LEGGE DI BILANCIO/ “Fisco e pensioni, ecco come dare certezze a giovani e imprese”

- int. Nicola Rossi

Per Nicola Rossi la spesa pensionistica va rimodulata, non aumentata. Vietato ballare: il Governo deve fornire certezza e stabilità

Meloni, conferenza fine anno Giorgia Meloni, presidente del Consiglio (LaPresse)

Coperta corta, invito alla prudenza, ragionare in termini di legislatura. La legge di bilancio è un argomento da maneggiare con la massima cautela per il Governo, che tramite Giorgia Meloni e il ministro Giancarlo Giorgetti sta definendo il quadro entro cui muoversi per tagliare il traguardo di questo importante appuntamento dell’attività dell’esecutivo.

Un invito alla prudenza sottoscritto anche da Nicola Rossi, professore di economia politica all’Università di Roma Tor Vergata e membro del cda dell’Istituto Bruno Leoni, che prova a dare alcune indicazioni sulle possibilità di azione. Per il cuneo fiscale e gli aiuti sulle spese energetiche ci sarebbero le risorse. Per quanto riguarda le pensioni, invece, non bisogna aumentare la spesa, anche per non peggiorare la situazione dei giovani, cioè delle pensioni di domani. “L’importante – spiega Rossi – è garantire la stabilità”.

Ma per la crescita la legge di bilancio non può bastare: bisogna semplificare la vita delle famiglie e delle imprese, vero motore dello sviluppo.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista della legge di bilancio invita alla prudenza e alla serietà. Da dove nasce questa preoccupazione?

Spesso non ce ne rendiamo conto ma il prodotto principale di una legge di bilancio deve essere la stabilità, la certezza, per gli imprenditori e per le famiglie, in maniera che gli imprenditori possano investire e le famiglie possano consumare o risparmiare come ritengono meglio. Se questa certezza e questa stabilità non ci sono il danno è enorme. Noi misuriamo la legge di bilancio andando a vedere se ci sono soldi per questo o quell’intervento, ma la prima cosa è, appunto, la certezza della direzione di marcia. E da questo punto di vista la presidente del Consiglio fa benissimo a prendere la strada che sta prendendo. La prudenza è dettata da queste esigenze. Dopo di che, nell’ambito delle risorse disponibili, si farà quello che il Governo riterrà più opportuno fare.

Ma ci sono elementi dello scenario internazionale o interno che rischiano di minare questa stabilità?

Siamo noi che la potremmo minare. Basta andare con la memoria ai primi tre anni della passata legislatura: ogni anno, arrivati in questo momento, ”si ballava”. Non sapevamo cosa sarebbe successo con l’Europa e sui mercati per via del debito pubblico. Questo è il contro-esempio di cosa significano manovre in grado di minare la stabilità del Paese.

Al di là dei giudizi sulla mancanza di risorse sono state indicate delle priorità. Su queste il governo riuscirà a intervenire?

Credo che il primo punto in agenda sia proseguire con il taglio del cuneo fiscale, il secondo l’aspetto demografico. Le risorse per continuare con il taglio del cuneo mi pare di capire che ci siano, per quanto riguarda gli sgravi legati al prezzo dei carburanti per le fasce meno abbienti credo che l’incremento di gettito derivante dalla stessa fonte negli ultimi tempi lo consenta. Per la parte demografica si tratta di vedere cosa vogliono fare.

Molti invocano un intervento corposo sul tema della denatalità. Come realizzarlo?

L’idea che i soldi risolvano tutto è un po’ risibile: la questione demografica è innanzitutto di prospettiva. Se non diamo prospettiva ai giovani e alle famiglie come pensiamo che possano decidere di fare figli? Non è solo una questione di costi, che c’è. Il punto di fondo è un altro: qual è la prospettiva? Andando indietro nel tempo scopriamo che l’Italia faceva figli proprio nel momento in cui le condizioni economiche erano molto difficili, perché veniva data alle famiglie la prospettiva di un futuro migliore, costruito con le loro mani, non con il bilancio dello Stato.

Ma questa prospettiva come è possibile iniziare a garantirla?

Noi siamo stati drogati dalla stupidaggine colossale per cui il benessere del Paese dipende dal bilancio dello Stato, che invece non può fare niente. L’unica cosa che può cambiare le nostre sorti siamo noi stessi, le famiglie e le imprese, il lavoro delle famiglie e delle imprese. Keynes diceva: “Gli uomini politici sono schiavi di qualche economista defunto”. In questo caso gli uomini politici italiani sono stati schiavi dello stesso Keynes nella maniera peggiore, pensando che spendendo un po’ di soldi a debito si sarebbero risolti i problemi. Vediamo chiaramente che non è così.

Sempre Giorgia Meloni dice che bisogna “ragionare in termini di legislatura”: meglio realizzare quello che si può ora e cercare di programmare il prossimo futuro?

Mi sembra molto sensato, molto ragionevole.

Sulle pensioni arrivano richieste da parte dei partiti della maggioranza, la Lega chiede Quota 41 e mette l’accento sul tema stipendi, Forza Italia rispolvera l’aumento delle pensioni minime. C’è margine di manovra in questo senso?

Sulle pensioni abbiamo fatto discreti disastri proprio in quei famosi tre anni della scorsa legislatura. Mi auguro che non si ripetano quegli errori. Il problema principale sono le pensioni che i ragazzi avranno domani, non quelle di chi sta per andare in pensione adesso. La spesa pensionistica bisognerebbe ritoccarla al suo interno per vederne la composizione, ma non incrementarla.

Uno dei progetti annunciati è stato quello della riforma fiscale: dobbiamo aspettare tempi migliori per realizzarla?

Se il Governo avrà il coraggio di intervenire sulle spese fiscali, non credo. Bisogna intervenire sui bonus che abbiamo elargito a piene mani in questi ultimi anni.

Quali sono allora le indicazioni di massima che deve seguire il Governo per realizzare la legge di bilancio?

Occorre insistere nella linea della prudenza, perché la stabilità è l’obiettivo di fondo per consentire alle imprese e alle famiglie di costruire la crescita. Che le forze di maggioranza chiedano quello che per loro è rilevante è del tutto normale, ma devono capire qual è l’obiettivo politico di fondo. Dobbiamo ripartire dalla convinzione che la crescita la fanno le famiglie e le imprese, non la fa il bilancio dello Stato. Basta guardare i numeri: abbiamo speso molto, penso al Superbonus in particolare, ed è stato un fuoco di paglia. Bisogna fare in modo che la vita per famiglie e aziende sia più facile, per consentire loro di muoversi più agevolmente. Nella legge di bilancio non si scrivono le mille procedure amministrative che ci vincolano o le modalità del nostro rapporto con il fisco. Nella riforma fiscale ci sono alcune disposizioni che vanno nella direzione di rendere più semplice il rapporto tra il fisco e il contribuente. Di questo abbiamo molto bisogno.

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