Lorenzo Guarnieri e Lorenzo Lunghi non erano solo amici del cuore. I due erano cresciuti insieme condividendo le medesime passioni e, probabilmente, i medesimi sogni. Eppure, forse, non sapevano di avere in comune anche lo stesso tragico destino, quello che li ha visti morire entrambi in un incidente stradale a distanza di 9 anni l’uno dall’altro. Guarnieri aveva 17 anni quando, nel 2010, fu travolto e ucciso da un uomo a bordo di uno scooter, dopo aver assunto alcol e droga. L’amico è morto alcuni giorni fa, travolto da un tir mentre si trovava sulla Livorno-Genova, nella corsia di emergenza, impegnato a cambiare uno pneumatico. A nove anni di distanza e dopo che il destino ha confermato quanto possa essere strano, il padre di Lorenzo Guarnieri, Stefano, ha voluto ricordare i due amici in uno scatto in cui erano stati immortalati felici e sorridenti, stretti in un abbraccio. “Venir uccisi mentre si lavora, mentre si torna a casa, mentre si va a giocare, mentre ci si allena, mentre si fanno progetti, mentre si prova amore. C’è un solo luogo in cui questo accade: la strada. E un solo artefice: l’uomo. E non servono fucili, pistole, coltelli, mazze. Bastano un camion, un’auto, una moto”, ha scritto l’uomo tramite la pagina Facebook dell’Associazione Lorenzo Guarnieri.
LORENZO E LORENZO, MIGLIORI AMICI MORTI A DISTANZA DI 9 ANNI
In realtà, il padre del 17enne ucciso da uno scooterista 10 anni fa non fa alcun accenno al destino o al fato ma parla esplicitamente di colpe umane. La morte di Lorenzo avvenuta nel 2010 portò alla nascita dell’associazione che ha dato un importante contributo all’approvazione in Parlamento dell’attuale legge sull’omicidio stradale. Da quel giorno di nove anni fa, le famiglie dei due amici erano rimaste sempre in contatto ed ora proprio Stefano sta aiutando i genitori di Lunghi ad affrontare lo stesso dolore provato nove anni prima e che per un genitore è e resterà sempre inconcepibile. L’uomo, al Corriere della Sera ha commentato: “A quel padre non ho detto le solite parole consolatorie , non gli ho detto neppure che adesso suo figlio è un angelo che ha raggiunto in cielo il suo amico, mio figlio. Sono uscito di casa e insieme a mia moglie ho raggiunto quei genitori amici miei e ho cercato di aiutarli nei fatti concreti, affrontando la disperazione”. Per lui non è stato facile contenere il suo dolore, ancora vivo nonostante gli anni ma, ha aggiunto, “ho lasciato che quel padre e quella madre elaborassero il loro. Così devastante, così indescrivibile”.