Come Charles Péguy, migliaia di giovani pellegrini hanno camminato verso Chartres, cuore della tradizione cattolica e devozione mariana
“Stella del mattino, inaccessibile regina, / Ecco che noi marciamo verso il vostro illustre cuore / Ed ecco qui il nostro povero amore, / Ed ecco l’oceano della nostra immensa pena“.
Il pellegrinaggio a Chartres deve molto al poeta e scrittore convertito in età adulta Charles Péguy (1873-1914), figura emblematica di una importante stagione del cattolicesimo francese, che due volte si recò a piedi a Chartres per deporre i suoi tormenti al cospetto della Regina del cielo, riportando così in auge una tradizione che proveniva direttamente dal Medioevo.
Analoga impressione la cattedrale di Chartres aveva probabilmente suscitato in un altro grande scrittore francese, di una generazione precedente, Joris-Karl Huysmans (1848-1907), fine esteta ed emblema del decadentismo, che nel romanzo La Cathédrale (1898) vi ambienta una delle tappe dell’itinerario di conversione al cattolicesimo e di crescita interiore del suo eroe e alter ego Durtal.
Costui, approdato alla fede dopo una vita di eccessi giunti fino alla soglia dell’occultismo, decide di trasferirsi da Parigi a Chartres, seguendo un anziano amico sacerdote, proprio per essere più vicino alla Vergine, oltre che per immergersi quotidianamente nell’incanto artistico, simbolico e spirituale della cattedrale.
Perché la cattedrale di Chartres incanta, su questo non c’è ombra di dubbio: rosoni e vetrate di incomparabile bellezza, il portale reale, con una raffigurazione di Cristo in maestà che vale più di un trattato di teologia… e la potenza mistica di un luogo sacro che è la rappresentazione sotto forma di pietra e vetro della civiltà medievale, della sua più alta spiritualità, della sua sapienza simbolica.
Da sempre consacrata a una speciale devozione alla Madre di Dio (fin dall’epoca dei druidi, secondo la leggenda!), i pellegrini per secoli hanno venerato nella cattedrale di Chartres la reliquia del velo della Vergine, percorrendo lunghi itinerari a piedi per porsi sotto la sua protezione, come Péguy, come Huysmans, in un santuario che ha svolto un ruolo unico nella storia della Francia cristiana.
Una storia che continua, grazie al pellegrinaggio di Pentecoste Parigi-Chartres, Notre-Dame de Chrétienté, ormai giunto alla 43esima edizione e, per certi aspetti, divenuto quasi un fenomeno mediatico.
Per quarant’anni non ne ha parlato nessuno, al di fuori di una cerchia abbastanza ristretta, ma alla fine, sui media francesi, la notizia è esplosa come una bomba: ogni anno, il sabato che precede la Pentecoste, migliaia di ragazzi si mettono in cammino da Parigi per raggiungere in tre giorni (percorrendo cento chilometri) la cattedrale di Chartres.
Da ultimo, l’eco di questo fenomeno che scuote la Francia laica e secolarizzata è giunta anche in Italia, tanto da suscitare l’attenzione di Avvenire. Il quotidiano, infatti, ha dedicato al pellegrinaggio di Chartres un ampio articolo nel quale si sottolinea giustamente come, tra i segni di rinascita di “un cattolicesimo che è sempre più minoranza, ma una minoranza sempre più consapevole e convinta” nella Francia contemporanea, il pellegrinaggio di Chartres sia una delle espressioni “più scenografiche e in crescita”.
I numeri parlano da soli: 16mila pellegrini due anni fa, 18mila pellegrini l’anno scorso e 19mila quest’anno, ma considerando che non tutte le richieste sono accolte a causa degli enormi problemi logistici. E, se il pellegrinaggio è in tutto e per tutto francese, non mancano numerosi gruppi che arrivano da tutta Europa, Italia compresa, e anche dall’America.
D’altra parte, Notre-Dame de Chrétienté, lo si potrebbe intuire già dal nome, è un pellegrinaggio dalle caratteristiche peculiari, perché nasce e cresce all’interno del popolo che, negli anni del post-concilio, è rimasto fedele alla liturgia romana tradizionale.
L’attaccamento al rito romano antico, i concetti di Tradizione e Cristianità, la regalità sociale di Cristo, la critica serrata al laicismo e al nichilismo, l’amore per la propria identità religiosa, culturale e nazionale, un’appassionata devozione per la santa Vergine, sono tutte caratteristiche distintive di un pellegrinaggio che alla sua prima edizione, nel 1983, vide la Messa solenne conclusiva celebrata sul sagrato. Su un altare provvisorio collocato a ridosso di un portale serrato, perché il vescovo di Chartres aveva negato la celebrazione in cattedrale ai “tradizionalisti”.
Tanta acqua è passata sotto i ponti da allora e, sebbene le tensioni e le diffidenze non siano mai venute meno, ora il vescovo di Chartres, mons. Philippe Christory, percorre addirittura un tratto di strada con i giovani pellegrini e partecipa sempre alla Messa solenne di fine pellegrinaggio.
E li vedrà, immaginiamo, i volti di questi ragazzi, stravolti dopo tre giorni di marcia con poco sonno, poco cibo, poca igiene personale, eppure pieni di un entusiasmo contagioso, che fa di questo annuale momento a Chartres un’esperienza emozionante e commovente.
Ragazzi che pregano, partecipano ai lunghi riti della liturgia di un tempo, marciano e cantano portando con sé innumerevoli bandiere, con la gioiosa fierezza di aver ricevuto qualcosa di prezioso che a loro volta trasmetteranno a chi verrà dopo. È un popolo cristiano in marcia, che, oggi come ieri, rivolge alla Chiesa la stessa richiesta, umile ma ferma: tra tanti sperimentalismi e innovazioni, lasciateci fare l’esperienza della Tradizione!
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