Liliana Resinovich, dopo 3 anni sequestrati abiti e 700 coltelli al vedovo Sebastiano Visintin attualmente indagato per l'omicidio della 63enne
700 coltelli, un paio di guanti, delle forbici e gli abiti indossati la mattina della scomparsa della moglie, il 14 dicembre 2021: sono alcuni dei reperti sequestrati pochi giorni fa, oltre 3 anni dopo i fatti, dagli investigatori a casa di Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich recentemente iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio della 63enne. Il tanto tempo trascorso dai fatti non depone a favore dell’inchiesta, dal momento che eventuali tracce potenzialmente dirimenti potrebbero essere state cancellate per sempre.
L’8 aprile scorso, la polizia ha condotto una lunga perquisizione nell’abitazione della coppia a Trieste e avrebbe prelevato diversi indumenti tra cui una felpa gialla verosimilmente compatibile con quella indossata da Visintin quel giorno e immortalata nei video che lo stesso girò con la GoPro nelle stesse ore in cui di Lilly si perdeva ogni traccia.
Liliana Resinovich, cosa cercano gli inquirenti tra i reperti sequestrati a Sebastiano Visintin
Non si esclude che gli inquirenti siano a caccia di elementi come fibre o particolari delle lame che possano portare a una connessione tra Sebastiano Visintin, oggi indagato per omicidio volontario nell’inchiesta sulla morte della moglie Liliana Resinovich, e l’azione sulla scena del crimine e sul cordino che “teneva” ferme, ma in modo lasco, le buste intorno alla testa della donna.
La perquisizione condotta dalla Squadra mobile nella sua abitazione è durata oltre 7 ore e a breve si attende l’interrogatorio del vedovo. “Non ho paura, sono tranquillo. Adesso è il momento del silenzio“, ha dichiarato lui a caldo prima di partire per una vacanza in Austria. “Non c’è niente da festeggiare, umanamente penso non sia facile per Sebastiano. Gli auguro di poter chiarire la sua posizione. Essere indagato non vuol dire essere colpevole e spero che dia spiegazioni che non ha dato finora“: sono le parole, decisamente più pacate rispetto alle dichiarazioni rilasciate in precedenza, della cugina di Liliana Resinovich, Silvia Radin, all’indomani dell’iscrizione di Visintin nel registro notizie di reato con la pesantissima ipotesi di aver ucciso la consorte.