Un groviglio di cordini – simile a quello ritrovato attorno al collo di Liliana Resinovich – è diventato il fulcro delle nuove rivelazioni nel caso dell’omicidio della donna, al centro della puntata del 30 aprile 2025 di Chi l’ha visto?; a suscitare sospetti è il ritrovamento nel cassetto della cucina di Sebastiano Visintin – unico indagato per la morte della moglie – di tre matasse identiche ai lacci utilizzati sul corpo di Liliana Resinovich, dal quale erano emersi due profili DNA, ovvero, quello di Liliana, e di un uomo non identificato.
La giornalista Chiara Ingrosso – intervenuta nel programma – ha ricostruito con precisione i momenti in cui Visintin le avrebbe mostrato quei cordini: “Mi chiese come fosse fatto quello sul collo di Liliana; quando gli risposi, aprì il cassetto e disse: ‘Sono come questi’” una versione in netto contrasto con le dichiarazioni dell’uomo, che agli inquirenti aveva giurato di essersi accorto della loro presenza solo il 16 marzo 2022, due mesi dopo il ritrovamento del cadavere di Liliana Resinovich.
Le parole di Ingrosso, che collaborava con il programma Far West di Salvo Sottile, configurano un quadro piuttosto ambiguo e inquietante: “Sebastiano sembrava volermi coinvolgere in una menzogna, mi supplicò di dire alla polizia che avevo aperto il cassetto cercando una penna“. La giornalista, però, ha rifiutato di alterare la verità, decidendo invece di denunciare il tentativo di manipolazione.
Quel gesto – unito alla scomparsa di Sebastiano Visintin per cinque giorni dopo la scoperta dei cordini – accresce i giù numerosi dubbi sulla sua credibilità: perché sparire se non aveva nulla da nascondere? Nel frattempo, i magistrati sono al lavoro per chiarire se questi siano riconducibili all’omicidio.
Sebastiano Visintin e la battaglia delle prove sull’omicidio di Liliana Resinovich
Sebastiano Visintin – da mesi al centro di una battaglia legale – insiste sulla propria innocenza: “Quei cordini non li avevo mai visti prima” ha ripetuto durante gli interrogatori, attribuendo il ritrovamento al caso.
Le sue parole, però, si scontrano con la testimonianza di Chiara Ingrosso e con le analisi forensi: il DNA maschile sul cordino del collo di Liliana Resinovich rimane un enigma mentre le matasse nel cassetto, mai analizzate prima del marzo 2022, potrebbero ora rivelare indizi decisivi: se il profilo genetico dovesse coincidere con quello già rilevato saremmo di fronte una prova schiacciante, in quanto, ogni dettaglio può rivelarsi determinante un’inchiesta basata su circostanze indiziarie.
La difesa di Sebastiano Visintin, intanto, prepara una controffensiva: avvocati e consulenti tecnici stanno riesaminando i dati sugli spostamenti dell’uomo – e sui dispositivi elettronici – per smontare l’accusa di omicidio di Liliana Resinovich. I legali si apprestano a verificare ogni singolo minuto di quelle giornate con l’obiettivo di dimostrare chiaramente a tutti che Sebastiano non avrebbe avuto né motivi, né opportunità per uccidere la moglie Liliana Resinovich, nel frattempo, i magistrati proseguono nelle indagini, e di sicuro, non è possibile escludere l’emergere di nuovi sviluppi.