Leo Gassmann, fresco vincitore del Festival di Sanremo 2020 nella categoria Nuove Proposte, sarà tra gli ospiti di questa sera della trasmissione “Una storia da cantare”. Il figlio di Alessandro e nipote di Vittorio, nonostante il suo trionfo in finale contro la talentuosa sedicenne Tecla Insolia, ha mantenuto i piedi per terra, mostrando grande maturità a dispetto della giovane età. “Ho vinto Sanremo, ma nella mia vita, ora come ora, non cambia veramente nulla. Mi ero promesso già prima di salire sul palco del teatro Ariston che avrei continuato a fare le stesse cose di sempre dopo il Festival, a cominciare dagli studi universitari”, ha commentato il ragazzo davanti ai giornalisti in conferenza stampa, raccontando poi di non essersi lasciato andare a follie o ad eccessi per celebrare il suo successo: “Sono andato a cena con il mio team e con Matteo Costanzo, che mi ha aiutato negli arrangiamenti del mio brano. Non volevo esagerare troppo”. Leo Gassmann ha inoltre svelato un curioso e tenero retroscena che riguarda il rapporto con suo padre, l’attore Alessandro: “Lui da sempre mi chiama Pippo, è un soprannome che mi ha dato da quando sono nato perché mi piacevano molto i cartoni animati di Topolino”.
LEO GASSMANN: FRA UN ANNO TRA I BIG?
Leo Gassmann, dopo il successo fra le Nuove Proposte, potrebbe ripresentarsi nel 2021 a Sanremo nella categoria riservata ai big della musica italiana. “Sarei onoratissimo, ma intanto passerà un anno nel quale bisognerà continuare a crescere per tornare all’Ariston”. D’altronde, il ragazzo è un vero e proprio cultore del Festival della canzone nostrana. “Da piccolo – ha svelato ai giornalisti – ho sempre seguito il Festival. Sanremo fa parte della nostra cultura e, personalmente, non me ne sono perso uno. La prima volta che ho cantato quasi mi mancava il fiato per l’emozione, su quel palco si avverte un’energia particolare, il mio corpo ha iniziato a tremare tutto. Frammenti degli artisti che hanno cantato sono rimasti in quel teatro”. I suoi preferiti, anche extra Sanremo? “Vasco Rossi, Jovanotti per la positività che mette in ogni canzone che scrive, e poi Dalla, Fossati, Tenco, Brunori Sas… Tanti cantanti secondo me dovrebbero essere citati, se non tutti, perché sono tutti unici a modo loro”. Infine, una considerazione sulla propria arte: “Nella mia musica, anche nel disco uscito ieri, utilizzo molto le sonorità angloamericane. Sono affascinato dai gruppi inglesi rock. Con Matteo Costanzo abbiamo fatto quest’album cantautorale italiano, spero che sia il sound che potrà accompagnarci nei prossimi anni”.