Lucia Borsellino, figlia di Paolo, continua a sperare come i suoi fratelli Manfredi e Fiammetta che prima o poi venga fatta piena luce sui fatti di via D’Amelio che portarono alla morte del padre in un attentato ordito dalla mafia. Pochi giorni fa, alla vigilia dell’anniversario della strage, Lucia Borsellino ha a tal proposito deciso di rompere il silenzio per ringraziare pubblicamente le Procure di Caltanissetta e di Messina “per il lavoro complesso e difficile” che i magistrati dei due uffici stanno portando avanti. Intervistata in esclusiva dall’AdnKronos, Lucia ha dichiarato:”Da parte nostra c’è piena fiducia nel lavoro che sta compiendo la Procura di Caltanissetta, e anche nel lavoro che sta facendo da alcuni mesi la Procura di Messina“. Nel ricordare che il marito, Fabio Trizzino, e la sorella minore, Fiammetta Borsellino, “sono sempre presenti alle udienze” del processo sul depistaggio che si celebra davanti al Tribunale di Caltanissetta, Lucia ha voluto rimarcare:”Io lavoro fuori dalla Sicilia e non posso essere presente, la presenza della mia famiglia ha un significato per il fatto stesso che c’è. E non certo perché non abbiamo fiducia, anzi tutt’altro. Ci tengo molto a sottolinearlo, perché i magistrati stanno facendo un lavoro molto, molto complesso, reso ancora più difficile sia dal tempo trascorso ma soprattutto dalle evidenze emerse su uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana. Perché non è sicuramente facile ricostruire i pezzi della storia dopo tutto quello che è accaduto“.
LUCIA BORSELLINO, “MIO PADRE MORÌ COL SORRISO”
Sulla storia personale di Lucia Borsellino è noto un aneddoto che dà la perfetta descrizione dell’educazione impartita da Paolo Borsellino e dalla moglie Agnese ai propri figli. Un’educazione intesa non soltanto come buone maniere e gentilezza, ma anche come capacità di rispondere “presente” quando il senso del dovere lo impone. Pure nelle situazioni umanamente più complesse: un po’ come Paolo Borsellino, che andò incontro alla morte pur di restare fedele alla sua onestà. Così Lucia, come racconta il fratello Manfredi, decise di compiere nell’immediato della tragedia dei gesti fortissimi:”Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre“.