Torna a serpeggiare in tutta la Libia – e in particolare nella capitale Tripoli – la paura di una violenta escalation militare su larga scala tra i miliziani ribelli raccolti sotto l’egide dell’autoproclamato ‘Governo di stabilità nazionale’ guidato dal generale Kalifa Haftar e il Governo di unità nazionale GNU – riconosciuto internazionalmente come legittimo – guidato da Abdul Hamid Dbeibah: l’oggetto degli scontri scoppiati nelle ultime ore sarebbe (ovviamente) il controllo della capitale Tripoli; mentre la ‘goccia che ha fatto traboccare il vaso’ dopo mesi di apparente stabilità è stata l’uccisione da parte del governo regolare di Abdel Ghani al-Kikli, influente capo della milizia Support and Stability Apparatus (SSA) che risponde ad Haftar.
La situazione in Libia – insomma – è complessa, ma prima di arrivarci è bene fare un passo indietro per ricordare che il paese africano si trova in un costante stato di instabilità almeno dal 2011 dopo che venne deposto Muammar Gheddafi: attualmente il paese è diviso tra ovest ed est, con il primo governato – appunto – dal regolare governo GNU che gode del supporto dell’occidente e il secondo caduto nelle mani della famiglia Haftar; il tutto reso ancor più complesso dall’esistenza di decine di milizie più o meno regolari delle quali all’occorrenza si servono entrambi i governi.
In questo contesto si inserisce la milizia di Abdel Ghani al-Kikli – la SSA citata in apertura – che manteneva il controllo militare sulla capitale affiancando l’esercito regolare ed altre milizie (tutte filogovernative) come la Forza congiunta di Misurata, la 444esimaa brigata e la 111esima brigata: da tempo né la SSA, né lo stesso al-Kikli – però – rispondevano più alle indicazioni ufficiali al punto che si è iniziato a temere che avesse deciso di spostarsi sotto la sfera d’influenza di Haftar, con il rischio che Tripoli potesse finire nelle mani dei ribelli dato che proprio la SSA era la milizia più influente nell’area.
Caos in Libia: gli scontri a Tripoli dopo l’uccisione del generale ribelle al-Kikli dividono il governo regolare
Compresi i retroscena possiamo tornare al presente, o meglio a lunedì quando da Tripoli è stata diffusa la notizia dell’uccisione di al-Kikli: il comandante sarebbe finito vittima di un agguato assieme agli agenti della sua scorta personale e l’identità sarebbe stata confermata più tardi dopo il trasporto della salma in ospedale; mentre dopo un iniziale momento di dubbi sul responsabile dell’uccisione, è stata la 444esima brigata (lo ripetiamo: filogovernativa) e rivendicare il raid eseguito su ordine del capitalo Mahmoud Hamza.
Prima di rivendicare l’uccisione – però – la stessa brigata 444 ha anche organizzato diversi attacchi contro gli edifici e le sedi della milizia SSA che si trovavano a Tripoli, sostenendo che nonostante qualche lieve scontro sarebbero riusciti ad assumere il controllo di tutti gli obbiettivi e ad arrestare decine e decine di miliziani ribelli: l’ONU – con la sua missione in Libia – aveva espresso grandi preoccupazioni per gli scontri armati in aree densamente abitate, ma la 444esima brigata – rivendicando l’uccisione e gli attacchi – aveva assicurato che era stata riportata la calma in tutta Tripoli.
Calma evidentemente del tutto apparente perché in mattinata è stata diffusa da diversi media libici la notizia di nuovi scontri a fuoco nella notte tra ieri ed oggi in diverse aree di Tripoli che avrebbero coinvolto la 444esima brigata e le cosiddette ‘Forza speciale di deterrenza’ (un’altra milizia affiliata al governo ribelle, presente a sua volta nella capitale, nota come Radaa): lo scontro si sarebbe esteso fino alle file governative visto che il primo ministro Dabaiba – forte sostenitore della Brigata – si è visto voltare le spalle dal Consiglio Presidenziale – che a sua volta sostiene il Radaa – e secondo l’analista libici Jalel Harchaoui le prossime ore quasi certamente saranno “estremamente movimentate e ricche di ripercussioni” per l’intera Libia.