Dai primi discorsi di Leone XIV emergono già alcune questioni e indicazioni che andranno probabilmente approfondite con il tempp
Il Pontificato del Santo Padre Leone XIV è iniziato da poco più di una decina di giorni e già si possono intravedere alcune questioni di non poco conto che andranno approfondite con il tempo.
In primo luogo, emerge come centrale il tema della pace, tematica richiamata già molte volte, ma che viene staccata, nella narrazione, dal suo contesto: il Papa parla della “pace di Cristo”, come già disse dalla loggia delle benedizioni e pochi giorni dopo al corpo diplomatico accreditato: “Nella prospettiva cristiana la pace è anzitutto un dono: il primo dono di Cristo: «Vi do la mia pace» (Gv 14,27)”.
Accanto a questa il Pontefice ha subito puntualizzato, sempre nell’intervento ai diplomatici, che non può esserci pace senza giustizia e verità (“Da parte sua, la Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione. La verità però non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna”).
In questo particolare caso è da notare come siano già state esaltate in senso critico e “di chiusura” le parole di Leone XIV a riguardo della famiglia (“società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società”, Rerum novarum), senza guardare l’orizzonte più ampio entro cui le pone, cioè in un discorso dove pone l’accento su pace, giustizia e verità, parole “che costituiscono i pilastri dell’azione missionaria della Chiesa e del lavoro della diplomazia della Santa Sede”, declinate in una prospettiva cristologica.
Un altro tema già emerso è quello riguardante l’unità della Chiesa, con particolare riferimento al suo discorso alle Chiese orientali e alla loro particolare liturgia, che rimane in comunione con Roma ed è segno d’unità pur in una differenza che rimanda in ogni caso a Cristo: «La legittima varietà di liturgia e di disciplina orientale […] ridondi a […] grande decoro e utilità della Chiesa» (Leone XIII, Orientalium dignitas). Un particolare tratto che emerge è il suo continuo rimando, quasi scontato dato il nome che ha scelto, a Leone XIII: nel caso delle Chiese orientali il Santo Padre ha usato le sue parole anche per dire che «la conservazione dei riti orientali è più importante di quanto si creda» (Leone XIII, ibid).
Altri temi come l’educazione e la comunicazione emergono dagli incontri avuti con i Fratelli delle scuole cristiane e con i Rappresentanti dei media. Con questi ultimi in particolare, citando il discorso della Montagna (Mt 5) ha chiesto a ognuno di “portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla. La pace comincia da ognuno di noi”.
È interessante notare questa attesa per le sue parole, mediatica e non solo, unita a una certa emozione nei confronti del Papa, testimoniata ad esempio dagli applausi che accompagnano il successore di Pietro: è vero che da un lato l’essere una figura “nuova” porta un periodo “di luna di miele” (questo è vero in politica, forse di meno quando si parla della Chiesa) e dall’altro che il Santo Padre ha da subito mostrato un volto mite e umile, tanto da commuovere con la sua emozione mentre salutava la folla al termine del Conclave.
Rimane in ogni caso interessante notare come non è il volto quello che si attende, come ha testimoniato la folla il giorno dell’elezione, ma Pietro. E, con Pietro, quello che egli indica, che poi è sempre Cristo. Che, a ben guardare, è la chiave di lettura di tutti i temi posti da Leone XIV in questi primi giorni, sulla scia dei suoi predecessori, nella tradizione della Chiesa.
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