Lidia Ravera ha rilasciato un’intervista ai microfoni di “Quotidiano Nazionale”, nella quale ha parlato a ruota libera delle dinamiche legate ai rapporti sessuali in terza età. Secondo la scrittrice torinese, ci sono tanti ottantenni con una vita erotica normale, con o senza marito, che non vanno a raccontarlo in tv, come ha recentemente fatto Iva Zanicchi: “Non dovrebbe essere l’eccezione. Ma, al tempo stesso, non vorrei che ci cadesse addosso anche la responsabilità di ripassare il kamasutra a 90 anni. Rivendico la necessità di costruirsi una vecchiaia su misura. La longevità ci ha regalato tre decenni ma gli stereotipi, soprattutto nei confronti delle donne, li rendono una stanza deserta, un lungo corridoio buio e non arredato. La considerazione politica nasce dal fastidio di sapere che tante signore si vergognano della loro età”.
Secondo l’autrice, lavorare sull’immaginario significa smontare i condizionamenti culturali che inchiodano una donna alla sua età e privano la sessantenne che ancora aspira a quel tipo di appagamento della gioia di essere tirata fuori dal mucchio, di essere riconosciuta come preferita. La società che invecchia “è un problema bello grosso. L’eros cambia, ma la macchina desiderante non si inceppa mai, anche se si diventa più selettive. Gli uomini che amano a prescindere dall’età esistono. Sono pochi, ma intenditori eccellenti”.
LIDIA RAVERA: “SI DIVENTA VECCHI A 78 ANNI”
Nel prosieguo della sua chiacchierata con “QN”, Lidia Ravera ha spiegato che si diventa ufficialmente vecchi a 78 anni e la sua rivoluzione consiste nel considerare la vita un viaggio in cui ogni età è un Paese straniero da attraversare con la curiosità dell’esploratore. Il quarto tempo “mi provoca un interesse appassionato. Ripeto: mi imbarazza l’idiozia del luogo comune, perché aspiro a una società senza età. Ho amici giovani e quando esco con loro non voglio sentirmi come l’imbucata a una festa. E quando frequento gli ultraottantenni non voglio sembrare quella che si affaccia sul baratro”.
La scrittrice ha successivamente sottolineato di avere fatto pace con l’età: “Oggi so che il bello di diventare vecchi è poter smettere di raccontare balle agli altri e a se stessi. È una stagione di grande empatia in cui capisci, tolleri, perdoni. Soffri di una lucidità magnifica e terribile, non hai più bisogno dello sguardo degli altri per capire chi sei”.