Un ex assistente di volo della United Airlines ha citato l'azienda in giudizio: il caso di Ruben Sanchez, licenziato solamente perché è cattolico

Si è chiusa la primissima partita di una battaglia legale che si preannuncia già come lunga e complessa e che sta coinvolgendo la compagnia area United Airlines, il sindacato Association of Flight Attendants (o semplicemente CWA) e l’ex assistente di volo 52enne Ruben Sanchez, originario dell’Alaska e nella forza lavoro della compagnia per poco meno di 30 anni: un caso che si è aperto in seguito a una denuncia da parte dello stesso Sanchez che ritiene di essere licenziato a causa delle sue idee religiose fortemente cattoliche.



Partendo proprio dal caso in esame, dobbiamo tornare indietro fino al 2023 quando Sanchez intrattenne – su di un volo notturno della United Airlines – un dialogo con un collega nel quale espressero entrambi le loro idee cattoliche, ragionando anche sull’argomento del Pride che si sarebbe aperto di lì a poco: l’assistente, dichiaratamente omosessuale, in quell’occasione criticò – pur senza insulti – l’idea che una persona possa cambiare sesso.



Pochi giorni dopo, un anonimo utente su Twitter (poi diventato X), accusò apertamente Ruben Sanchez si aver espresso in quel breve dialogo un odio per le persone di colore e idee “anti-trans”: la denuncia arrivò all’attenzione dei vertici di United Airlines che avviarono un’indagine sulla presenza social dell’assistente di volo, disponendo poi l’immediato licenziamento dell’uomo dopo aver individuato 35 post condivisi su Twitter che – a loro avviso – avrebbero mancato di “dignità, rispetto, professionalità e responsabilità” alla compagnia area.



La causa intentata da Ruben Sanchez contro United Airlines: il licenziamento legato alle sue idee cattoliche

Visto così – al di là delle idee cattoliche – il licenziamento da parte della United Airlines potrebbe anche sembrare coerente in virtù di alcune probabili linee guida interne per i dipendenti, ma tutto cambia se ci soffermiamo sulla denuncia presentata da Sanchez: l’uomo, infatti, ha spiegato che l’utente anonimo era un sono noto hater che non avrebbe potuto udire la conversazione notturna con il collega perché si tenne nell’area cucina dell’aereo, a bassissima voce e lontana da orecchie indiscrete; oltre a sottolineare di non aver mai espresso idee contro i trans o le persone di colore.

Hostess in volo (Foto: Pixabay)

Secondo la denuncia di Sanchez, quanto accaduto sarebbe una punizione per essersi professato cattolico, con la doppia aggravante di avere 52 anni, età nettamente superiore a quella della maggior parte dei suoi ex colleghi assunti da United Airlines; aggiungendo anche il fatto che i 35 post lesivi alla base del licenziamento erano già stati visionati – senza problemi di sorta – da diversi supervisori che da tempo le seguivano su Twitter e che molti colleghi e colleghe più giovani avevano condiviso post in cui insultavano apertamente i clienti di United Airlines, oppure nei quali si mostravano in atteggiamenti sessualmente espliciti indossando la divisa.

Il sindacato, invece, è stato tirato in ballo da Sanchez perché in occasione del licenziamento si sarebbe rifiutato di prestargli la dovuta assistenza legale nella causa intentata contro United Airlines e questo ci riporta al presente: secondo l’agenzia CNA, infatti, pochi giorni fa il giudice federale californiano ha dato ragione all’ex assistente di volo, rifiutando la richiesta di archiviazione da parte di United Airlines e del sindacato e aprendo le porte all’effettiva causa giudiziaria che potrà aprirsi a breve; salvo – ovviamente – che le parti trovino un accordo extragiudiziale.