IL PIANO DI PACE PER LA STRISCIA DI GAZA DIVIDE TRUMP E HAMAS: DOVE NASCE L’ULTIMO SCONTRO
Dopo aver confermato ancora una volta che nel destino della Striscia di Gaza non ci sarebbe posto per i palestinesi, il piano di Donald Trump rischia di incrinarsi seriamente con lo scontro a distanza con Hamas che potrebbe mettere a rischio anche la stessa tregua iniziata il 19 gennaio scorso. Per capire cosa è successo in un’escalation continua di dichiarazioni e minacce occorre tornare indietro all’intervista rilasciata alla Fox News dal Presidente Donald Trump, subito dopo aver assistito al Superbowl ieri sera. Per il leader della Casa Bianca, il piano di pace per il futuro della Striscia di Gaza non prevede alcuna permanenza dei palestinesi nel territorio al centro di guerre e battaglie da oltre 30 anni: dopo aver sottolineato l’intento di voler creare nella Striscia una sorta di “Riviera” nel Medio Oriente, Trump sottolinea come i palestinesi meriteranno alloggi migliori, «sto parlando di costruire un posto permanente per loro».
Il problema è che Hamas non ci sta e immediatamente fa sapere tramite il nuovo capo politico a Gaza, Khalil al-Hayya, che i piani degli Stati Uniti vengono fortemente condannati dall’intero gruppo terrorista: secondo il leader locale nella Striscia, tale piano sarà «abbattuto» come già avvenuto con tutti i progetti precedenti che tendevano ad escludere la permanenza dei civili palestinesi all’interno del territorio di Gaza. Non solo, per la sigla che comanda (tramite regime islamista sciita) dal 2007 nella Striscia, il piano di Trump è una continua benzina sul fuoco in un Medio Oriente già di suo a rischio implosione. Secondo l’ufficio politico di Hamas, il territorio della Striscia non è una proprietà da vendere o comprare e per questo viene respinto il piano sostanziale della Casa Bianca. Al di là però della presenza o meno dei palestinesi, quello che in realtà Hamas rifiuta in maniera categorica è che siano gli Stati Uniti a mantenere il controllo di Gaza, a forma di difesa dell’alleato Israele: Trump promette che si prenderà cura della popolazione garantendo un futuro di sicuro sviluppo, ma da Gaza il rifiuto è completo. Oltre ovviamente al plauso pubblico di Netanyahu (che parla di un piano «visionario e rivoluzionario»), a livello internazionale la Russia al momento non respinge del tutto il piano americano per Gaza, spiegando di voler valutare nello specifico quando usciranno tutti i dettagli da Washington su come dovrà essere impostata la terza fase dell’accordo su Gaza.
A RISCHIO LA TREGUA DI GAZA? HAMAS HA RINVIATO IL RILASCIO DEGLI OSTAGGI E…
Il vero problema è che nel frattempo sono le prime due fasi del piano di pace a Gaza che vengono messe a serio rischio da quanto emerso nel prosieguo della giornata, dopo lo scontro a distanza fra Trump e Hamas: il gruppo terroristico ancora presente nella Striscia ha infatti annunciato di aver bloccato e inviato il prossimo rilascio degli ostaggi israeliani. Secondo il portavoce di Hamas, Abu Obeida, nelle ultime settimane Israele avrebbe violato diverse volte i termini dell’accordo: tra bombardamenti in altre aree della Striscia, ritardi negli sfollati di ritorno a Gaza e consegna di aiuti, lo Stato ebraico si rende responsabile della sospensione dell’accordo con il rilascio degli ostaggi previsto per sabato, «posticipato fino a nuovo avviso», e almeno finché Tel Aviv «non si impegnerà e non risarcirà retroattivamente le violazioni».
Immediata e netta la reazione di Israele dopo il rinvio forzato oggi da Hamas: denuncia il Governo Netanyahu che la mossa palestinese è in «totale violazione della tregua». La tensione resta alle stelle, anche ben oltre lo scontro a distanza tra la Casa Bianca e la sigla palestinese sul futuro della Striscia: in queste ore sono al lavoro i vari sherpa di Egitto, Qatar, Usa e Israele per provare a mantenere un accordo considerato comunque vitale, almeno in queste prime due fasi di liberazione dei vari ostaggi ancora in mano ad Hamas. Il Ministro della Difesa Israel Katz in serata ha avvisato i militari israeliani presenti dentro la Striscia di alzare il livello di allerta al massimo, non escludendo alcun tipo di scenario. Inutile dire come il Medio Oriente e la comunità internazionali guardino ancora con forte timore a quanto succederà nelle prossime ore, cercando di scongiurare un ritorno alla guerra neanche un mese dopo la tregua.