Letizia Paternoster la sera del 13 agosto è stata coinvolta in un incidente piuttosto grave mentre gareggiava, contro altre 25 avversarie, per il titolo europeo ad eliminazione. Si tratta di una delle gare ciclistiche più difficili e rischiose, ogni tre giri in pista si corre uno sprint che porta all’eliminazione di una delle contendenti. La gara procedeva tranquillamente, però dopo circa 15 giri, un boato. Letizia Paternoster cade a terra dopo che, a 50 km orari, la contendente polacca al titolo europeo l’ha tamponata.
Subito per la campionessa si teme il peggio, i medici corrono in pista e la circondano di teli, ma dopo qualche minuto Letizia Paternoster risponde agli stimoli. Arriva la barella e la porta via, da quel giorno è in ospedale, dal quale ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. “Dell’incidente non ricordo nulla”, ammette la campionessa, “ho un buco di memoria totale dalla sera precedente alla gara al mattino dopo, quando mi sono ritrovata distesa su questo letto di ospedale”. Confessa anche di non aver voluto rivedere le immagini dell’incidente, “mi bastano il dolore, la radiografia della clavicola rotta in quattro parti e le sette viti che la tengono assieme dopo 4 ore di sala operatoria”.
Letizia Paternoster: “sogno l’oro alle olimpiadi, e vicino al letto ho una bici”
Nonostante il grande dolore, il vuoto di memoria, la paura e l’apprensione di parenti e amici, Letizia Paternoster ammette che le è andata bene, “mi sono svegliata, posso muovermi e tornare a gareggiare”. Si tratta, d’altronde, del terzo incidente grave nella sua carriera, ma per la campionessa nessuno di questi è stato sufficiente a farle abbandonare il suo sogno, espresso anche in un “delirio strutturato” dopo l’incidente, quando secondo il racconto di Marco Villa, commissario tecnico azzurro, Letizia pensava di essere alle Olimpiadi di Tokyo.
Ma promette anche di farsi trovare preparata, “vicino al letto tengo una bici da camera su cui salirò appena potrò”. In fin dei conti, per quanto il ciclismo su pista sia pericoloso, “la spericolatezza è parte di me”, e Letizia Paternoster ricorda quando era bambina e “mi buttavo in Bmx nei boschi dietro casa, ero matta e senza inibizioni, ma sapevo controllare i rischi”. Ma Letizia rimane anche proiettata all’immediato futuro, perché a “metà ottobre voglio provare a difendere il titolo Mondiale a Parigi”, con l’importante supporto del suo allenatore e della squadra, “le Fiamme Azzurre”.