Tra le domande a cui la procura di Trieste prova a trovar risposa nel caso della morte di Liliana Resinovich, ce n’è una che riguarda un uomo che sarebbe avvistato nel bosco pochi giorni prima del ritrovamento del cadavere. Al momento l’unica persona che risulta indagata è Sebastiano Visintin, il marito di Lilly, ma gli inquirenti stanno cercando di risalire all’uomo vestito di scuro, notato da due persone che hanno parlato di una coppola e di una torcia elettrica.
La coppia, non residente a Trieste, lavora nel comprensorio dell’ex ospedale psichiatrico, nel cui bosco fu trovata Liliana Resinovich morta con la testa in due sacchetti di plastica legati con un cordoncino e con il corpo all’interno di due grandi sacchi neri. Avrebbero visto un uomo di corporatura normale, altezza media, mentre si aggirava appunto nelle vicinanze del luogo del ritrovamento.
Come ricostruito da Il Gazzettino, l’avvistamento sarebbe avvenuto alle 7, era buio, ma l’uomo sembrava anziano, con una barba bianca e la torcia che puntava a terra. Per i due testimoni era strano che si trovasse in quel luogo a quell’ora, in pieno inverno, con il bosco immerso nelle tenebre.
LILIANA RESINOVICH, I REBUS DA RISOLVERE
La coppia si presentò dai poliziotti per riferire quanto avevano notato, indicando il particolare del berretto con la visiera, con un frontino pronunciato, poi la donna confermò che potesse trattarsi di una coppola, quando il poliziotto che stava raccogliendo le sue dichiarazioni le mostrò l’immagine di una coppola. La questura di Trieste mantiene il massimo riserbo su questa vicenda e su tutto il caso, ma La Stampa segnala che la testimonianza venne vagliata dagli investigatori all’epoca, concludendo che quell’uomo potesse essere verosimilmente Fulvio Covalero, amico di Liliana Resinovich, che si era recato nella zona e ne aveva pubblicato alcune immagini sui social.
Ma questo è solo uno dei tanti rebus da risolvere in relazione al caso Liliana Resinovich. Come il mistero del filo giallo individuato sul polsino sinistro del maglione che la donna indossava quando è stato ritrovato il corpo. La scoperta è stata fatta dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo nella super perizia che ha concluso che Lilly è stata aggredita e uccisa, non si è suicidata. In occasione della perquisizione eseguita il mese scorso a casa di Sebastiano Visintin è stata sequestrata la felpa gialla che l’uomo indossava il giorno della scomparsa della moglie, quindi gli esperti devono verificare se quel filo giallo appartiene a quella felpa o meno.