Qual è il meccanismo di fondo delle nostre scelte politiche? Di solito le attribuiamo all’aspettativa di benefici e alla nostra visione del mondo. Certo. Ma siamo sicuri che si parta da qui? Stephen Porges, neuroscienziato americano che da decenni studia il funzionamento del Sistema nervoso autonomo (SNA), ha dimostrato che la ricerca della sicurezza è la bussola inconsapevole che orienta tutte le nostre scelte.
Anche se ci comportiamo da padroni del mondo, la nostra vita dipende da moltissimi fattori fuori dal nostro controllo, e tutti siamo nelle mani gli uni degli altri molto più di quanto riusciamo a renderci conto. Possiamo quindi ipotizzare che il bisogno di sicurezza influenzi le scelte politiche, e che “farci sentire sicuri” sia la priorità dei politici. Ma in che modo noi umani cerchiamo la sicurezza?
Porges descrive tre modalità attraverso le quali il nostro SNA, costruito in milioni di anni, cerca di metterci al sicuro. La prima, che risale a 500 milioni di anni fa, ci spinge a cercare la sicurezza isolandoci, come fa la tartaruga quando si ritira nel proprio guscio.
La seconda, apparsa 400 milioni di anni fa, ci porta a cercare la sicurezza attraverso l’attacco e la fuga, come fanno i leoni e le gazzelle. Queste modalità sono entrambe difensive, rispondono al principio di sopravvivenza e ci portano a ricercare la sicurezza contro gli altri. La terza modalità, comparsa 200 milioni anni fa con l’avvento dei mammiferi, ci porta a ricercare la sicurezza insieme agli altri perché risponde al principio biologico di connessione.
A seconda del come cerchiamo di metterci al sicuro, cambiano il funzionamento del corpo, la visione del mondo, i nostri comportamenti. E cambia la dinamica tra domanda e offerta politica. Le offerte politiche, coscientemente o meno, si rivolgono sempre al come ricerchiamo la sicurezza.
Quando i politici si pongono come garanzia di fronte a pericoli ineluttabili rispetto ai quali noi siamo impotenti, stanno parlando alla parte più antica del nostro SNA: state nella tana, vi proteggiamo noi. In questo caso, la gerarchia politica viene usata per alimentare paura, passività e isolamento tra cittadini che, illusoriamente, mettono la loro domanda di sicurezza nelle mani dell’“onnipotente” leader di turno.
Quando l’offerta politica mantiene saldamente il focus sul nemico, invece, sta stimolando la modalità di difesa basata sull’attacco/fuga. In questo caso, la priorità dell’offerta politica è farci sentire costantemente minacciati da nemici alimentando la rabbia e l’aspettativa che saranno eliminati. Come? Attraverso gerarchie politiche e valoriali che alimentano la guerra: guerra fatta con le parole, con i provvedimenti… anche con le armi.
Ma anche qui si tratta di una pura illusione. A parte le difficoltà oggettive di eliminare “il nemico”, come dimostrano gli studi di Porges, quando il SNA è in modalità difensiva rimane sempre e comunque in allerta perché il nostro corpo è neurologicamente incapace di sentirsi al sicuro: in pratica, dobbiamo continuare a difenderci perché non ci sentiamo mai sufficientemente sicuri. Con il rischio di distruggerci a vicenda.
Ed ecco perché l’evoluzione ha selezionato il principio biologico di connessione: siccome da soli non possiamo sopravvivere, noi umani nasciamo cablati per connetterci con gli altri. E le esperienze di sicurezza che costruiamo insieme agli altri sono le uniche che ci fanno sentire al sicuro. Ma c’è di più. Le vie neurali della connessione sono le stesse che preservano la nostra salute, ci fanno sentire bene e ci permettono di diventare la parte migliore di noi stessi. Quando siamo connessi, infatti, ci viene facile ascoltare, parlare con trasparenza, rimanere lucidi, trovare soluzioni che coniughino al meglio interessi particolari e generali perché sentiamo di appartenere a qualcosa di più grande.
Attenzione, però. I politici che si mettono al servizio del principio biologico di connessione non sono “buonisti”: devono saper far valere gli interessi che rappresentano portando avanti battaglie anche dure quando serve, ma coltivando una visione più ampia e prospettica basata su eccellenti capacità progettuali e un’autentica cura per il bene comune. Certo, l’offerta politica è tradizionalmente caratterizzata da gerarchie di difesa.
Ma sapete una cosa? Porges ha descritto la struttura del SNA essa stessa come una gerarchia che funziona, nella sua parte più arcaica, come strumento di difesa e, nella sua parte più evoluta, come strumento di connessione. Se ci pensate, anche le gerarchie create dalla politica possono andare in queste due direzioni: le “politiche difensive” investono sui confini, le “politiche di connessione” lavorano per creare terreni comuni. Forse possiamo ispirarci, elettori e politici, al funzionamento del nostro corpo? Scopriremmo che la gerarchia di connessione è da sempre nostra.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.