Il caso Liliana Resinovich torna a Porta a Porta: il commento di Claudio Sterpin e Silvia Radin al giallo della vertebra fratturata
Porta a Porta si è tornata a occupare del lunghissimo caso di Liliana Resinovich, per discutere del nuovo giallo relativo alla frattura della vertebra T2, recentemente emerso dopo le dichiarazioni del medico anatomopatologo che preparò il corpo in vista della primissima autopsia svolta nel gennaio del 2022, quando il corpo venne trovato nell’ormai famoso boschetto: per discutere di questo singolare giallo sulla vertebra, nello studio di Rai 1 sono state ospitate sia Silvia Radin – la cugina di Liliana Resinovich – che il presunto amante della vittima, Claudio Sterpin.
Partendo proprio dal giallo della vertebra di Liliana Resinovich, vale la pena ricordare che il dottor Giacomo Molinari recentemente ha raccontato che all’origine della frattura della T2 ci sarebbe stato un movimento scorretto che lui stesso avrebbe effettuato preparando il corpo della vittima per l’autopsia: una tesi fortemente contestata dai familiari della donna triestina – tanto che il fratello Sergio ha sporto denuncia nei confronti del medico – e che non troverebbe alcun riscontro nelle analisi ufficiali, dato che la TAC effettuata qualche giorno prima dell’autopsia mostrerebbe chiaramente l’esistenza – già in quel momento – della frattura.
L’amante di Liliana Resinovich: “Le dichiarazioni sulla vertebra servono solo a sostenere la tesi del suicidio”
Presente nello studio di Porta a Porta – dicevamo già prima – la cugina di Liliana Resinovich ha proprio ricordato che “la TAC è stata fatta l’8 gennaio e [Giacomo Molinari] l’ha preparata l’11”, precisando che “nei dischetti si vede benissimo la frattura” e contestando il fatto che, se il suo racconto “fosse stato vero, l’avrebbe dovuto dire agli inquirenti e non ai giornalisti. Io – spiega – sono convinta che sia stata brutalmente picchiata e soffocata”, fermo restando che esistono “le relazioni di quattro medici tutti d’accordo che quella frattura sia stata fatta premorte”.
Dal canto suo, invece, l’amante di Liliana Resinovich si è limitato a definire “impensabile che uno vada a fare una dichiarazione del genere tre anni e mezzo dopo” la morte della vittima, suggerendo che, a suo avviso, sarebbe stato “invitato o consigliato da qualcuno” al solo fine di “intorpidire le acque” delle indagini “con una barzelletta inventata” per cercare di dar nuovo vigore alla tesi – ormai smentita – che “Liliana si sia suicidata”.