però che il suo partito è cresciuto nel Nord e potrebbe dire la sua nelle prossime Elezioni Regionali. Al Congresso della Lega è emerso un importante endorsement di Salvini al lavoro compiuto da Alberto Stefani con la Liga Veneta, nel riunire le due anime storiche del Carroccio in Veneto: questo significa che dunque a “rischio” potrebbe essere maggiormente la Lombardia nelle prossime Regionali 2028?
ROMEO E FONTANA “DIFENDONO” LA LOMBARDIA: IL REBUS NELLA MAGGIORANZA
A tema posto nell’ultimo Congresso Federale, il nuovo segretario della Lega Lombardia Massimiliano Romeo ha chiarito che la scelta sarà libera della coalizione, ma che occorre ragionare anche con Giorgia Meloni il fatto che le Regioni dove governa la Lega «possano anche rimanere tutte alla Lega, è parte integrante del Nord» ed è giusto avanzare richieste in quanto partito fortemente territoriale. Concorde anche il Governatore lombardo Attilio Fontana in una intervista a “La Stampa” di oggi 13 aprile 2025, quando ricorda che la Lombardia non può affatto essere un «oggetto si cambio», nonostante l’accordo finale sarà comunque preso come sempre dal vertice dei leader tra Meloni, Salvini, Tajani e Lupi.
A tutto questo si aggiunge l’importante appuntamento del 2026 con le Elezioni Comunali a Milano, dove il “derby” FdI-Lega potrebbe riproporsi nuovamente: va detto in tutto questo rebus su quanto potrà succedere da qui fino al 2028 con le Elezioni in Lombardia, un dato fino ad oggi ha sempre mandato in scacco le opposizioni di sinistra; alla fine un accordo su nomine e candidati è sempre stato trovato dal Centrodestra, non questo senza problemi o nomi rivelatisi poi sbagliati alle urne.
Ma l’arzigogolato “retroscena” sulla presunta trattativa che vi sarebbe tra Salvini sul Viminale e i candidati delle Regioni del Nord appare ben più lontana dalla realtà di quanto non possa mai “augurarsi” il campo largo per provare a scardinare il Settentrione dal Centrodestra. È certo che si discuterà, questo sì, anche perché difficilmente FdI (e Forza Italia) accetteranno di far rimanere tutti e tre alla Lega Friuli, Lombardia e Veneto: ma è anche vero che servirà capire a ridosso degli appuntamenti elettorali quali saranno le reali forze in campo tra consensi, sondaggi e risultati raggiunti.