La trasmissione di Italia 1 Le Iene è tornata ancora una volta – dopo la rivelazione sull’ignoto a bordo dello scooter individuato dalle telecamere stradali – ad occuparsi della misteriosa morte di Liliana Resinovich per concentrarsi in questo caso sull’alibi (secondo la procura “di ferro”, tanto che non risulta iscritto nel registro degli indagati) del marito della vittima, Sebastiano Visintin: prima di arrivarci è importante sottolineare che per ora la morte di Liliana Resinovich verte attorno all’ipotesi che si sia suicidata e dopo una richiesta di archiviazione da parte della procura respinta dal gip sono attualmente in corso altre indagini che potrebbero stravolgere completamente il quadro ipotizzato inizialmente.
Tra i familiari di Liliana Resinovich nessuno – ovviamente – crede all’ipotesi suicidiaria e sul caso di è aperto un mini scontro tra la famiglia della vittima, il presunto amante della vittima e il marito che vede tutti schierati contro quest’ultimo ipotizzando – seppur lui lo neghi fermamente ed ininterrottamente da ormai tre anni -: a suo sostegno ci sarebbe l’alibi che citavamo prima che lo vede impegnato nella mattina della sparizione della moglie a fare delle consegne nel centro di Trieste – confermato dalle telecamere stradali che hanno impresso il suo furgoncino -, poi nel suo laboratorio per la lavorazione dei coltelli – confermato dall’analisi delle celle telefoniche – ed infine in un giro in bici che ha personalmente filmato con la sua GoPro.
Il marito di Liliana Resinovich in difficoltà per l’alibi: “Devo risponderne solamente alla Procura”
Partendo dal principio, il marito di Liliana Resinovich ci tiene a precisare che per ora a lui interesse soprattutto scoprire la natura “dei segni” sul corpo della moglie che avvalorerebbero la tesi che “si è incontrata con qualcuno con cui ha avuto una litigata“; mentre incalzato sugli ultimi ricordi che ha della moglie spiega che Liliana da tempo “si sentiva sola” parlando di “alti e bassi” nel suo umore del quale “soffriva”, negando fermamente che lei nutrisse qualche riserva sulla loro relazione ed – entrato brevemente nel tema dei messaggi scambiati con Sterpin – anche l’ipotetico amore extraconiugale che “per me è una forma di gioco“.
Entrati poi nel tema dell’alibi che il marito di Liliana Resinovich ha per il giorno della scomparsa della moglie ci tiene a precisare che ad oggi – dopo tre anni di distanza – “non potrei mettere la mano sul fuoco” sui suoi spostamenti, spiegando che la ragazza della pescheria che nega di averlo visto quella mattina “probabilmente non si ricorda bene“; mentre sulla parentesi trascorsa nel laboratorio, Sebastiano Visintin ripete ancora una volta che il buco orario nella cronologia degli spostamenti del suo cellulare sarebbe legata al fatto che “ho tolto i dati” come fa “tante volte”, pur non ricordando se l’abbia spento.
Da questo momento – incalzato ancora sulla cronologia dei telefoni – il marito di Liliana Resinovich chiude la conversazione preferendo tornare verso la sua abitazione e inizia a non rispondere più chiaramente alle domande spiegando che “tante volte certe cose non le ricordo, ho dei vuoi e dei bui” che non gli permetterebbero di fare mente locale su quelle giornate di dicembre; evitando (infine) di rispondere quando incalzato sui video della GoPro che sembrano mostrare alcuni importanti tagli che non rendono chiaro il percorso fatto quel giorno, chiudendo l’intervista con la precisazione che “io devo rispondere solo alla procura“.