Da oggi 16 giugno l’Italia non è più solo spettatrice ma parte attiva dell’Alleanza Nucleare Europea, un gruppo che da tempo spinge perché l’energia atomica venga riconosciuta non più come un tabù, ma come una leva concreta per la transizione energetica e dopo due anni passati come osservatori, Roma si unisce ai Paesi già membri di questa piattaforma lanciata nel 2023 dalla Francia, e oggi più che mai il fronte pro-nucleare si rafforza. Diventano così 13 i Paesi membri, su 27 totali dell’Unione, che condividono una stessa visione: il nucleare può essere sicuro, decarbonizzato e programmabile.
A Bruxelles la notizia è stata accolta con interesse, ma anche con attenzione perché il fatto che uno dei Paesi fondatori dell’Ue, con una lunga tradizione industriale e una posizione energetica storicamente cauta, decida di unirsi formalmente a questa alleanza, determina un cambiamento importante: la scelta, spiega il ministro della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, è coerente con la linea del governo sulla neutralità tecnologica, un approccio che non punta tutto su una singola fonte, ma cerca di diversificare, valutando con pragmatismo rischi, benefici e costi dell’energia a disposizione.
Il ministro ha anche affermato la volontà italiana di partecipare attivamente, non più da semplice osservatore, in quanto – come da lui affermato – il nucleare, se ben gestito, può contribuire alla resistenza e alla sicurezza del sistema, ma ad ogni modo, la decisione non arriva dal nulla, ma si inserisce in una strategia più ampia, perché da tempo il governo Meloni ha avviato un percorso che guarda al ritorno dell’energia atomica nel territorio nazionale, anche attraverso la presentazione di un disegno di legge dedicato e l’inserimento nel Piano nazionale energia e clima.
E la partecipazione all’Alleanza significa anche accesso a finanziamenti Ue, collaborazione su innovazione e ricerca, condivisione di standard di sicurezza e – soprattutto – peso politico, perché se fino a ieri i Paesi pro-nucleare potevano sembrare una minoranza, oggi sono una forza capace di orientare le scelte di Bruxelles.
L’Alleanza nucleare si allarga: l’Italia si unisce ai Paesi Ue che vogliono rilanciare l’atomo
Con l’ingresso dell’Italia, l’Alleanza Nucleare si rafforza e si fa più credibile: parliamo di un gruppo che punta a rilanciare gli investimenti sull’atomo, non solo sulle grandi centrali ma anche sui reattori modulari di nuova generazione – i cosiddetti SMR – che promettono maggiore sicurezza, costi inferiori, tempi di realizzazione ridotti e una flessibilità maggiore rispetto alle strutture tradizionali, una tecnologia che – tra l’altro – attira sempre più l’interesse di grandi aziende – da Microsoft a Google – pronte a investire su soluzioni stabili ed efficienti per alimentare data center e impianti ad alta intensità energetica.
Il professor Marco Ricotti, intervistato da Sussidiario TV, ha parlato di una svolta strategica per l’Italia, ribadendo come la partecipazione all’Alleanza apra finalmente la strada alla collaborazione in progetti europei di ricerca e sviluppo e, secondo Ricotti, uno dei massimi esperti italiani di ingegneria nucleare, si stanno sfatando molti falsi miti e la percezione del nucleare tra gli under 35 è cambiata. Cresce il consenso, cresce la consapevolezza che questa tecnologia possa essere parte della soluzione, non il problema, a patto – chiarisce – di investire anche nella formazione di nuove competenze, perché la filiera industriale esiste già, ma ora servono tecnici, ingegneri, operatori pronti a farla funzionare
Oggi, il nucleare copre circa il 24 per cento dell’elettricità europea: l’obiettivo, secondo il nuovo Programma illustrativo della Commissione Ue, è portare la capacità installata da 98 a 109 GW entro il 2050, con 241 miliardi di euro di investimenti, 205 per costruire nuove centrali, 36 per estendere la vita di quelle esistenti.
Numeri ambiziosi, ma ormai condivisi da una maggioranza silenziosa che inizia a farsi sentire e persino la Germania, che solo due anni fa spegneva gli ultimi reattori, ha partecipato come osservatore all’ultima riunione dell’Alleanza; anche da parte della Commissione europea arriva un segnale chiaro, secondo il quale per realizzare una transizione credibile, servono tutte le tecnologie a basse emissioni, senza pregiudizi.