A quasi quattro anni dalla morte di Liliana Resinovich – il cui corpo è stato ritrovato il 5 gennaio 2022 nel parco dell’ex Ospedale Psichiatrico di Trieste – il marito Sebastiano Visintin, accusato dalla Procura di omicidio volontario, prepara una controffensiva legale incentrata su nuove verifiche tecnico-scientifiche; gli avvocati difensori, Alice e Paolo Bevilacqua, hanno infatti annunciato l’intenzione di depositare entro la prossima settimana una serie di richieste per ottenere perizie medico-legali aggiornate e test genetici ritenuti determinanti per smontare le accuse, ritenendo questi accertamenti imprescindibili per chiarire ciò che è successo.
La difesa ha infatti espresso forti perplessità nei confronti del capo d’imputazione, definendolo dettagliato e sorprendente, e ha sostenuto che la formulazione fosse priva di fondamento, in assenza di riscontri oggettivi sul presunto coinvolgimento diretto di Visintin nell’aggressione e nella morte di Liliana Resinovich, che secondo la Procura, sarebbe avvenuta il 14 dicembre 2021, cioè tre settimane prima del ritrovamento del cadavere.
Centrale nella strategia difensiva è la richiesta di riesaminare i risultati dell’autopsia originaria, ritenuti lacunosi, oltre che di verificare la correttezza della custodia dei reperti biologici: i legali hanno fatto sapere che, in mancanza di una conferma scientifica inequivocabile, qualsiasi ipotesi investigativa risulterebbe priva di basi solide, un concetto questo, ribadito con forza dagli stessi avvocati, i quali hanno insistito sul fatto che solo un’analisi oggettiva e non contaminata possa sostenere o smentire l’ipotesi accusatoria.
La Procura, nel frattempo, ha chiesto di procedere con un incidente probatorio per ascoltare Claudio Sterpin, amico di Liliana Resinovich e figura discussa nelle ricostruzioni mediatiche ma i difensori di Visintin si sono opposti, sostenendo che si trattasse di un testimone non fondamentale, la cui affidabilità sarebbe anche compromessa da condizioni di salute non adeguate; gli avvocati hanno inoltre ribadito che, a loro avviso, la priorità assoluta fosse quella di chiarire i fatti attraverso dati oggettivi, escludendo suggestioni e speculazioni e hanno confermato la volontà di concentrarsi su quelle incongruenze tecniche emerse sin dalle fasi iniziali delle indagini.
Liliana Resinovich, autopsia e testimonianze al centro del dibattito processuale
Mentre la Procura insiste su un’ipotesi di premeditazione, attribuendo a Visintin una precisa volontà omicida, la difesa contesta l’intero impianto accusatorio spingendo su un punto ritenuto fondamentale: l’impossibilità di ricostruire con certezza tempi, modalità e dinamiche del decesso, avvenuto in un lasso temporale troppo ampio e in un contesto ambientale che avrebbe potuto alternarne le condizioni, in quanto, il corpo di Liliana Resinovich, ritrovato in un parco vicino via Weiss, era stato esposto agli agenti atmosferici per settimane, una situazione che – secondo gli avvocati Bevilacqua – rendeva inattendibili molti degli elementi acquisiti in fase di autopsia.
Da qui la richiesta di eseguire nuovi esami secondo protocolli più rigorosi e aggiornati e inoltre, l’assenza di testimoni oculari, unita alla mancanza di prove dirette che colleghino Visintin alla scena dell’omicidio di Liliana Resinovich, ha spinto la difesa a chiedere che venissero esclusi dal processo gli elementi ritenuti emotivi o indiretti, ponendo invece l’attenzione sull’analisi forense e su possibili comparazioni del DNA che, a loro giudizio, potrebbero chiarire la presenza o meno di tracce compatibili.
Visintin, che ha sempre proclamato la propria innocenza, intende dimostrare come l’intero impianto accusatorio poggi su basi fragili e, secondo quanto riferito dai legali, anche i reperti biologici raccolti potrebbero essere stati contaminati durante le operazioni di recupero o nei passaggi successivi, motivo per cui ritengono necessaria una verifica indipendente sull’integrità delle prove custodite; gli avvocati hanno affermato che debba essere la scienza a guidare il processo, non ipotesi costruite su frammenti ambigui o narrazioni emotive, una linea argomentativa, questa, che ha come obiettivo quello di riportare il procedimento sul piano dei dati certi e verificati.