Liliana Resinovich, vari reperti da riesaminare secondo quando deciso dalla Procura di Trieste. C'è anche il famoso cordino trovato intorno al collo
Il caso di Liliana Resinovich continua a tenere impegnati gli inquirenti della Procura di Trieste, che pochi giorni fa ha disposto un supplemento di indagine volto a integrare il lavoro svolto all’esito della seconda autopsia dal pool di esperti guidati dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo.
L’inchiesta procede per omicidio con un solo indagato, il marito della vittima Sebastiano Visintin, e ora si andranno a rianalizzare vari reperti tra cui il cordino che chiudeva i sacchetti intorno al collo della donna. Sarà riesaminato per verificare la compatibilità con quello rinvenuto a casa della coppia, fatto ritrovare proprio dal vedovo dopo i primi sopralluoghi della polizia nell’appartamento.
Liliana Resinovich, gli interrogativi del fratello e della cugina sulla bara non zincata
I parenti di Liliana Resinovich, in particolare suo fratello Sergio e la cugina Silvia Radin, continuano a interrogarsi sul perché sia stata usata una bara non zincata, cosa che ha compromesso la conservazione del corpo della 63enne.
Il vedovo Sebastiano Visintin avrebbe voluto procedere alla cremazione, proposito che ha ribadito anche di recente sostenendo fosse una volontà della moglie. A Chi l’ha visto? oggi si torna a parlare della vicenda e di tutti i colpi di scena intervenuti di recente nell’ambito della nuova indagine. Liliana Resinovich, secondo i medici legali che hanno operato al secondo esame autoptico, è morta per azione violenta di terzi quindi vittima di omicidio. L’inchiesta, in questo caso, ha spazzato via lo scenario di un suicidio sostenuto dai consulenti incaricati dei primi accertamenti dalla Procura.