Il CEO di JP Morgan Jamie Dimon ha avvertito del "problema" dell'Europa: la frammentazione rischia di ripercuotersi soprattutto sugli USA
È un’analisi cruda e realistica sul futuro di un mondo sempre più frammentato quella fatta dall’Amministratore delegato della banca – la più grande statunitense – JP Morgan Jamie Dimon nella sua consueta lettera annuale agli azionisti, mettendo in fila quelli che crede essere i “grandi problemi” del Vecchio continente che finiranno – a suo dire inevitabilmente – per ripercuotersi anche sugli Stati Uniti, suggerendo un nuovo approccio che aiuti l’Europa a uscire da un’impasse che si è creata da sola negli ultimi decenni.
Nella lettera, infatti, Dimon ha avvisato i suoi azionisti che “l’Europa ha un vero problema“, lodando quelle “meravigliose cose” fatte dal punto di vista della “sicurezza” e criticando alcune scelte politiche che “hanno allontanato le imprese, gli investimenti e l’innovazione“: un problema – sottolinea ancora Dimon – del quale sono al corrente solamente una minima parte dei leader europei, sostenendo che la situazione per tutti gli altri (appunto, la maggior parte) è “veramente dura”.
Ad avviso di Dimon, infatti, è sicuramente da elogiare l’approccio pacifico dell’Europa e la creazione di una moneta unica oggi piuttosto forte, ma restano particolarmente critiche le difficoltà a raggiungere un accordo interno su un tema fondamentale come la difesa: il risultato è che a fronte di un Vecchio continente frammentato, “verremo danneggiati anche noi (..) perché è un alleato importante sotto ogni aspetto, a partire dai valori comuni”.
Dimon mette in guardia gli azionisti: “Senza aiuti dagli USA, l’Europa è spacciata e ne pagheremo noi le conseguenze”
Secondo Jamie Dimon, ciò che oggi gli Stati Uniti dovrebbero fare per evitare un’ampia e complessa crisi interna, è mettere in campo una “strategia a lungo termine per aiutare gli europei a diventare forti”, andando in netta controtendenza rispetto al presidente Donald Trump che fin dal suo insediamento alla Casa Bianca ha duramente criticato l’Unione Europea, sostenendo che stia andando incontro alla “cancellazione della civiltà” e promuovendo – contestualmente – l’ormai nota politica dell’America First.

Una posizione – quella di Dimon – che sembra, però, essere in controtendenza anche rispetto alle sue stesse azioni visto che solamente lo poche settimane fa ha annunciato un nuovo piano dal valore di 1,5 miliardi di dollari per sostenere gli investimenti statunitensi nella Difesa; stanziando anche altri 10 miliardi a favore delle aziende USA affinché abbiano modo di sostenere gli elevati costi necessari per espandersi, innovare e accelerare la produzione interna.
