Un licenziamento a sfavore del caregiver con 104 è ritenuto illecito. Ecco cosa ha detto la recente sentenza della Cassazione.

Una recente sentenza ha chiarito l’eventuale legittimità o men del licenziamento del caregiver che prende la 104. In verità la Cassazione ha ritenuto l’azione “illecita”, ma vediamo di chiarirci meglio e approfondire l’emendamento.

Il caregiver che lavora per un familiare invalido, è una figura che per l’appunto, assiste i soggetti che si trovano in stato di invalidità grave o gravissimo. Il 3 luglio è stata emanata una circolare che ha definito le regole sui licenziamenti.



Il licenziamento di una caregiver con 104 è lecito?

La sentenza a cui si fa riferimento è la numero 18063 dello scorso 3 luglio. Nella stessa si è evinto che il licenziamento di una caregiver con 104 non è ammesso, neppure qualora il lavoratore abbia rifiutato un “cambio d’ora” proposto dal suo datore di lavoro.



Nello specifico il contenuto faceva riferimento ad un ricollocamento ad un altro impiego, che però prevedeva una incompatibilità oraria con l’attività principale. A tal proposito, se il datore di lavoro avanzasse per questo solo motivo un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, la richiesta verrebbe rigettata.

Il settore del caregiver è privo di tutele, e se non ci fosse neppure una norma che regolamenti i licenziamenti si potrebbe paragonare ad una “anarchia o quasi” totale. Ma cosa hanno detto i giudici a tal proposito?

Obbligo di repêchage

Per i giudici il licenziamento nei confronti di una caregiver con 104 abbiamo detto che è illegale. Per rientrare nelle situazioni ammesse e legittime il datore di lavoro deve proporre all’impiegato una eventuale ricollocazione (ancor prima di recedere dal contratto di lavoro).



La giurisprudenza fa riferimento al noto obbligo di repêchage, ovvero un atto di solidarietà nei confronti dei cittadini che percepiscono la Legge 104. Nel caso specifico, il datore deve dimostrare di non voler più collaborare ma avendolo fatto nella piena trasparenza e soprattutto adottando un atteggiamento oggettivamente corretto.

In caso contrario il datore di lavoro – per Legge – può incorrere a delle sanzioni per non aver rispettato i principi descritti dalla normativa vigente.