Quarto Grado ha cercato di fare luce su alcuni aspetti che ancora non tornano in merito alla vicenda Liliana Resinovich, la povera donna trovata senza vita nei boschetti di Trieste a gennaio del 2022. Si è domandato se la stessa sia stata vista in vita dopo la scomparsa, precisamente nei pressi della soffitta di Claudio Sterpin, quella in cui lui e Lily si sarebbero dati spesso appuntamento.
Della mansarda e di altri immobili in cui Claudio Sterpin e Liliana Resinovich si incontravano, lo stesso ne ha parlato con gli inquirenti solo 16 mesi dopo la morte della donna: perchè non ha menzionato prima degli incontri segreti, e soprattutto di questa soffitta? “Almeno una volta alla settimana ci siamo incontrati qui nell’ultimo anno, se non due”, racconta lui a Quarto Grado.
Lei aveva le chiavi e prima che arrivasse Claudio Sterpin apriva il portone e poi andava su. L’immobile si trova a poche centinaia di metri dove una testimone sostiene di aver visto Liliana Resinovich ben otto giorni dopo la scomparsa, alle ore 9:00 del mattino, che camminava sul marciapiede: “Era alta circa 1,65 m e indossava pantaloni stretti”, e ancora: “Non indossava la mascherina e quindi l’ho vista bene in viso, assomigliava molto alla signora Liliana Resinovich, indossava una giacca di colore ruggine e camminava con passo spedito verso via Stuparic, prosecuzione di via Slapater, proprio vicino alla soffitta”, racconta una donna.
Possibile che la persone avvistata fosse proprio lei? Magari ha trovato riparo dopo il 14 dicembre nella soffitta di Claudio? “Lo escludo nella maniera più assoluta – dice Claudio – lei è morta il 14 dicembre quindi non poteva essere qui il 20, lei mi avrebbe chiamata e si sarebbe fatta in 4 per farlo”.
Per Claudio, quindi, Liliana Resinovich è morta subito, il 14 dicembre, il giorno della scomparsa, di conseguenza chi ha visto questa testimone? “Una sosia” dice Claudio Sterpin, convinto che sia una donna messa in giro da qualcuno per depistare le indagini. Ma c’è un altro avvistamento, quello del 16 dicembre su un autobus di via Mazzini a meno di un km dalla zona della soffitta: chi sono queste donne, tutte sosia messe di proposito?
LILIANA RESINOVICH, L’INCIDENTE “SOSPETTO” DI SEBASTIANO: COSA NON QUADRA?
C’è poi un altro giallo su cui Quarto Grado ha cercato di vederci più chiaro, quello dello “strano incidente” accorso al figlio di Sebastiano Visintin, il marito di Liliana Resinovich. Il 30 dicembre del 2021 il ragazzo subì un incidente stradale, un episodio che da sempre alimenta i sospetti dei famigliari e degli amici della donna. E’ stata tutta una messa in scena, come crede ad esempio l’amica di Lily, Gabriella? Sebastiano racconta che alle 21:20 del 30 dicembre il figlio, di ritorno da Gorizia, lo aveva chiamato dopo essere rimasto impantanato con la macchina a circa 13-14 km da Gorizia, la strada del Vallone, vicino al lago.
Cosa è successo? “La macchina era rivolta con il muso verso la scarpata”, racconta Sebastiano portando la troupe di Quarto Grado sul luogo: “Io penso che lui fosse in macchina, non si è accorto di qualcosa, è andato avanti ed è finito lì, per fortuna è riuscito a fermarsi”. Le ruote anteriori erano bloccate da uno scalino presente sulla strada, un gradino di circa 10 centimetri: “Non è profondo – dice Sebastiano – ma non hai la possibilità di prendere la spinta per uscire e darti lo slancio”.
LILIANA RESINOVICH, SEBASTIANO: “VI SPIEGO COSA E’ SUCCESSO”
Sebastiano fu quindi costretto ad intervenire per agganciare la macchina con dei cavi per la bicicletta, riuscendo poi a tirare fuori la macchina. Ma per i famigliari e gli amici di Liliana Resinovich ci sarebbe una stranezza, una richiesta di aiuto di Visintin a Gabriella, Salvo e all’amico Arturo che abitano a diversi km di distanza dal luogo dell’incidente: sospettano che Sebastiano, in quei giorni controllato, abbia trovato una scusa per allontanarsi da Trieste per un motivo poco chiaro. Tra l’altro nella zona dell’incidente c’è anche un amico apicoltore di Sebastiano: perchè non ha chiesto aiuto a lui? L’ennesimo mistero di questo giallo che dura ormai da più di tre anni.
“La storia dell’alibi lo dice Gabriella – commenta Sebastiano in studio a Quarto Grado – io ho giustificato quegli spostamenti. Perchè ho chiamato loro e non l’amico apicoltore? C’era buio assoluto, un freddo da morire, ad un certo punto ho detto all’amico Arturo che mio figlio aveva bisogno di aiuto, urlava come un pazzo e non avevo capito cosa fosse successo. Quando abbiamo risolto le cose e sono tornato a Trieste ho chiamato di nuovo Arturo dicendogli che non era successo nulla di grave. Gabriella l’ho chiamata perchè non avevo le corde per trainare. Io non ho chiesto aiuto ad Arturo ho solo avvertito”. Chissà.